Daniel
Il suono incessante e fastidioso di un campanello mi arriva ovattato alle orecchie.
Non so né se sto sognando o se è la realtà. In entrambi i casi prima o poi finiranno di tenere premuto il dito su quel diavolo di bottone.
Ecco che il mio desiderio di stare per i fatti i miei non viene mai esaudito, perché trascorsi minuti che a me sembrano interminabili, lo stronzo dietro la porta del mio appartamento continua a suonare.
Apro gli occhi molto lentamente, le palpebre sembrano incollate. Inizio a mettere a fuoco, e l'immagine che mi si staglia davanti è disgustosa. Letteralmente disgustosa.
L'appartamento che lei aveva scelto con tanta cura per quando ci saremmo sposati, sembra un porcile.
La cucina è imbrattata dalla miriade di bottiglie di birra e liquori che la ricoprono quasi completamente. L'ennesima festa fra alcool e donne. L'ennesimo modo di affogare il dolore per non cedergli.
La testa mi scoppia, e sto continuo trillo sta mandando in frantumi quello che resta di me.
Con la stessa lentezza di un vegetale cerco di mettermi in piedi, ma il tentativo fallisce quando vedo che ogni cosa inizia a girarmi intorno. Cerco di aggrapparmi al muro e magari con un miracolo riesco ad aprire la porta.
<<Arrivo!>> Urlo dopo l'ennesimo suono.
Continuo a tenermi aggrappato al muro, mentre strascino i piedi fino all'entrata. Questa casa doveva essere la nostra casa, ma il destino mi ha giocato un brutto scherzo portandomela via. E adesso, questo è l'unico posto dove posso affogare lo strazio che mi lacera l'anima.
<<Tom, che palle!>> Sentenzio, quando vedo la sua figura oltre la porta che mi scruta con l'ennesima aria di rimprovero.
Non posso biasimarlo. D'altronde, non fa altro che trovarmi sbronzo da mesi ormai. Anzi, quello che non capisco e perché si ostini a venire e cercare di rimettermi sulla retta via, credo che ci sia poco da fare per me.
<<Daniel, devi smetterla.>> Mi ammonisce oltrepassandomi.
Sbuffo impazientito e cerco di non cadere seguendolo.
<<Che schifo! Questo posto puzza come una casa d'appuntamenti! E da quanto è che non pulisci?>> Domanda disgustato, mentre apre le finestre che sono perennemente chiuse per far circolare un po' d'aria.
Sprofondo sul divano e l'osservo mentre apre un sacchetto nero della spazzatura, riversandoci dentro tutta l'immondizia accumulata in questa casa. Il suo continuo avanti e indietro non giova al mio già stato precario, dove sento la nausea che inizia a salirmi in gola, intanto che la luce del giorno mi dà fastidio.
<<Credi veramente che mi metta a pulire Tom?!>> Gli domando con sguardo che cerca di focalizzarlo al meglio, mentre una parte di me si prende gioco di lui. Sono sempre più convinto che perda del tempo a starmi dietro.
Un caso perso, mi direbbero gli psicologi... forse, o forse no.
<<Credi veramente che mi metterei a pulire Tom?!>> Scimmiotta lui imitando la mia voce, mentre mi trucida con lo sguardo dopo avermi guardato dall'alto in basso con fare pietoso.
<<Ho mal di testa.>> Cerco una scusa buona per mandarlo via.
Lascia cadere a terra il sacchetto della spazzatura che produce un tonfo fastidioso, e mi guarda dritto in faccia.
Incrocia le mani sui fianchi e sorride in modo malevolo, prima di fiondarsi addosso a me e trascinarmi in bagno dal colletto della maglietta sporca e sgualcita.
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UN AMORE IMPOSSIBILE CARTACEO SENSAZIONI PERICOLOSE
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