III. human

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Maybe I'm foolish
Maybe I'm blind
Thinking I can see through this
And see what's behind
Got no way to prove it
So maybe I'm blind
But I'm only human after all
I'm only human after all
Don't put your blame on me
Don't put your blame on me

Tony

Era ormai da più di un ora che stavano combattendo tra loro, in quell'atmosfera buia e amara.

O meglio, i due soldati stavano combattendo contro di lui.

Tony era ferito, debole, l'armatura ammaccata, i sensi affievoliti.
I colpi sferrati erano tanti quanti quelli incassati.
La rabbia era la sola cosa che lo teneva ancora in piedi.

Ora, quando chiudeva gli occhi, vedeva la vita abbandonare il corpo di sua madre, e di suo padre. Non aveva mai pensato che un giorno avrebbe pianto per la morte suo padre.

Mentre quando posava lo sguardo sul Soldato D'Inverno, l'unica immagine che passava per la mente era la mano bionica stretta intorno al fragile collo di Maria Stark e il volto pallido senza vita di Howard.

Ma quando guardava l'altro, gli si stringeva il cuore.
Stava lottando contro Steve.
Steve Rogers.
I suoi occhi color ghiaccio così sicuri, seguivano il migliore amico in tutte le sue mosse. Lo sostenevano, come una volta faceva con lui.
La gelosia. Brutto sentimento, la gelosia.
Non sarebbe mai riuscito a fargli seriamente del male.
Men che meno dopo tutto ciò che era successo tra loro.
E la cosa che doleva di più era il suo sguardo: deluso, deciso e lontano.

L'ultima volta che aveva provato quell'intensa pressione al torace era stato in quella caverna, qualche anno fa. Si era sentito in trappola, chiuso all'interno di un loop temporale da cui voleva uscire al più presto, costretto a compiere azioni che non aveva nessuna intenzione di compiere.

-

La faccia del soldato era sconcertata. Si guardò il braccio. Al suo posto, solo il vuoto e un groviglio di fili elettrici colorati.
La potenza dell'attacco di Stark gli aveva staccato completamente il prolungamento bionico della spalla.
Un moncherino scarico giaceva dall'altra parte del locale.

Stark era soddisfatto, nonostante avesse tutte le articolazioni doloranti. Avrebbe sorriso in un qualsiasi tipo di combattimento. Avrebbe sfornato una delle sue solite battutacce.
Ma per ragioni ovvie, non ne trovò nessuna adatta al caso.

La voce di F.R.I.D.A.Y. squillò all'interno dell'armatura per avvisarlo che il Capitano era in piedi, pronto a partire all'attacco verso di lui, lo scudo alzato, pronto.
L'espressione sicura e forte sul volto.
Iron Man tese le mani e i raggi fermarono quello che avrebbe potuto rivelarsi per lui un colpo mortale.

Le due forze si scontrarono insieme. Lo scudo e l'armatura.
Sempre state così unite, abituate a lavorare insieme, a stare una di fianco all'altra e mai si erano guardate di fronte.

Tony riusciva a malapena a vedere Steve.
Era sicuro che non avrebbe mollato la presa, era una testa calda, lo conosceva bene.
E di certo, neanche lui lo avrebbe fatto.

Come poteva? Dopo tutto ciò che era successo tra loro.
Come poteva continare a proteggere quell'assassino?
I suoi genitori. Uccisi così brutalmente.
Le persone lo avevano cresciuto e allevato come se fosse stato sangue del loro sangue.
E gli aveva voluto bene, nonostante fossero stati così assenti.

"Oh, Steve. Perdonami."

Decise di interrompere il contatto. Si abbassò e sferrò un calcio sugli stinchi scoperti di Steve, facendolo quasi cadere. Quasi.
L'avversario tese il pugno sul suo viso, Tony riuscì a bloccarlo con la mano.

Si erano già trovati così vicini, con quella tensione tra loro, altre volte.
Anche se la situazione, da come Tony la ricordava, era leggermente diversa.

Il Capitano lo colpì in viso con lo scudo, Tony sentì la maschera di titanio ammaccarsi e toccare il suo zigomo, tagliandolo.
Un rivolo di sangue scese sulla sua guancia.
Era così perso nella battaglia, nei pensieri, che non sentì alcun dolore.

Stava subendo troppi colpi, l'armatura era quasi scarica.
'Potenza al 14%' diceva lo schermo.
"Bene, usiamola".

Parò il successivo attacco con una forza incredibile, tanto da spingerlo a terra, vicino al bordo dove terminava la pietra ed incominciava il vuoto.
Stava quasi per finirlo. Non voleva ucciderlo, soltanto rimetterlo al suo posto.
Fargli capire le sue intenzioni. Che voleva smetterla. Che voleva tornare a casa, infilarsi nel suo letto, e sentire la voce di sua madre cantare Let It Be per farlo addormentare.
Voleva tornare bambino, più di ogni altra cosa.

Prima che potesse avvicinarsi ulteriolmente, qualcuno lo attaccò alle spalle.
Veloce com'era, l'unica cosa che Tony vide erano una massa di capelli neri e un solo braccio.
Tony riuscì a rispedirlo al suo posto, ora Barnes era a terra privo di sensi, ma il Capitano aveva guadagnato tempo ed era già in piedi.
Lo colpì alla spalla con lo scudo e Tony si ritrovò sul pavimento per la prima volta.

L'armatura si stava spegnendo. I raggi propulsori non funzionavano e F.R.I.D.A.Y. non rispondeva ai comandi.
Era a terra, vulnerabile, senza niente con cui difendersi e senza neanche la forza di alzarsi.

Steve si mise a cavalcioni su di lui, seduto sul suo addome di titanio.
Prese la maschera di ferro e gliela strappò letteralmente via, la gettò lì vicino, ormai un cartoccio rosso e dorato.

Tony inspirò l'aria fredda.
Cercò di mettere a fuoco la vista.
Notò l'immagine tonda e sfocata dell'oggetto blu e rosso, lontano poco più di mezzo metro dal suo viso, pronto a colpire.

Provò a spostarsi ma era bloccato.
Non avrebbe implorato pietà.
Si protesse la faccia con le braccia rosse, nella speranza di poter attenuare l'impatto.

Per un istante Tony pensò che Steve lo avrebbe ucciso. No, non ne sarebbe davvero stato capace.
Alzò lo sguardo e incontrò quello del soldato.

Tony si accorse che il suo volto non comunicava più le stesse emozioni di qualche minuto fa.
Non c'erano più severità, durezza, decisione.
C'era pietà, comprensione, tristezza e... qualcos'altro che Tony non riuscì a comprendere.

Era uno scienziato, non uno psicologo.

Prima che potesse cercare di capire di qualsiasi cosa si trattasse, Steve calò lo scudo.
Tony sussultò e perse un battito, ma lo scudo si conficcò nella terra, a pochi centimetri dalla sua spalla.

In quel momento Steve Rogers fece la cosa più inaspettata e inappropriata in una situazione del genere.
In nessuna realtà parallela Tony se la sarebbe aspettata.
Prese i suoi polsi e li fermò rigidamente ai lati, sull'asfalto duro.
Ora Tony non potè davvero muoversi, non ne aveva più la forza.

Il Capitano avvicinò il viso al suo e lo baciò.
Che stava facendo? Nel bel mezzo di una battaglia?
Un momento prima voleva ucciderlo, e adesso lo stava baciando.
Tony avrebbe dovuto spostarsi. Il suo cervello glielo diceva.
Ma non poteva e nè voleva, così lo accolse. Un bacio leggero, esitante.
Nonostante ciò che stava succedendo, era caldo e accogliente come lo era stato l'ultima volta.

Tony sentì delle prime gocce di pioggia cadere picchiettando sul suo volto.
Il sale bruciò la ferita.
Ma la pioggia non era salata, e si trovavano al chiuso.
Steve stava piangendo.

Tony, invece, non riuscì a provare niente se non frustrazione.

Fu Steve a staccarsi per primo. Si alzò in fretta, liberandolo, ma Tony non riuscì comunque ad alzarsi.
Fu come se i muscoli gli si fossero sciolti, non li sentiva.
Secondo le sue basilari conoscenze mediche, constatò di avere due costole fratturate e una incrinata.
Steve lo prese da sotto il braccio e lo tirò su, con tutta l'armatura e tutto il peso che portava.
Camminarono a fatica fino alla figura stesa a terra di Bucky Barnes. Steve fece la stessa cosa con lui
Lo tirò su con la sola forza di un braccio, sembrava zoppicare anche lui, probabilmente conseguenza del calcio armato che gli aveva concesso Tony.

A Tony sembrava tutto così strano.
Captain America che portava Iron Man e il Soldato D'Inverno.
Avrebbe riso, se avesse visto la scena da un punto di vista esterno.
Non si dissero neanche una parola mentre aspettavano i soccorsi.
Si guardarono a vicenda, i tre.
Si erano buttati giù, avevano combattuto e da alleati contro le vere minacce erano passati a nemici.

oh my heart ➳ stony osDove le storie prendono vita. Scoprilo ora