La felicità riempiva i nostri corpi.
La casa si presentava identica alle altre, color marroncino e piena di finestre trasparenti che, al sol guardarle, facevano pensare alla loro rottura immediata. Rimanemmo lì, davanti l'ingresso, a fissare l'immensità che era quella casa.
Era davvero bella...
La mia sorellina era sempre più entusiasmata, più felice ogni secondo che passava: non stava più nella pelle! "Entriamo?" domandò a nostro padre, con un sorriso a trentadue denti. Vedevo il suo viso che cercava una risposta, un'approvazione.
Così tenera...
Mio padre la guardò con stupore, le sorrise e si abbassò alla sua altezza, accarezzando i suoi morbidi e luminosi riccioli rossi. "Certo, principessa!" lui la chiamava così. Anna sognava di essere una principessa dall'abito rosa scintillante, con una bellissima coroncina, ornata di piccoli diamanti, e una bellissima bacchetta magica a stella color oro. Amava sognare. Amava giocare con le sue bamboline di pezza, le sue migliori amiche quando era da sola.
Bambole...
Fissai mio padre. Lui incrociò il mio sguardo e sorrise, ridacchiando divertito. "Non c'è bisogno che mi guardate, la apro, tranquilli." disse, mentre mia madre rideva e guardava tutti noi. Tutti ridevano, tutti scherzavano... io ero l'unico minimamente divertito. Sempre serio. Mio padre trovò la chiave, la inserì nella serratura e la girò. Un giro... due giri... Appena finì il secondo giro, si fermò. Prese mia sorella in braccio e le fece prendere la chiave. "Aprila tu!". Sorrise. Mia sorella, stupefatta ed emozionata, sorrise e girò la chiave. La porta si aprì... era più immensa che mai! Anna corse subito in cucina, lasciando le valige all'ingresso, vicino all'appendi abiti in legno. Era spaziosa, le pentole penzolavano dal soffitto. I mobili erano bianchi e fatti di legno. “É così...” andò nella stanza da pranzo, con un bel camino per l'inverno, con sopra una bellissima e grandissima televisione, e tante mensole per mettere foto o altro. “... spaziosa!” vedevo i suoi occhi brillare come luce, lucidi come se lacrimassero. Mi sentì qualcosa nel petto, come se ci fosse tutta l'energia di mia sorella in me.
Sempre solare...
“Tesoro, la tua camera è in fondo al corridoio.” mi disse mia madre, capendo già che era la cosa che più desideravo vedere in quel momento. “Grazie... mamma!” risposi a voce bassa, accennando un piccolo sorriso. Iniziai ad andare verso il corridoio: avevo un po'... ansia.
L'ansia mi mangiava dentro...
Il corridoio era abbastanza ampio, anche se abbastanza lungo. C'erano tre stanze a destra, altre tre a sinistra, ed una in fondo. Ecco, quella era la mia futura stanza. Le porte erano in legno, maniglie d'oro e d'argento, ognuna l'aveva diversa. Erano di un colore marrone scuro, un po' sul nero. “Belle porte...” pensai, osservando tutto, in alto, in basso. C'erano quadri, mensole, tappeti fuori dalle porte... “Una casa davvero ordinata!” pensai. Arrivai in fondo al corridoio, con la mia valigia in mano e lo zaino in una spalla, e misi i piedi sopra al tappeto. Sentivo una sporgenza, come se fosse rialzato... c'era qualcosa sotto. Posai lo zaino a terra e la valigia e mi abbassai, alzando il tappeto da terra e cercando di capire cosa fosse: era una chiave.
La chiave...
“Suppongo sia quella della mia stanza...” riflettei tra me, mentre la fissavo. Era color oro, con alcune sfumature di bordeaux, volute, per renderla 'antica'. Tolsi ogni pensiero dalla mia mente, e cercai di aprire la porta. Primo giro... Secondo giro... La chiave si fermò. Non accennava a nessun movimento più avanti e cercai di aprila... niente. Misi entrambe le mani nella maniglia, ma anch'essa non voleva aprirla. Cercai di mettere forza, facendola sbattere, ma nulla. Iniziai ad avere dei sospetti. “Papà, la porta non si apre.” dissi a voce alta. Era davvero strano tutto quanto.
Strano...
Sentì i passi di mio padre in un lampo, si precipitò subito da me. “Che succede tesoro?” mi domandò lui. “La porta, la porta non si apre.” risposi. Lui girò la chiave una terza volta e la porta si aprì, normalmente. “Dovevi girare una volta di più.” rispose sorridendomi e mise una sua mano nella mia testa, scompigliando un po' i miei capelli. Rimasi un po' davanti alla porta, un po' scombussolato. “Forse non ho girato bene la chiave...” mi dissi, ma presi i bagagli ed entrai nella mia futura stanza. Era molto spaziosa, ampia, davvero, ma davvero grande come stanza. Il mio letto era situato in fondo a destra, attaccato al muro e all'angolo. Davanti al letto, c'era un piccolo armadietto dove mettere le scarpe. L'angolo era vuoto. A terra, al centro della stanza ed accanto al letto, c'era un bel tappeto rosso, che non c'entrava nulla con le pareti blu, e al muro di sinistra c'erano una scrivania e, in fondo, un armadio gigantesco. Infine, di fronte, c'era un'unica finestra nera chiusa. Entrai e posai la mia valigia davanti la porta, accorgendomi dell'appendi abiti attaccato al muro: era verde. Lo guardai per un attimo, mi girai e andai verso il letto, per testarlo. Mi fiondai a tuffo e rimbalzai. “Wow...” dissi “... è davvero morbido!”. Lasciai lo zaino sul letto ed andai a vedere il porta-scarpe: era grande, poteva bastare, ed avanzare, per le mie scarpe. Fissai lo spazio vuoto. “Ci penserò più avanti”. Dissi e andai verso il tappeto, era di cotone... e anche morbido! La scrivania aveva una sedia di legno, con un piccolo cuscino attaccato, per essere più comodi quando ci si siede, e poteva essere usato anche davanti allo schienale. Mi sedetti e... era davvero comodo! Sopra la scrivania c'era una lampada gialla ed un porta penne verde. “Certo che è veramente povera questa scrivania.” commentai, guardando più a fondo gli unici oggetti davanti. La base della lampada e l'esterno del porta penne erano graffiati. “Forse avevano un gatto...” dissi, mentre sfioravo con le dita i graffi. Spostai la mia visuale nello spazio vuoto. “Potrei metterci il pc!” esclamai mentre cercavo la presa per il filo... anche quest'ultima era graffiata. Bianca, con graffi neri. Mentre osservavo la presa, sentì un rumore provenire dall'armadio. Mi alzai lentamente, cercando di non fare nessun rumore... Rimasi per pochi secondi in piedi. Non sono mai stato un ragazzo pauroso, sono sempre stato curioso di tutto, non mi sono mai tirato indietro. Diciamo che ero sempre stato un ragazzo con del fegato, tanto direi. Camminai cauto verso l'armadio, con gli sportelli semi aperti. Ad un tratto, sentì un botto e mi girai di scatto verso la finestra. Era aperta. “Di sicuro è stato il vento...” pensai, sorridendo leggermente mentre la chiudevo. Mentre abbassavo la maniglia per tenerla bene chiusa, vidi con la coda dell'occhio due piccole luci dentro l'armadio. Mi avvicinai lentamente, con passo cauto, mentre cercavo di rivedere una seconda volta quelle piccole luci. Arrivato davanti gli sportelli, curiosai con gli occhi dentro, cercando di vedere qualcosa. Non avendo visto nulla, scrollai le spalle e cercai di prendere le maniglie, quando all'improvviso sentì un altro rumore, provenire da sotto il letto... sembravano delle risate. Lasciai perdere le piccole luci e mi incamminai verso il letto e mi abbassai, poggiando le ginocchia nel morbido tappeto a terra. Sentii di nuovo le risate. Curioso, poggiai a terra le mani e mi curvai, abbassando piano la testa. Stavo per scoprire cos'era che "rideva" sotto al mio letto. Guardai e... “Marco? Ma che stai facendo?”. Sobbalzai e vidi mio padre davanti alla porta a fissarmi. Il cuore mi era salito in gola. “Stai... Stai bene?” mi domandò. Avevo il respiro veloce ed affannoso. Avevo preso un colpo. “Sì... Sì, sì, sto bene.” risposi, cercando di riprendere fiato e di far tornare il cuore al petto. “... stavo solo curiosando, tutto qui.” dissi, mentre mi alzai da terra e pulendo i miei pantaloni neri. “Mi preoccupi...” rispose mio padre, squadrandomi dalla testa ai piedi. “Che c'è?” lo guardai. Lui ricambiò lo sguardo sorridendo lievemente, scrollando le spalle. “Nulla, ma vieni in cucina. Siamo tutti lì.” iniziò a camminare attraversando il corridoio. “Vengo subito.” risposi. Presi il telefono dal mio zaino ed uscì dalla stanza. Prima di uscire, appena arrivai alla porta, stetti fermo un attimo, girandomi... la stanza era apposto, tranquilla.
Tranquilla...
Mi girai e fissai per pochi secondi il pavimento. Alzai la testa e andai verso la cucina. “Cosa potrei aver mai sentito?”
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The Doll - La Bambola
HorreurConsiderate le bambole di pezza carine e così dolci? Vi è mai passato per la testa che potessero avere una vita propria? Aspettate... Questa bambola prima non era qui... 14/06/17 #864 - #914 Horror 01/08/17 #182 Horror