2. Unwanted guests

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Mi sveglio nel mio letto per la leggera vibrazione del mio telefono. Erano passati tre giorni da quello strano benvenuto che avevo ricevuto.
Questa prima settimana è passata senza troppi problemi ma non mi sono ancora integrata molto. Jay è l'unico che sembra cercare di farmi sentire a mio agio e con cui riesco a tenere un discorso per più di cinque minuti.
Anche Dave è abbastanza gentile nei miei confronti, probabilmente si sentiva in debito con mio fratello o gli facevo particolarmente pena.
Riguardo a Suga il discorso è diverso, non mi ignora, ma non da nemmeno segno di accorgersi di me.
Mi sento letteralmente come un soprammobile ai suoi occhi: piazzata li più per estetica che per altro e senza nessuna apparente funzionalità.

Scendo dal letto e mi preparo per questa ultima giornata lavorativa prima del weekend. Dopo essermi vestita esco velocemente di casa e mangio una barretta ai cereali mentre mi avvio verso il bar, dovendo aprire abbastanza presto non ho il tempo di fare colazione a casa.
Sto iniziando ad abituarmi alla strada per arrivare al bar, la neve inizia a farsi marrone per tutta la gente che ci ha camminato sopra. Quando entro nel quartiere saluto alcuni residenti con un leggero cenno del capo. Alcuni raggi di sole sembrano farsi avanti, ma fa ancora troppo freddo per goderseli.
Entro dalla porta sul retro e quando sono all'interno del bar apro le tende e la porta d'ingresso, per poi girare il cartellino in modo che la scritta "aperto" sia leggibile dall'esterno.
Da quanto ho capito in questi giorni, quasi tutti abitano al piano di sopra del bar, quindi facendo attenzione posso sentire se stanno scendendo.
La prima cosa che noto è una bottiglia di vetro rotta, alcuni pezzi erano sporchi di sangue e quello che ne restava del contenuto era tutto rovesciato per terra. Anche un tavolo lì vicino era sporco di sangue.
Non era così il bar quando sono uscita ieri sera.
Una voce mi interrompe dai miei pensieri.
"Buongiorno Madison" è Jay, seguito da Dave e un altro paio di ragazzi del gruppo.
"Buongiorno" rispondo velocemente.
"Che è successo qui?" Lo sguardo di Dave passa dai vetri per terra al tavolo, per poi finire su di me.
"Non ne ho idea, sono appena arrivata ed ho trovato questo" inizio ad essere un po' preoccupata.
Non mi aspettavo che avrei trovato del sangue all'interno del bar, ero convinta tenessero le missioni al di fuori della struttura.
"Che sta succedendo?" Una voce roca, doveva essersi appena svegliato. I capelli bianchi spettinati sul viso fermati dal cappuccio della felpa grigia che indossava.
"Suga centri qualcosa con quella bottiglia?" Dave lo guarda alzando un sopracciglio.
"Si, l'ho rotta io. Ieri notte sono passati a trovarci." un mezzo sorrisetto beffardo si forma sulle sue labbra rosate.
"Pulisci velocemente prima che arrivino i clienti. Tu invece ti fermi qui che dobbiamo parlare." Dice Dave guardando verso di me per la prima metà della frase, per poi spostare lo sguardo su Suga concludendola.
Mi sbrigo a prendere un panno umido, una scopa e una paletta. L'idea di dover pulire il sangue di qualcuno mi mette i brividi. Diciamo che il sangue in generale mi fa questo effetto, ma devo iniziare ad abituarmici. Prima spazzo via i pezzi del vetro da terra, dopo passo al tavolo. L'odore del sangue che iniziava a seccarsi, la consistenza e il colore rosso tendente al marrone: ogni cosa di quella macchia mi faceva rivoltare lo stomaco.
Appoggio il panno sopra e inizio a grattarlo via utilizzando una sola mano, mentre tengo l'altra con il dorso premuto sotto il naso e sulle labbra.
Faccio abbastanza in fretta fortunatamente e vado subito a sciacquare il panno sotto l'acqua corrente del rubinetto.
I tre, nel frattempo, si sono seduti ad un tavolo: sembrano tesi.
Chi era passato ieri sera e perché stava creando così tanto scalpore?
Dalla vetrina riconosco il volto di un signore che si incammina verso il bar, era venuto tutte le mattine questa settimana.
"Sta arrivando un cliente" dico girandomi verso i tre.
Jay si alza immediatamente.
