Io Sono La Bestia

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"Suo nonno vuole vederla" queste parole continuavano a frullarmi nella testa. Che cazzo voleva adesso? Il suo scagnozzo come sempre mi stava addosso. Perchè non mi voltava le spalle e andava a fanculo? Non aveva ancora finito il suo lavoro con me?

Mi aveva riportato a casa e continuava a fissarmi. < Non ti sei ancora stancato di strami tra le palle?>. Non mi guardò nemmeno < Sono in ferie da oggi, prima l'accompagno dal capo, prima posso raggiungere la mia famiglia. Poi torneremo insieme in inghilterra come finiranno le sue vacanze>.

Cristo santissimo.

Quest'uomo stava più con me che con la sua famiglia. Come faceva a sopportare tutti i capricci di mio nonno?

Martinez mi stava attaccato come i boxer. Insopportabili mutande che mi stavano attaccate da quando avevo 13 anni ed ero partito per l'università. Il suo compito era quello di tenermi lontano dai guai, cioè lontano dai ragazzi, che non fossero le troie che da qualche mese mi riforniva, per fare pratica come richiesto da mio nonno. Si perchè lui è il proprietario del "POSEIDON" il bordello gay di alta classe più famoso del mondo. E quindi io dovevo scopare, scopare come un dannato nell'appartamento che Martinez aveva affittato per i miei allenamenti. Dovevo fottere e venire esaminato per controllare i miei progressi. Dovevo diventare la puttana, più famosa del locale ed essere degno del cognome che portavo. 

SONA, questo era il mio cognome ed io lo odiavo, come odiavo mio nonno con tutto me stesso. Nessuno all'università era a conoscenza di tutto questo, solo Oscar il mio migliore amico.

Arrivati al "POSEIDON" respirai subito l'odore del sesso che impregnava quelle mura. Questo era un luogo di perdizione. Ogni pratica sessuale che in Italia era vietata qui prendeva vita. Sesso orale, adulterio, scambi di coppie, sesso anale e molto molto altro, qui era alla portata di chiunque potesse permetterselo economicamente. La perversione dei ricchi costava cara, e mio nonno aveva imparato come farla fruttare.

Lui era un imprenditore del sesso, come era stato suo padre prima di lui, come mio padre si era rifiutato di essere, e come invece sarei diventato io.

Finalmente arrivammo davanti al suo ufficio. Entrai e una puzza nauseante di sigaro mi aggredì le narici. Ma quella era niente in confronto alla nausea che mi procurava la sua presenza.

< Claudio, non saluti il tuo vecchio?>. Non risposi mi limitai a trafiggerlo con un occhiataccia. < Vieni da me, fatti guardare>. Non lo ascoltai e rimasi dov'ero. < Claudio, Claudio, l'adolescenza ti sta facendo diventare scontroso. Su spogliati fammi vedere la mercanzia>.

Senza parlare  mi feci scivolare i pantaloni giù per le gambe  << guarda  che meraviglia >> mi disse, mentre l'unica cosa che volevo fare era vomitare.

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<<si oh si>> gli tappai la bocca., le sue urla stavano per farmi saltare i nervi. Spinsi più forte mentre con una mano coprivo le grida e con l altra lo tenevo fermo. Riconobbi un "ancora" smorzato contro il palmo della mia mano, il ragazzo voleva essere sbattuto e io invece desideravo solamente precipitarmi sotto la doccia.
Guardai l ora e scacciai ogni pensiero dalla mia mente concentrandomi sul mio lavoro.
<<toccami>> mi supplicó. Sorrisi e <<non ti toccheró>> risposi. Io ero quello pagato e quello che aveva il controllo, sempre. Decidevo per me e per loro. Si godeva a modo mio.
Soddisfacevo i clienti e me stesso, migliaia di euro per regalare un orgasmo ad entrambi.
Venivo implorato, pregato per mandare le persone in estasi. Ero un Dio, il loro Dio.
<< Pensi che pptresti innamorarti di me? >> mi domandò <<io non amo>> risposi. Ed era vero, mio nonno mi aveva descritto l amore come il male assoluto. Qualcosa da cui noi Sona dobbiamo tenerci alla larga. Mio padre era cambiato per amore e mio nonno non aveva fatto altro che ripetermelo fino allo sfinimento... Che era diventato una carota per colpa di mia madre. Io non sarei cambiato mai e non avrei mai permesso a nessuno di comandarmi o usarmi. No io non avrei mai amato nessuno perché il mio mondo si divideva in due categorie:le puttane e i puttanieri e io appartenevo ad entrambe e le detestavo tutte e due.
Un ultima spinta e il ragazzino venne con un urlo e una volta svuotatomi lasciai la stanza, lasciandolo li e mi precipitai sotto la doccia. Dovevo togliermi quello schifo di dosso.
La maggior parte dei miei clienti erano uomini e donne di famiglia, personaggi pubblici, politici, figli e figlie di papà, che una volta entrati qui dentrosi trasformavano. Ereditiere che facevano le santarelline e poi diventavano troie della peggior specie una vokta entrate al POSEIDON.
Le 2 che mi eto fatto stamattina ne erano la prova. Col tempo avevo imparato che il sesso mostrava la vera natura della gente.
Ora potevo prendermi la giornata libera. A mio nonno la mia indipendenza da quelle mura stava bene, a lui bastavano le entrate che gli portavo e quella mattina era stata promisqua.

SEI MIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora