Boom
Sempre il solito rumore.
Urla.
Corro.
Emergenza.
"Dottoressa Torres, corra! Abbiamo bisogno di lei" sento urlare dal mio cercapersone. Ma io sto già correndo a tutta velocità verso il capannone a sud, corro come sempre, corro come quando ho corso tanto per la prima volta, quella mattina di giugno all'uscita della scuola...ma mentre li non potevo fare molto, qui posso fare tanto e quindi corro.
Quando arrivo indosso il camice, e nel mentre raccolgo le notizie
"Piccola bomba, non molti feriti. L'unico che ha più lesioni è un bambino di 7 anni, mi sa che ha bisogno di essere controllato all'addome, è gonfio" mi spiega Edward, un mio collega qui. Guardo il bambino, eh si, qui devo operare
"Preparami il kit edward e sedatelo con quel poco che abbiamo" dico al resto dell'equipe
"Che succede Olivia?"
"Edward qui c'è un'emorragia interna, devo intervenire subito prima che sia troppo tardi"
Mi preparano il bambino e mi preparo io. Purtroppo qui non abbiamo molto, il campo operatorio viene sterilizzato sempre meno e anche se sono in continuo contatto con l'ospedale di Miami per avere sempre più medicinali, non abbiamo molte risorse. Le uniche risorse buone qui, sono le nostre mani. Purtroppo in un paese in guerra come questo, la Libia, non possiamo avere molto.
Faccio il possibile per salvare questo bambino e per fortuna, dopo 2 ore, riesco a terminare e come ogni volta, mi sento rinata a fine intervento. Aggiorno tutto sull'ultimo intervento, faccio rapporto e ritorno nella mia tenda.
Sulla strada del ritorno vedo sempre le solite scene: erba molto alta, non curate e secca dal troppo sole. Militari che corrono in tutte le direzioni, facce stanche; alcune di esse urlano di voler rincontrare i loro figli, le loro donne, i loro genitori; altre urlano di voler solo tornare a casa. Siamo tutti stanchi ormai. Siamo qui da 3 mesi, ma a me sembra una vita intera.
Quando ho accettato questo incarico non immaginavo fosse così dura e stancante; certo mi aspettavo che fosse un'impresa, ma vi assicuro che una cosa è spiegarlo e un'altra è viverlo.
Ho visto di tutto.
Bambini a corto di cibo, impauriti e senza famiglie. Ho curato ferite che non pensavo sarei stata in grado di curare, ma per fortuna qui ho i miei colleghi, che con il tempo sono diventati miei cari amici.
Sono arrivata alla mia tenda.
Una piccola tenda con il necessario.
Mi butto sul piccolo letto, ormai esausta, e chiamo Leila, la mia migliore amica.
Uno.
Due.
Tre.
"Amoreee, finalmente! Iniziavo a preoccuparmi! Come stai? Li tutto bene? La situazione com'è? Ti prego torna che qui manchi e siamo tutti in pensiero"
"Ehi ehi Leila, una domanda alla volta!" Le dico sorridendo. Ormai ho fatto l'abitudine alla sua parlantina. Ha sempre avuto questa tendenza a parlare molto quando diventa ansiosa e credetemi, Leila sembra abbia tutti i giorni un biglietto attaccato alla fronte con su scritto "sono in ansia"
"Oli, hai ragione, scusa ma sono preoccupata" ecco, come non detto
"Tutto bene Lè! Qui la vita è frenetica, non abbiamo un po' di tregua, ma per fortuna riesco a sopravvivere. Lo sai, a me piace la dinamicità"
"Lo so Olivia, ma sai che puoi salvare vite anche qui vero? Sei un ottimo chirurgo e l'ospedale ti aspetta" ora è seria, molto seria
"Lo so Leila, un'altra settimane e la missione finirà!"
Restiamo per altri 20 minuti al telefono a raccontarci tutto. Lei mi racconta ciò che succede nella sua vita e tutti i gossip dell'ospedale. Anche Leila lavora al Jackson Memorial Hospital di Miami ed è un'ottima ostetrica. Forse la migliore che l'ospedale possa offrire.
Dopo aver staccato resto in tenda a riordinare alcune cartelle e ad aggiornare sugli ultimi soccorsi fatti.
La giornata passa così, meno movimentata, nessun emergenza e io resto chiusa per tutto il tempo nella mia tenda. Sono stanca, ma prima di lasciarmi andare nelle braccia di Morfeo, metto un'altra croce sul calendario, come tutte le sere.
26 Giugno X
"E un'altra giornata è andata. Manca meno di una settimana Olivia, forza" esclamo per farmi forza. Il primo luglio si torna a casa. Penso, prima di crollare cullata dalle note di quel paese così devastato.
"Olivia"
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Un soffio di vento [Wattys2016]
RomanceTRAMA Olivia, 31, non ha avuto una vita semplice, anzi, l'opposto. Una vita piena di disavventure e tragedie. Una vita che lei non avrebbe mai voluto, ma che forse le è servita a trovare ciò che per molto tempo ha tanto cercato. Ha perso suo padre...