"Io devo sbrigare delle commissioni. Se avete intenzione di restare qui a chiacchierare almeno ordinate qualcosa e cercate di sembrare dei normali clienti." Il tono che usa con loro è molto più duro di quello che usa con me. Che non corra buon sangue? Magari sarà solo stanco.
"Portaci due cappuccini" sbuffa Dave per poi passarsi una mano sulla faccia.
Mentre preparo i due cappuccini entra il signore che avevo visto prima in lontananza seguito da un altro signore e si vanno a sedere ad un tavolo.
Finisco di preparare i cappuccini e li appoggio uno davanti a Dave e l'altro davanti a Suga.
Poi vado al tavolo dei due signori, che ordinano due caffè. Dopo averli preparati glieli servo al tavolo.
"Hai visto? Oggi ti ho portato un nuovo cliente." Dice il primo ridendo, mentre gli appoggio il caffè davanti, per poi riprendere a parlare."Sai in questo quartiere ne succedono un po' di tutti i colori. Ieri dalle sue parti hanno dato fuoco a qualche macchina, e non si fidava ad andare nel suo solito bar."
Il discorso del signore deve aver incuriosito i due seduti nel tavolo poco distante.
"Spero non sia successo niente di grave a nessuno." Rispondo gentilmente. Avere un buon rapporto con i clienti è il primo modo per non farli dubitare di me e del bar, come richiede la regola numero due.
"Questa volta fortunatamente no. Ma spero davvero che puniscano i colpevoli, sono anni che agiscono nella stessa maniera. Bruciano le auto come avvertimento, poi combinano sempre qualcosa di grave dopo e non vengono mai ricercati. Li lasciano sempre fare, è per colpa dei giri come i loro se questo quartiere si fa sempre più pericoloso."
Il signore borbotta. Mi ero fermata lì ad ascoltarlo tenendo il vassoio vuoto stretto al petto, e penso di non essere stata l'unica. Infatti anche Dave e Suga tenevano gli occhi puntati su di lui.
È proprio vero che alle persone piacciono i gossip e che nei bar se ne possono sentire di tutti i colori.
Dopo una ventina di minuti i signori finiscono, pagano ed escono. Pulisco il loro tavolo e metto lo tazzine a lavare.
Il tempo passa e i due restano lì seduti al tavolo a parlare.
L'orario di punta è ormai passato da abbastanza, quando Dave mi fa cenno di prendermi una sedia e raggiungerli al tavolo, quindi faccio come mi è stato detto.
Il bar è vuoto, si sente solo il rumore dell'anello che Suga fa girare come una moneta sul tavolo. Abbasso lo sguardo sulle sue mani. Quando stringe il pugno le vene sono ancora più visibili del solito, la carnagione chiarissima è costellata da taglietti ancora aperti probabilmente dovuti al vetro che aveva rotto ieri sera, le nocche sono leggermente livide.
"Solitamente non entrano nel bar, ma se ci sono riusciti di notte possono tranquillamente farlo di giorno." La sua voce è ferma e il suo sguardo puntato sulle mani chiare.
"Ma di chi state parlando?" Chiedo leggermente tesa. Non risponde, scuote leggermente la testa.
"In città ci sono diversi gruppi come noi, si cerca di mantenere le distanze e non invadere mai la zona degli altri per non attaccare briga. A noi è andata male dato che in questo quartiere c'è un altro giro che si autoproclama il migliore e spera di far fuori la concorrenza" spiega tranquillamente Dave. È strano come lui e Suga pur avendo caratteri diversi vadano così d'accordo.
"In breve se vedi qualcuno di strano entrare trattalo come un normalissimo cliente, non contraddirlo o istigarlo. Ci sarà sempre qualcuno di noi nel bar nel caso la situazione degenerasse" continua Suga. Questa volta il suo tono è diverso. Infondo non mi sta dando degli ordini, ma degli avvertimenti in modo che io possa prendere delle precauzioni.
"Okay, lo farò."Annuisco guardandolo negli occhi. Non avevo ancora notato il segno di un vecchio taglio che stava guarendo sul suo zigomo sinistro.
I suoi occhi sono talmente scuri da potercisi perdere dentro, penso che sia l'unica parte di lui che emana un calore umano, che però scompare quando sposta lo sguardo.
"Bene, ora torna al bancone"
Di nuovo il gelo.

Don't tell 'em☽ Min YoongiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora