[walls could talk/2]

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«Tu tenti di saturare il suo pensiero. Riempi di nozioni farraginose la brocca che è la sua mente, solo perché temi che possa pensare qualcosa di diverso da te. Ma, sai?, ignorando il fatto che non esista cosa più crudele di satollare qualcuno con idee aliene, non ti rendi conto che commetti un errore gravissimo a cui, poi, in futuro, sarà difficile porre rimedio».

Qualche ora fa, La mia analista a mia madre











Dal corollario del lavativo

LE TESTE BEN FATTE SONO FIGLIE DI CONTESTI APPROPRIATI, INSOMMA!





Ero accaldata, non riuscivo a parlare e per mia madre che chiedeva cos'avessi serbavo una sola risposta: "non voglio mangiare".

Ma sapevo ch'era inevitabile, Naïf; sapevo che io, volente o nolente, anche quella sera, mi sarei dovuta sottoporre al rito di controllo poliziesco che ormai costituiva ogni ora del pasto.


(Non mi potevo mica esimere!)


E, appollaiata sulla mia seggia, come fossi un avvoltoio sul suo trespolo, esaminavo il piatto — forse in maniera eccessivamente scrupolosa e pedante per coloro che mi osservavano —: si trattava di una porzione di 90 grammi di spaghetti al pomodoro (che, di base, avrebbero dovuto contenere 318 calorie; ma, calcolando che dovessi sommare pure quelle del condimento, di calorie, mi sono domandata da cosa il sugo fosse stato insaporito; e mi sono risposta che, a speziarlo, potevano esser stati solamente olio e sale grosso... quindi, si traduceva tutto in unico, vero busillis, ch'era scoprire ciascuno di questi condimenti quante calorie contenesse).





Quindi...
Dopo aver a lungo temporeggiato, ho finito per impugnare la forchetta — con pollice, indice e medio sulla sua estremità. L'ho inclinata orizzontalmente, ho arrotolato in senso orario pochi spaghetti, e ho ricavato un boccone moderato (quindi, grazie a Dio, non c'era nessun disgustoso filo bavoso che mi pendolava dalle labbra). Ho masticato per almeno trenta secondi, e ho sperato che, così facendo, gli alimenti venissero pre-digeriti a livello della bocca, grazie alla benefica azione della saliva.



Ma non sapevo se sarebbe successo.

(E confesso anche che forse, e dico forse, l'ho fatto unicamente per alleggerire il lavoro dello stomaco).



Sentivo già la pancia gonfia, e avvertivo un forte senso di nausea — ed era questo ciò che il conflitto generava!, perché la mia naturale golosità e il mio esasperato desiderio di mantenere un aspetto fisico invidiabile non potevano essere in alcun modo considerati due aspetti conciliabili.

Ma sapevo che, in virtù della ferrea autodisciplina che mi stavo giustamente impartendo, avrei dovuto ignorare quel dolente fastidio addominale che, viscido come una sanguisuga, mi stava sconquassando la pancia, e buttare giù almeno il primo boccone.


Tuttavia, quando l'ho fatto, ho iniziato a sentire un lento e ostinato malessere prendere a strisciarmi sotto la pelle; e, allora, ho compreso di dover procedere, sì, ma con maggiore mosceria nella masticazione.



(Lei, tanto, mi stava osservando già da un po', quindi sapevo che rallentare il ritmo avrebbe solo fatto scaturire un'inevitabile lite. Ed era esattamente ciò che volevo io).

From The Dining Table - (Coming Soon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora