[home of cactus/1]

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«Non lamentarti del fatto che sei incompresa. Lamentati, piuttosto, del fatto che sei incomprensibile. Quello sì che è un cazzo di guaio. E, in più, è colpa tua».

Due settimane fa, Mio zio





dal corollario del lavativo

CACTACEE E VIPERE PER AMICHE, INSOMMA!

Prima che mi getti a capofitto nella narrazione della straziante comitatio a cui mi sarei dovuta sottoporre, ti faccio presente che c'è questo insidioso problema, vecchio mio, e ti garantisco che è abbastanza rilevante: io avverto parecchia difficoltà a spogliarmi e sbarazzarmi di tutte mie sovrastrutture mentali, perché non riesco a immaginarti in carne ed ossa.

(Ed è un bel guaio per una che sta iniziando a scrivere un diario segreto, non trovi?)

E sta tutto nel fatto che, nelle poche righe che ho scritto, ti ho sempre apostrofato con un distaccato vecchio mio, invece di personificarti in una più vicina Darcy, in un più amichevole Marcus o, che so?, anche in un più stramaledetto figlio di puttana.

Però non è nulla a cui non si possa porre rimedio!


E, quindi, stesso ora — ora che sono munita di pazienza, argilla e acqua —, ti plasmerò, ti donerò un'identità e, infine, ti battezzerò: e ti chiamerò Naïf, ché almeno con te spero di poter essere spontanea, come non ho mai potuto essere con nessun altro.

(Dunque tieni conto che d'ora in poi ti dovrai considerare un'interlocutrice più che privilegiata, Naïf, ché mica ho detto a tutti ciò che confiderò adesso a te).

("Se anche solo hai la lontana velleità di conoscere te stessa, il segreto è tenere un diario", m'ha svelato la terapeuta a cui son stata affidata un paio di mesi fa. "E non replicare, dicendomi che, «se va a finire che qualcuno sa che ho un secret diary nel comodino, quello comincia a guardarmi storto», perché sai anche tu che non è vero. Sai di non essere una sentimentale pazza che prima o poi si darà fuoco sul Ponte dei Sospiri a Venezia. Sai anche tu di avere unicamente bisogno di ripulire e svuotare la tua mente scriteriata da pensieri macabri e superflui. E ti garantisco che è la carta l'unica cosa a poterti aiutare").

Inutile dire che io, dopo un'iniziale scetticismo, mi sono fatta persuasa e ci ho creduto. Tant'è che adesso sto qua a macchiare le tue bellissime membra.




Comportiamoci come fossimo due conoscenti, allora: presentiamoci. Facciamo che io ti tendo la mano e ti dico: «Io sono Noah Turner, piacere. Tu sei...?», e tu mi rispondi: «Ciao, il mio nome è Naïf Carter, e sono bella, perché ho la rigatura in cuoio e le interiora color ocra — trovi anche tu attraenti, le pagine callose su cui stai scrivendo?».

Io annuisco e spiccico un: «Sì, certo che sì», e tu esulti, lasciandoti scappare un'entusiasta: «Davvero?! Oh, che cosa fantasmagorica!».

E... bene, Naïf. Dopo queste formalità, mi vedo costretta a fare un breve racconto della mia vita, (giusto per due ragioni: la prima è quella di voler gettare le basi della nostra amicizia; e la seconda è che penso tu, con i tuoi silenzi, mi possa aiutare a smussare certi lati del mio carattere decisamente troppo impulsivo).

(Tu, allora, te ne dovresti uscire con un tenero: «Va bene, Noah. Comincia, ché sono curiosa», ma — pure se non lo fai — ti perdono).



From The Dining Table - (Coming Soon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora