CAPITOLO 5

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(*Sam Smith: Stay With Me*)

ASHLEY:
Stringo le mie mani intorno alla sua vita quando prende velocità. Credo di aver già vissuto questa scena. Il vento che mi spettina i capelli e il suo sguardo attraverso lo specchietto della moto. -"Sono già salita qui sopra vero?" Urlo sopra il rumore del vento. -"Cosa te lo fa pensare?" Risponde senza staccare gli occhi dalla strada. -"È strano da spiegare. È come vivere un deja vu." Mi guardo attorno senza far caso alla gente che ci lancia occhiatacce dal finestrino delle macchine. Le luci dei lampioni sembrano seguirci e le insegne dei negozi sono sempre più accese. -"Dove stiamo andando?" Continuo a fargli domande sperando che la mia curiosità non lo porti all'esasperazione. -"Siamo quasi arrivati."
Frena di colpo e le mie braccia si stringono ancora di più a lui. Il suo corpo è caldo e il vento che mi sfiora mi fa venire la pelle d'oca. -"Stai bene?" I suoi occhi incrociano i miei non appena stringo la presa. Annuisco e accenno un sorriso. Si ferma davanti ad un grande villa da cui si intravede una piscina. -"Questa casa è tua?" Chiedo togliendomi il casco. -"Caleb, è uno stronzo, ma ha una bella casa." Si sforza di sorridere e si passa una mano tra i capelli. -"Perché siamo qui?" Chiedo inclinando la testa. -"Sono successe così tante cose qui." Socchiude gli occhi per un attimo poi continua. -"La prima volta che ti ho vista eri seduta lì in un angolo con un bicchiere in mano, d'acqua probabilmente." Fa un cenno con il capo e poi cerca di trattenere una risata. -"Chi è Caleb?" Chiedo guardando i bicchieri di plastica sparsi nel giardino e le bottiglie di birra vuote lasciate per terra. -"Una persona che dovresti evitare, almeno finché non recupererai la memoria." Scende dalla moto e ci si appoggia incrociando le braccia. -"Sai già che non lo farò." Accenno un sorrisetto e abbasso lo sguardo. -"Non sto scherzando." Sposta lo sguardo su di me e mi costringe a guardarlo. -"Per quanto ne so, la memoria potrebbe non tornarmi. Cosa dovrei fare nel frattempo? Restare in un angolo in disparte mentre gli altri si godono la vita?" Mi passo le mani sulle cosce e abbasso lo sguardo. -"Non sto dicendo questo, cerco solo di proteggerti." Inarca un sopracciglio e mi guarda confuso. -"Lo so." Mi sistemo i capelli dietro un orecchio e una ventata li scompiglia nuovamente. Restiamo in silenzio per qualche minuto e sembra un arco di tempo interminabile. -"Ho paura." Confesso con un filo di voce. Si volta verso di me. -"Se non riuscissi a tornare quella di prima, a recuperare i miei interessi, le mie ambizioni, tutto quello che ho costruito fino ad ora sarà inutile. Come mi guarderà mia madre quando ripeterò gli sbagli che ho già fatto in passato ma che non ricordo? Come mi guarderai tu se andrò con qualcun altro senza sentirmi in colpa? Io come riuscirò a guardarmi da sola allo specchio senza sapere chi sono?" Le lacrime mi rigano il viso ma la mia espressione rimane seria. -"Tu sarai quello che deciderai di essere. Non ti servirà la memoria per essere te stessa." Mi asciuga il viso bagnato con il pollice. -"Tua madre sarà sempre fiera di te ed io mi farò da parte se necessario e ti guarderò da lontano essere felice." Una lacrima riga anche il suo viso e la seguo con lo sguardo fino alla sua bocca. Mi ama così tanto. Non me ne ero accorta fino in fondo. -"Ora smettiamola di piangere." Scuoto la testa e chiudo per qualche secondo gli occhi. -"Non sto piangendo, mi è finito qualcosa nell'occhio." Sdrammatizza e scoppiamo in una risata.

Arriviamo davanti casa e la riconosco non appena vedo Amber piazzarsi sulla soglia. -"Quanto ci avete messo?" Sbotta spostando le mani sui fianchi. -"Gli ho fatto fare un tour della città." Risponde Dylan ammiccando un occhiolino. -"È appena uscita dall'ospedale!" Sbarra gli occhi e poi si lascia scappare una risata. -"Sei irrecuperabile." Dice mentre ci fa entrare in casa. È sistemato tutto nel minimo dettaglio e le mie foto con lei e Jason sono in primo piano. Mi avvicino e ne prendo una in mano. -"Allora, che te ne pare?" Mi chiede mia sorella sedendosi sul divano. -"È familiare." Sorrido poggiando nuovamente la foto sul mobile. -"Vuoi vedere la tua camera?" Domanda mentre Dylan raggiunge Jason in cucina. Annuisco e poi la seguo al piano di sopra. -"Dove abita Nora?" Chiedo guardandomi intorno. -"Casa sua è a due isolati da qui, ma se vuoi.." la interrompo. -"No, sto bene qua." Apro la porta della camera e un palloncino rosa svolazza sul soffitto. Con una mano tocco il letto senza nemmeno una piega e poi mi ci siedo sopra. -"Possa farti un'altra domanda?" Azzardo e lei annuisce. -"Mio padre è morto?" La sua espressione è sorpresa e si avvicina a me. -"No, certo che no." Si passa una mano tra i capelli e inarca la bocca in un sorriso. -"Lui ci ha abbandonate quando eri molto piccola. Era coinvolto in qualche giro di droga e aveva completamente perso la testa." Mi accarezza la guancia e poi si siede accanto a me. -"Meglio così allora." Alzo le spalle e inclino la testa. -"Già." Socchiude gli occhi e poi li spalanca subito dopo. -"E se ti andassi a preparare il tuo dolce preferito?" Mi fa un occhiolino interrompendo il silenzio che si è creato. Non ricordo nemmeno qual'è ma annuisco per farla felice.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 05, 2017 ⏰

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