Scrittore alle prime armi.

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Per chi, come me, non sa se nella vita

se l'è andata a cercare

o se la vita è andata a cercare lui.

 


Per uno scrittore alle prime armi, la pagina bianca può essere fonte di grande angoscia. Devi riempirla, sai che devi, ma nel momento stesso in cui inizi a fissarla, invece di visualizzare uno scenario, nella tua mente c’è il nulla. Bianco, come la pagina.

Per me non è mai stato così. Sin da quando ero piccolo, vivevo per scrivere. Volevo dar forma concreta a quel che un bambino aveva sempre solo immaginato quando il mondo cominciava a stargli troppo stretto. La pagina bianca era la tela sulla quale dipingevo in nero le creature più variopinte, insieme a scenari tra i più inverosimili che potessi inventare. Perché, quando l’acqua era liquida e il cielo azzurro, le cose non andavano esattamente per il meglio.

Sono sempre stato un bambino silenzioso che più che andare a bussare alla porta sul mondo, la chiudeva a doppia mandata e ci piazzava davanti un bel drago paffuto affinché non venisse mai aperta. Mi sono sempre domandato come fosse possibile che i miei genitori e, più in generale, tutti coloro con cui avevo a che fare, non si annoiassero in un mondo ripetitivo e pieno di regole.

Non riuscivo a venirne a capo e nemmeno mi interessava, francamente. Io avevo la mia immaginazione e un computer fisso vecchio di almeno dieci anni, quando lo stesso concetto di computer non ne aveva più di venti, ma mi bastava. E se non mi fosse bastato, avrei immaginato altrimenti.

No, non è la biografia di Stephen King quella che state leggendo, e nemmeno mi piacerebbe che lo fosse: quell’uomo ne ha passate troppe per poterle anche solo elencare e non ho alcun desiderio di percorrere quella strada, anche se alla fine troverei la carriera dei miei sogni.

È sempre stato il mio unico obiettivo voler essere uno scrittore, ma purtroppo, quando il fanciullesco pozzo delle meraviglie che mi regalava così tanti spunti a dieci anni si è prosciugato, ho scoperto di non avere gran ché da raccontare. Non puoi essere uno scrittore se non hai una storia, per cui ho semplicemente coperto la macchina da scrivere e l’ho messa nel ripostiglio, metaforicamente parlando. Fino ad ora.

Perché ricominciare, quindi? Beh, la mia vita è un po’ cambiata dall’ultima volta che mi sono seduto ad una scrivania. Potrei dire che me la sono complicata da solo, ma la verità è che non so nemmeno cosa sia successo.

La farò breve: ero fidanzato da almeno quattro anni; lei era bellissima, intelligentissima e divertentissima… e altri “issimi” che potrei aggiungere, ma che sarebbero totalmente superflui. Non era lei che non andava, ma al contempo lo era e tutt’ora, dopo anni, ancora non mi spiego quale fu la molla che mi fece scattare.

Anzi, lo so: i tovaglioli. Lei non riusciva a scegliere in che modo far piegare i tovaglioli per il ricevimento del nostro matrimonio. Vi sembra assurdo? Per lei, invece, era questione di vita o di morte. Persino di notte, nel silenzio della nostra camera, riuscivo a sentire un sussurro con la voce di lei che ripeteva “A fenicottero o a fungo?” e giuro, non avevo nemmeno idea di come si piegasse un tovagliolo a fungo.

Così, una sera, sono andato al bar. Nulla di strano, fin qui. Volevo prendermi la serata libera da confetti e merletti e bomboniere, ma col senno di poi mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessi sentito di nuovo quella voce sussurrare, non mi fossi alzato dal letto e non fossi uscito, mugugnando un “Io esco.”

Sarei stato fregato, immagino. L’avrei sposata, avrei fatto dei figli (un maschio e una femmina, lei li voleva in quest’ordine) e non avrei mai scoperto quello che già sapevo ma che tutti mi avevano insegnato fosse solo una bugia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 10, 2017 ⏰

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