"Allora, Hazel, raccontami un po' di te" disse Mackenzie, con un sorrisetto sulle labbra
"Ho un fratello gemello, ma penso che lo sai già, lui si chiama Ethan ed è il mio opposto. Adoro cantare e suonare, molte volte mi sfogo così. Odio essere paragonata alla massa di ragazzine adolescenti in preda agli ormoni, il mio unico fidanzato è stato a 11 anni e.. a Miami avevo tre amici, gli unici. Eravamo inseparabili" raccontai tutto quello che c'era da sapere su di me
"Invece, tu?" continuai
"Ho sempre vissuto qui in Ontario, anche se sono nata in America, i miei erano lì in vacanza dai miei nonni. Sono una persona abbastanza timida e mi meraviglio di me stessa, mi spiego, non so da dove è uscita tutta quella sicurezza quando mi sono presentata a te. Da grande vorrei fare la scrittrice, è il mio sogno da quando ero piccola" spiegò
Dovevo ammetterlo, al primo impatto mi era sembrata una ragazza sicura di sè stessa, se non fosse stato per gli occhiali.
Era una ragazza davvero bella, sia dentro che fuori. Aveva i capelli scuri, probabilmente non tinti. I suoi occhi erano marroni e leggermente lucidi, forse a causa del freddo.
"Che ne dici di una cioccolata calda?" mi chiese
"Andrebbe benissimo" risposi sorridendo
Avevo sempre avuto un debole per le cose dolci.
Adoravo, anzi, amavo la nutella, le caramelle e in primis, la cioccolata calda.A Miami non la bevevo spesso, solitamente nel periodo natalizio, quando le temperature erano leggermente inferiori del solito.
Ci sedemmo ad un tavolino non poco distante dalla cassa.
Il negozio era molto carino e particolare. Sulle pareti c'erano alcune scritte, come quelle che si possono trovare facilmente su tumblr.Probabilmente era molto frequentato da ragazzini della mia età, nonostante non l'avessi mai sentito nominare.
"Cosa desiderate?" ci chiese la commessa sfoggiando un sorriso
"Due cioccolate calde" rispose Mackenzie
Notai subito la somiglianza tra la ragazza e Mackenzie. Gli stessi occhi, lo stesso sorriso e la stessa carnagione.
"Si, lei è mia sorella" rispose con un tono di tristezza nella sua voce
"Vive con mio padre, non ci parliamo molto" continuò
"I tuoi sono.. separati?" chiesi
Lei annuì semplicemente.
Mi dispiaceva vederla in quello stato, ma almeno lei un padre ce l'aveva a differenza mia."Mi dispiace" dissi semplicemente
La conversazione stava lentamente morendo, e non sapevo di cosa parlare.
"Ecco a voi" disse la ragazza, porgendoci le due tazza bollenti di cioccolataLe rivolsi un sorriso, come per ringraziarli.
Lo facevo spesso, anche per salutare. Odiavo dire esplicitamente 'ciao', in sostanza non mi piaceva come parola.
Preferivo dire 'ehi' o 'buongiornissimo', il ciao lo trovavo troppo banale.Bevemmo la cioccolata in silenzio, qualche volta guardandoci e sorridendo.
Era una situazione strana, avevo molto di cui parlare, ma avevo paura di farlo.Per un interno mese le uniche persone con cui ho parlato sono state mia madre, mio fratello e mia nonna.
E certamente, non potevo parlare di serie televisive o cose da ragazzi con mia nonna. Sapeva a malapena come funziona un telecomando.
"Che ne dici di andare nell'Eaton? Ci sono molti negozi carini" parlò finalmente la ragazza dai capelli neri
"Certo" risposi.
Avevo sentito parlare, minimamente, dell'Eaton.
Sapevo che c'erano negozi, alcuni costosi, ma comunque molto belli da vedere.Ci alzammo e ci dirigemmo alla cassa pagando per la cioccolata calda, poi uscimmo dal negozio.
"Non è molto distante di qui, ma possiamo sempre prendere il bus o la metropolitana" spiegò
"Preferisco camminare a piedi, voglio ammirare un po' il panorama" dissi
Lei annuii e cominciò a camminare guardando alcuni segnali presenti agli incroci.
Arriviamo, dopo un buon quarto d'ora.
La strada era molto colorata e senza dubbio piena di negozi uno diverso dall'altro."Wow" mi uscii involontariamente
"Eh già, hanno tutti questa reazione quando vengono qui per la prima volta" ridacchiò
Vedemmo tutti i negozi, o almeno la maggior parte. Sembravano non finire più, finché la madre di Mackenzie la chiamò dicendole di tornare a casa.
Casa di Mackenzie era vicina a scuola, come la mia infondo.
"Vuoi che ti accompagno a casa o..?" mi chiese"So arrivare da sola, grazie per il bel pomeriggio" dissi sorridendo
"Di niente, ci vediamo domani a scuola" mi abbracciò
Annuii e presi la strada di casa, anche se non avevo voglia di ritornare così presto.
Decisi così di andare al parco, mio fratello aveva detto che era molto bello.
Vidi molto ragazzi, probabilmente di 14 anni, parlare tra loro.
Alcuni sorridevano, altri guardavano semplicemente le varie sfumature in cielo.Il mio sguardo finì sul ragazzo di questa mattina.
Era seduto su una panchina, aveva un quaderno in mano e delle cuffie nelle orecchie.Restai lì impalata a fissarlo per secondi, forse minuti, quando poi venne un ragazzo, più piccolo di me.
"Vai a parlargli" disse
"Non ci conosciamo" allontanai subito il pensiero di andare da lui e parlargli
"E allora perché lo fissi?" mi chiese
"Quanti anni hai?" chiesi, guardandolo negli occhi
"Quindici," rispose, "perché?" continuò
"Nulla" scossi la testa
"Ora devo andare, promettimi che gli parlerai" disse facendomi l'occhiolino
La mia tasca iniziò a vibrare, e spaventata,presi il telefono in mano.
Mia madre mi stava chiamando.Vidi l'orario e mi resi conto di aver fissato il ragazzo per molto tempo.
"Sto arrivando" risposi
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