Capitolo 7

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Non mi mossi, e allora mi baciò. Un bacio lungo e intenso. Rimasi a dormire da lui quella sera, ma non successe nulla, dormimmo abbracciati, con la mia testa appoggiata sul suo petto, ad ascoltare il battito del suo cuore. Lui non voleva il mio corpo: forse, per la prima volta in vita mia, avevo trovato qualcuno che volesse me, tutta me, qualcuno che non voleva accontentarsi di semplice sesso, ma che voleva scavare più a fondo.
L'indomani mattina mi disse che sognava da tempo questo momento, e che non poteva essere più felice di così. E anche io lo ero.
Ma, come tutte le cose belle, anche questa era destinata a finire presto.
Dopo aver passato una settimana stupenda infatti, un giorno mi disse di volermi parlare. Ci incontrammo in un parco, ci sedemmo su una panchina, una un po' più isolata, sotto un'albero. Era strano, non sapevo di cosa volesse parlarmi, ma la sua faccia non prometteva nulla di buono. Cominciò dicendo che ogni cosa che mi aveva detto era sentita, che stava realmente da Dio con me, che mi voleva bene e che era contentissimo che anche io provassi attrazione per lui, ma che ieri si era riscontrato un problema: la sua ex, di cui era ancora follemente innamorato prima di iniziare il suo flirt con me, l'aveva ricontattato per dirgli di volerci riprovare.
Mi aveva già parlato di questa ragazza, non mi aveva mai nascosto che non le era ancora indifferente, ma mi aveva sempre detto che lei non lo amava più da parecchio tempo e che quindi un ritorno di fiamma era quasi impossibile.
Appunto, quasi, ma il destino a quanto pare ce l'ha con me e farebbe innamorare chiunque pur di non far stare bene me.
Mi spiegò che era innamorato di lei da circa quattro anni e che, pur trovandosi da Dio con me, quello che provava per lei era più forte di quello che provava per me (comprensibile, del resto mi conosceva da meno di quattro mesi). Mi diede però un briciolo di speranza perché mi disse che sapeva che questo ritorno di fiamma era dovuto al fatto che lei fosse venuta a sapere di me e lui, e che fosse una sorta di reazione morbosa, che quindi sarebbe passata dopo poco tempo, e che lui non era sicuro di voler assecondare.
In quel momento non voleva lasciarmi, mi chiese solo del tempo e glielo concessi.
Continuammo a vederci, ma come amici, come facevamo prima di questo flirt, finché alla fine, com'era prevedibile, scelse lei. E io restai sola. Di nuovo.
Non mi faceva male tanto che lui avesse preferito lei a me; la cosa che realmente odiavo era l'averlo perso, anche come semplice amico, perché la sua fidanzata gli vietò di vedermi e persino di salutarmi, forse per paura che lui potesse cambiare idea sul mio conto. Oltre che un possibile fidanzato, avevo perso un amico di cui mi fidavo e una persona che c'era sempre, per qualsiasi cosa avessi bisogno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 28, 2017 ⏰

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Diario di un'adolescente sfigataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora