Facendo l'amore..

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Era un Venerdì pomeriggio, avevamo appena finito di fare l'amore e le sue mani toccavano dolcemente il mio petto.
"Se dovessero chiederti di descrivermi in poche parole, quale diresti?" chiese passando le sue dita dal mio petto al mio collo.
"Dovrei descriverti in poche parole?" chiesi.
"Si" rispose.
"Questa domanda è difficile"
Se avessi dovuto scegliere un numero, avrei scelto il più alto, se avessi dovuto dimostrarle il mio amore per lei, con le dita delle mani, avrei preso anche le sue, ma descrivere una persona in poche parole è difficile.
Mia madre, la chiamo Mamma. Mio padre, Papà, ma lei non potevo chiamarla semplicemente fidanzata.
"Amore? No, troppo banale. Tesoro? Piccolina? No, i nomignoli non fanno per lei" pensai.
Intanto lei continuava a guardarmi dritto negli occhi e stava ferma, ad aspettare qualcosa.
Le sorrisi e la baciai, ma non risposi a quella domanda.
Ci baciammo in maniera cosi leggere e bella, che ci dimenticammo, o almeno lei si dimenticò di quella domanda, e facemmo l'amore.
Finito, andammo a farci una doccia e anche li facemmo di nuovo l'amore.
Lei era sopra di me e i suoi occhi rimasero sempre fissi sui miei, ogni tanto si sentiva un suo gemito, ma i suoi occhi non smettevano di intrecciare i miei.
Era bello, semplice, ma bello.
Sorridevamo e ridevamo eppure quella domanda continuava a girarmi in testa:
"Cos'è lei per me?" continuavo a ripetermi ogni volta che mi guardava.
Quella sera rimase a mangiare la pizza a casa mia, una Margherita, non voleva ingrassare, io, invece, presi una patatosa con salsiccia e wurstel.
"Come fai a mangiare cosi tanto e non ingrassare mai?" mi chiese ridendo e con il naso arricciato.
"Faccio l'amore con tante altre ragazze" le risposi sorridendole, ma lei fece la finta arrabbiata e si girò dall'altra parte.
Non durò molto la sua incazzatura, infatti si sciolse appena l'abbracciai da dietro sussurrandole all'orecchio che l'amavo.
Si girò, mi guardò negli occhi e mi baciò.
Quando i suoi occhi tornarono fissi sui miei, il mio cervello o il mio cuore, tornarono a quella domanda: "Cos'è lei per me?"
Mangiai in silenzio, come se fossi un bambino triste, in castigo, ma non lo ero affatto.
Ero semplicemente pensieroso.
Pensavo a lei, anche se era davanti a me che mi parlava di qualcosa riguardante la scuola, eppure io, con la testa, era da tutt'altra parte.
I miei genitori erano fuori città per lavoro e io chiesi a lei se veniva a dormire da me, cosi rimase anche la notte.
Quella notte feci un incubo.
Io ero rinchiuso in una gabbia di vetro e lei si baciava con tutti i ragazzi che passavano, ho pianto, lo ammetto, ma per disperazione.
Mi svegliai di colpo.
1:17.
La mia mano era stretta alla sua, mentre lei continuava a dormire.
Lei non sapeva niente, lei era lì, e quei ragazzi, non esistevano se non nella mia testa.
La guardai e capii tutto, dovevo dirglielo.
Capii finalmente chi era lei per me.
La svegliai e lei tutta assonnata e con una voce molto bassa disse solo: "Che c'è?" non era incazzata, era solo stanca.
"Riguardo alla tua domanda di oggi, : "Se dovessero chiederti di descrivermi in poche parole, quale diresti?", io credo risponderei con "Il mio sorriso". Perchè tu sei il mio sorriso".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 29, 2017 ⏰

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