Parte 1

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Piccola premessa: so che il titolo porta la scritta OS, ma ho preferito spezzare in due il tutto in modo tale da renderlo più fluido.

Giugno 2017

Percepisco l'aria fresca che mi accarezza il viso e mi conferisce quell'effimera sensazione di freschezza in questa calda giornata di inizio estate.

Distesa a terra a guardare il soffitto con solo la finestra aperta sopra di me che tenta di riportarmi al mondo reale, ma la mia mente è troppo lontana da tutto questo ormai.

Sono due mesi che passo così il tempo libero.

Sono due mesi che sento di vivere in un vuoto, sento di essere finita in una stanza bianca senza arredamento né altro.
Sono due mesi che non sento più la gioia, la felicità​, l'attesa per qualche evento. Sto vivendo in una sorta di grande apatia, il che potrebbe essere anche positivo, ma non sentire più nessun tipo di emozioni positive e crogiolarsi in quelle negative fa davvero male.

Prendo il cuscino per stare più comoda e continuo a dedicarmi al soffitto. Non so cosa ci sia di così interessante in effetti, ma sono sempre qui a fissare questo muro bianco. Quel bianco che contiene tutti gli altri colori, ma che a me conferisce solo un gran senso di vuoto.

Niente mi smuove più. Sono come un enorme blocco di pietra.
L'unica cosa che si aggira nella mia testa è quel vaso di Pandora che contiene tutti quei momenti che vorrei solo dimenticare. E così diventa sempre più difficile andare avanti e lasciarsi le cose indietro: ti perseguiteranno sempre e saranno in quel determinato punto nella tua testa in ogni momento.

Come faccio a dimenticare il primo momento in cui ci siamo incontrati?

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Flashback

Primi giorni di febbraio 2017

Stavo per imboccare la solita strada per tornare a casa dopo scuola. Ero sola, stavo litigando con le cuffie che sembravano aver acquisito vita propria e, mentre giravo l'angolo cercando di non perdere l'equilibrio tra le varie esposizioni del fruttivendolo, andai a finire addosso a qualcuno: un ragazzo.
Appena lo vidi, fu inevitabile fare una scansione completa. La cosa che mi colpì subito fu che era diverso da tutti gli altri, non vestito alla moda e soprattutto senza quegli atteggiamenti che tutti hanno credendo di essere "fighi", ma che in realtà risultano essere solo patetici. Aveva degli occhi marroni, la tonalità forse più comune che ci sia, ma erano in perfetta armonia con il suo viso sorridente che nel complesso trasmetteva serenità. E' sempre stato così: ogni volta che mi guardava mi trasmetteva qualcosa di positivo, molti non danno importanza al valore di uno sguardo. I capelli poi, dello stesso colore degli occhi, venivano continuamente mossi dal vento leggero.

Quando mi ripresi,chiesi subito scusa e iniziai ad andare via, ma lui mi fermò dicendomi che mi avrebbe fatto compagnia visto che doveva percorrere la stessa strada.
In quel momento nella mia testa c'erano tante voci, ognuna esprimeva i miei circa cento dubbi su quella situazione e quello più importante era: "Cosa sta succedendo?".

Tuttavia io ero così stanca e mi interessava solo tornare a casa dal mio tanto amato letto.
Così rinunciai alle cuffie e stavo per metterle via, ma lui le prese dalle mie mani sfiorandomi le dita.
"Scusa, ho dimenticato le mie a casa e ancora mi chiedo come abbia fatto visto che non riesco a vivere senza."
"Oh, non ti preoccupare,fa pure."

Io ero sempre più allibita e sempre più stremata: tutte le mie ultime forze vitali le stavo spendendo per tornare a casa a piedi con uno zaino troppo pesante in compagnia di un perfetto sconosciuto. Già immaginavo i titoli di quelli che si definiscono articoli di giornale in giro per il web "Morta perché troppo stanca." E chi mi conosceva avrebbe approvato.

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