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Man mano la vista si schiarisce sempre di più e quella sensazione di vuoto che ho provato fino ad ora sta svanendo gradualmente facendomi sentire decisamente meglio.
Una volta schiaritasi definitivamente, mi ritrovo a pochi centimetri da me il viso di Damian con quegli occhi cioccolato intenti a fissarmi. Ben presto la situazione comincia a mettermi in imbarazzo facendomi arrossire visibilmente.

Ma che mi prende?!

Mi ricompongo immediatamente scuotendo la testa più volte allontanandomi.

«Allora hai capito come stanno le cose?» chiede. Il mio sguardo si incupisce visibilmente e mi limito a rispondere annuendo.

«Bene, allora starai qui» afferma.

«Quí?!» ripeto io indicando il laboratorio.

«Non proprio quí! Intendo in questo istituto» risponde lui infastidito.

«Istituto?»

«La tua intelligenza è pari a zero. Possibile che tu non l'abbia capito!?» dice lui per poi mettersi freneticamente le mani nella sua chioma di platino.

«Non sono una gran testa di platino come te, spiegami» affermo con tono provocatorio.

«Possibile che oltre ad essere imbecille sei anche daltonica?! I miei capelli sono bianchi, cioè totalmente differenti dal platino!» conclude lui con tono infastidito facendomi alzare gli occhi al cielo.

Dopodichè lui si allontana e va verso la porta.

«Dove vai?»

«Zitta e seguimi»

«Antipatico!» esclamo per poi seguirlo fuori dal laboratorio.
Davanti a me si estende un lungo corridoio pieno di porte sia a destra che a sinistra di esso.
Damian comincia ad incamminarsi ed io non posso far altro che seguirlo visto che non conosco il posto.

«Dove stiamo andando?» la mia voce riecheggia in tutto il corridoio.

«Ti porto verso la tua stanza» afferma lui continuando a camminare.

Arriviamo alla fine del lungo corridoio, adesso ci troviamo in un ampio spazio e al centro di essi ci sono dei divanetti color bordeaux.
Per terra si estende un tappeto dello stesso colore che ricopre il pavimento, e alle due estremità di questo spazio ci sono dei pilastri di marmo nero con delle forme astratte o almeno, a me sconosciute, che sembrano arrampicarsi su di essi.
Mi accorgo però, che questo spazio centrale non fa altro che formare un incrocio, facendo estendere ad ogni lato un corridoio. Uno davanti, uno a sinistra, poi uno a destra e infine quello da cui siamo appena usciti.
Io rimango stupita da tutta questa eleganza visto che questo è un istituto.

«Questo posto è molto bello!» dico io stupita.

«E questo non è nulla» dice per poi imboccare il corridoio sulla destra che apparentemente sembra molto diverso dagli altri, infatti è molto più cupo e malcurato.
Arriviamo in fondo al corridoio, dove vi è una piccola scala e infondo ad essa c'è una porta chiusa.

«Questa è la tua stanza, fatti trovare pronta per le 21:00 e mi raccomando, nel caso incontrassi qualcuno, non dirgli assolutamente il tuo nome» queste sono le sue ultime parole prima di voltarsi e andarsene rimanendomi con una strana espressione di stupore sul volto.

Perchè non devo dire il mio nome?!

Ancora abbastanza perplessa, salgo le scale ed arrivo difronte alla porta della mia camera, la apro ed entro.
Davanti a me tutto è ricoperto da un velo bianco per evitare che gli oggetti si impolveriscano, in fondo alla stanza ci sono delle finestre alquanto sporche e il pavimento non è altro che un parquet di color legno scuro.
Noto un piccolo interruttore con un pulsante alla mia sinistra, premo su di esso e la stanza viene completamente illuminata dalle lampadine del lampadario.
Mi guardo intorno e non posso far altro che rimanere stupita dalla piccola stanza che mi circonda.
Faccio qualche passo verso l'interno e l'odore di chiuso investe subito le mie narici.
Prendo fra le mie mani il velo bianco e comincio a scoprire i vari oggetti, partendo da un piccolo divanetto a un comodino, dalla scrivania al letto abbastanza spazioso e altre cose, tra cui un orologio a muro placcato in rame.
Mi accorgo che funziona cosí guardo l'orario, sono le 16. Perfetto, ho tutto il tempo di rimettere in sesto un po' la stanza. Nonostante io sia o almeno fossi una Principessa, mia madre mi ha sempre insegnato a mettere in ordine le mie cose, perchè le governanti entravano solo per pulire a fondo ogni giorno. Questi piccoli ricordi scatenano in me una piccola nostalgia che mi affretto subito a mandar via.
C'è una porta vicino al lato sinistro del letto in cui vi è un piccolo bagno, entro e tolgo il velo anche lí. Dopo essermi sciacquata il viso, mi metto all'opera per sistemare un po' tutto.
Inanzitutto posiziono in un modo più ordinato i vari mobili e il piccolo divanetto, poi in un ripiano del bagno trovo un panno che bagno poco dopo nel piccolo lavandino e così comincio a pulire.

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