Aveva fatto di tutto

442 17 3
                                    

La depressione è il dolore nella sua forma più pura. Io per esempio farei di tutto per essere capace di provare di nuovo un'emozione. Una qualsiasi. Il dolore fa male, ma quando è talmente potente da annullare qualsiasi altra sensazione, ecco, in quel momento inizi a credere che stai per impazzire.

-Jessica Ann Redmerski, Il confine di un attimo


Marinette aveva promesso. Continuava a ripetersi che aveva fatto una promessa a Chat Noir e non aveva intenzione di infrangerla. Eppure era così difficile resistere alla tentazione. Era così difficile non farlo perché era l'unico modo per provare qualcosa. Perché il dolore era diventato così totale da aver assorbito completamente le sue emozioni. Era per quello che lo faceva, per provare qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Però aveva promesso e Marinette non era solita rompere le promesse. Soprattutto non dopo aver visto Chat piangere e supplicarla. Supplicarla di non farsi più del male. Quando aveva visto le sue lacrime e aveva sentito la sua voce spezzarsi aveva creduto di sentire il cuore esploderle nel petto. E così aveva promesso.
Mai più.

Adrien era rientrato sconvolto, quella notte. Si era aspettato battutine e richieste di camembert da parte di Plagg ma il kwami doveva aver compreso la gravità della situazione e se n'era stato zitto. A guardare Adrien piangere, pallido in volto e con le mani tra i capelli. L'aveva visto fissare il vuoto e strofinarsi le mani nell'acqua per un tempo non indifferente, convinto che, chissà come, il sangue di lei gli sporcasse ancora le mani. L'aveva visto agitarsi nel sonno e riporre in fondo ad un cassetto la lametta, che le aveva accuratamente portato via.
Mai più, lei glielo aveva promesso.


Tornò a casa di Marinette, la sera seguente. S'intrufolò in camera sua, sistemandosi sulla chaise-longue e attese che tornasse. Pochi minuti dopo la botola venne aperta e Marinette fece il suo ingresso nella stanza, urlando un saluto ai genitori.
«Ciao, principessa.» la salutò.
Lei gli rivolse un cenno e si sistemò accanto a lui, mostrandogli i polsi. Non c'erano nuovi tagli. Lui scosse il capo e le sorrise.
«Principessa, mi fido di te. Se hai detto che non lo farai più, credo fermamente che ieri sia stata l'ultima volta.»
Marinette gli sorrise, rincuorata dalla fiducia che riponeva in lei. Lei, che si considerava indegna persino di respirare.
«Allora, purrrincipessa, dove vanno di bello i tuoi genitori?» chiese, avendola sentita salutarli.
«A cena fuori. Oggi è il loro anniversario.» rispose «E non t'azzardare a fare una battuta sul fatto che abbiamo casa libera!» esclamò.
«Oh, hai fatto tutto tu, razza di pervertita!» la rimbrottò scherzosamente, dandole una gomitata a cui lei rispose prontamente.
Poco dopo, però, gli mostrò di nuovo i polsi.
«Marinette ho dett-»
«Le mani, Chat, le mani!» esclamò, interrompendolo nervosamente.
Lui abbassò lo sguardo sulle sue mani.
Tremavano.
Le tenne tra le sue e, con cautela, intrecciò le loro dita cercando di fermarle. Marinette intanto era sull'orlo delle lacrime e faceva profondi respiri per tentare di calmarsi.
Ben presto la disperazione prese il sopravvento e Marinette iniziò a percorrere avanti e indietro la sua stanza.
«Principessa, calmati, okay? Sono qui. Ci sono io per te.» mormorò fermandola e poggiando la fronte sulla sua. Marinette, però, era come impazzita. Tremava e piangeva mormorando parole sconclusionate. Chat Noir temeva il momento in cui sarebbe esplosa e al tempo stesso sperava che succedesse presto. La guardò negli occhi e capì ciò che stava cercando di comunicargli. Fece un passo indietro e alzò le mani.
«Sfogati, principessa. Esplodi.» sussurrò.
Parve il segnale che stava aspettando. All'improvviso si precipitò alla finestra spalancandola e prendendo grosse boccate d'aria, si avvicinò alla scrivania e gettò tutto in terra piangendo disperatamente. Poi gli si avvicinò e incominciò a colpirlo, gridando.
«TI PREGO! NE HO BISOGNO! PER FAVORE! PERCHE' NON POSSO?!» urlava, ora colpendolo ora ficcandosi le unghie nella carne. Poi, si calmò e alzò una mano per colpirlo, con meno forza stavolta. Fu allora che Chat la fermò, le bloccò il polso e, delicatamente, risalì fino alla mano, intrecciando le mani con le sue. Marinette si calmò e lo strinse in un abbraccio mormorando di non lasciarla sola. Lo strinse perché era l'unica cosa certa, l'unica cosa che la faceva sentire viva in qualche modo.

Aveva fatto di tutto per provare qualcosa, qualsiasi cosa, ancora una volta. Adesso ne aveva di nuovo la possibilità.

CauchemarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora