Refuge

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Remus è seduto accanto al letto d'ospedale. Ha la testa appoggiata sul ventre del ragazzo moro e segue il contorno dei tatuaggi sulla sua mano con il pollice. 

Sorride, si ricorda ancora la prima volta che venne a scuola con quei cosi, la mano si era infettata talmente tanto che Remus dovette medicargliela per un settimana, e Sirius continuava a lamentarsi ogni volta che ci metteva un pochino di disinfettante, che bambino.

Sposta la mano sul suo orecchio, quello intero e conta mentalmente gli orecchini. Otto in tutto. C'era per ognuno di loro. C'era per ogni ferita, ogni livido, ogni risata ed ogni pianto. E continuerà ad esserci. Silente ha detto che molto probabilmente si sveglierà, che l'incantesimo scagliato da Jona non era abbastanza potente, che il suo intervento ha fatto si che non avesse il tempo di concentrarsi.

Stronzate, sono solo stronzate per farlo sentire meno in colpa. Lui non era li, è colpa sua, per colpa sua Sirius si trova disteso ancora una volta su un letto d'ospedale a lottare per la sua vita.

Lascia le mani del ragazzo e comincia a graffiarsi l'interno del braccio. Le sue braccia sono distrutte, rosse, ricoperte da lunghi graffi perpendicolari, alcuni sanguinano ancora. Non riesce a smettere di farsi del male. Pensa di meritarselo. Anche se sa che non sarà mai paragonabile a quello che prova felpato adesso. Si sente inutile.

Un sospiro stanco lascia le labbra del ragazzo biondo che si lascia cadere di nuovo sul letto. è stanco di tutto, vuole solo riabbracciare Sirius.

Le sue unghie continuano a muoversi su e giù sulle sue braccia, ritmicamente, veloemente, movimenti carichi di odio e rimpianto. Rimpianto di non aver confessato i suoi sentimenti al ragazzo, rimpianto di non aver passato le mani tra i suoi capelli soffici, di non aver baciato e assaggiato ogni singolo centimetro del suo corpo, di non aver toccato le sue palpebre mentre dormiva e di non aver baciato le sue labbra gonfie la mattina appena svegli, dopo aver passato la notte abbracciati sotto le coperte calde.

Qualcosa sfiora i suoi capelli, è stato un tocco leggero, come l'ala di una farfalla sulla pelle, qualcosa di appena percettibile. Remus alza la testa di scatto. Il ragazzo di fronte a lui apre gli occhi delicatamente, prendendosi tutto il tempo del mondo. Le sue labbra si piegano in un sorriso pigro, e labbra si socchiudono mostrando una fila di denti chiari. Remus spalanca la bocca, non dice niente, se ne stà lì immobile, con la bocca e gli occhi spalancati. Lacrime chiare gli annebbiano la vista, rendendo quell'attimo sfocato.

-Ciao Rem-

Remus allunga le mani verso il volto stanco del moro, gli accarezza i tratti spigolosi col dorso della mano; si avvicina lentamente alle sue labbra e lo bacia con foga, come se le sue labbra fosserol'unico rifugio nel mezzo di una tempesta.



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