VII

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PICCOLA PREMESSA:
L'inizio del capitolo avrà delle scene un po' crude. Se siete molto sensibili saltate questa piccola parte, o altrimenti leggete.
Vi ho avvisato eh.
Buona lettura.

La brezza fresca di primavera fa muovere i miei capelli formando cosí delle onde perfette.
Il sole brilla da solo nel cielo senza nuvole, illuminando il piccolo laghetto.
L'erba intorno ad esso, si muove sinuosa a causa del vento.
Dove mi trovo?
Sento una voce canticchiare poco lontano da me, giro la testa verso un punto non molto lontano dal laghetto e mi accorgo della presenza di un bambino.
Esso si fa strada tra l'erba abbastanza alta per la sua statura e continua a saltellare e a canticchiare canzoncine a me sconosciute.
Il suo corpo è piccolo e esile, i suoi capelli castani sono continuamente mossi dal vento e i suoi occhi marroni tendono a diventare chiari alla luce del sole.
Dove starà andando?
Decido di seguirlo, mentre lui continua a saltellare qua e là spensierato.
Poco dopo, noto che tra le mani, tiene stretta una piccola rosa rossa stando attento a non pungersi con le spine di essa.

Improvvisamente però, mi ritrovo catapultata davanti ad un palazzo che conosco molto bene.
La mia casa.
O meglio la mia ex casa.
Solo a vederla mi sale un groppo in gola. Il bambino misterioso continua a correre ininterrottamente verso essa tenendo sempre ben stretta la rosa tra le mani.
Una volta arrivato, cerca di salire i gradini che portano all'interno ma ad un tratto dal terreno sbucano delle figure a me sconosciute. Non hanno una forma ben precisa sembrano delle ombre ed hanno un aspetto orribile che mi fa inorridire.
Il bambino spaventato a morte, cerca di scappare via ma la rosa gli scivola dalla mano e lui si ferma per raccoglierla, ma proprio in quel momento le due spaventose ombre stanno per raggiungerlo.

«Attento!» urlo con tutta la voce che ho in corpo provocando un eco assurdo però inutilmente, perché è come se non riuscisse a sentirmi.
Allora corro più che posso verso il bambino per aiutarlo ma la strada diventa interminabile ed è come se corressi a vuoto.
Ormai affaticata non posso far altro che guardare sconfitta le scene che velocemente cominciano a susseguirsi.
Il bambino viene raggiunto dalle due ombre e non fa in tempo a scappare perchè una di esse lo afferra con un suo braccio privo di forma propria e lo sventra da dietro per poi tirare indietro il braccio.
Il più piccolo rimane senza fiato sgranando gli occhi.
Le lacrime si fanno strada e iniziano a scorrere sulle mie guance mentre cado in ginocchio impotente, sento le urla di quel bambino farsi più intense. A quel punto rialzo lo sguardo sulla orribile scena e intanto l'altra ombra strappa la rosa dalle mani del più piccolo e comincia ad infilzarlo con le spine di essa.
Tiro un urlo come se fossi stata io a ricevere le spine di quella rosa nella mia carne.
Il bambino dagli occhi marroni ormai giace inerme sul prato mentre quelle due ombre senza volto lo prendono di peso trascinandolo nell'oscurità più profonda...

«No, NO!»
Esclamo mentre mi sveglio sobbalzando dallo spavento accorgendomi solo poco dopo che si è trattato di un incubo. Ho il fiatone, quindi cerco di tranquillizzarmi e regolarizzare il respiro.
Guardo il soffitto di legno, ma poco dopo chiudo gli occhi cercando di rilassarmi e dormire nuovamente, invano perchè mi ritornano in mente quelle brutte scene.
Vorrà forse dirmi qualcosa questo sogno?

Penso e ripenso ad un possibile significato ma finisco con l'addormentarmi di nuovo, stavolta però senza incubi.

I raggi solari entrano dalla finestra facendomi strizzare più volte gli occhi infastidita cosí mi metto un cuscino sulla faccia per pararmi e continuare a sonnecchiare ma il bussare della porta mi fa stizzire ulteriormente.

«Sarah, sei sveglia?» chiede una voce femminile che riconosco benissimo, è Iris.
Mugolo a malapena ma lei evidentemente non mi sente.

«Sarah svegliati e aprimi, adesso!» esclama stavolta urlando, cosí di malavoglia mi alzo dal letto e vado ad aprirla con ancora il pigiama addosso.

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