Capitolo 3

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Era pomeriggio inoltrato ed io e Jordan eravamo nel bel mezzo di un problema algebrico. Faticavo a credere di essere finalmente riuscita ad avvicinarmi a lui. Avevamo trascorso poco tempo insieme, ma mi sarei già azzardata ad esprimere la mia opinione sul suo carattere: era proprio come lo avevo immaginato. Non era strafottente come tutti i suoi amici, era un ragazzo solare e spiritoso, non mi sentivo in imbarazzo a parlare con lui e a dirla tutta era anche un po' goffo. Capiva con facilità i concetti che gli spiegavo e questo mi portò a pensare diverse volte che non avesse davvero bisogno di ripetizioni.. ma non mi lamentavo. Era comunque il ragazzo per il quale avevo una cotta, e il suo invito alla festa non mi aveva fatto chiudere occhio per tutta la notte. Continuavo a chiedermi come avrei dovuto comportarmi e come avrebbero reagito molte ragazze vedendomi arrivare con lui. Qualche volta mi spaventava il fatto di non avere ancora una confidenza tale da poter essere la sua accompagnatrice. Da quando era arrivato in caffetteria avevamo completamente evitato il discorso, o almeno così avevo fatto io. Probabilmente per lui era una cosa più che normale, essendo uno dei ragazzi più popolari a scuola. Non era la sua prima festa, non ero la sua prima accompagnatrice . Invidiavo i ragazzi come loro, prendevano tutto con leggerezza. Bastava avere dei bei lineamenti e qualche soldo in più nel portafoglio ed era successo assicurato. Forse stavo esagerando, ampliavo i miei pensieri da adolescente appartenente ad una classe sociale media e lasciavo che l'insicurezza prendesse il controllo. Preoccuparsi di tutto ciò, però, non aveva alcun senso. Jordan Scott aveva chiesto a me di accompagnarlo e l'unico compito che avevo io era esserne fiera. Oh, e indossare un bel vestito, ovviamente.
Venimmo distratti da qualcuno che bussò alla porta, che era già aperta. Io e Jordan ci voltammo all'unisono.
'Papà?!'
Mi alzai per andare ad abbracciarlo ma con uno scatto quasi felino, da dietro di lui, sbucò la mia piccola peste che mi corse incontro, mi afferrò la mano e mi spinse fino al divano-letto. Lo presi in braccio e mi sedetti, lui portò le braccia al mio collo e mi strinse forte.
'Liam! Non riesco a respirare!'
'Mi sei mancata tanto Lyds!'
'Anche tu mi sei mancato, nano'
Non appena sciolse la presa gli feci il solletico, lui iniziò a ridere a crepapelle pregandomi di smettere.
'Papà, aiutami!' gridò tra una risata e l'altra. Papà ci guardava divertito dalla porta e a quanto pare non aveva alcuna intenzione di soccorrere il povero Liam, così decisi di smetterla.
'Voglio raccontarti tutto!' mi disse entusiasta mentre abbracciavo mio padre.
'Ora sono un po' impegnata, ma stasera andiamo a fare un giro solo io e te, così mi dici tutto quello che avete combinato tu e papà al campeggio, d'accordo?'
'Chi è lui?'
Indicò Jordan, che aveva assistito confuso a tutta la scena.
'Dai Liam, torniamo a casa e disfiamo i bagagli, parli stasera con tua sorella'
Feci un occhiolino a papà, per ringraziarlo . Lui mi diede un piccolo bacio sulla fronte, afferrò la mano di Liam e tornarono al piano di sotto.
'Scusami tanto, ma è andato una settimana in campeggio con i nostri vicini ed è piuttosto esaltato'
'Nessun problema, è stata una scena davvero adorabile e decisamente migliore di un problema di matematica che, signori e signore, il sottoscritto ha risolto!'
'Ti avevo detto che non era difficile'
Lui sorrise, prima a me e poi al quaderno, soddisfatto di ciò che era riuscito a fare. Per un momento sentii come un vuoto, come se mi mancasse l'aria. Quel sorriso mi aveva colta impreparata, era un sorriso sincero e lo aveva dedicato a me, che a mia volta avevo dedicato il mio tempo a lui e per lui.
'Posso farti una domanda?' Chiesi, timidamente, spostandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
'Certo'
'Perché hai voluto che ti dessi delle ripetizioni? Voglio dire, ci arrivi facilmente alle cose, te la cavi abbastanza bene'
'Forse è vero.. non ho bisogno delle ripetizioni, ma solo di una bella ragazza disposta a darmele'
Lui mi guardò senza smettere di sorridere. Il mio stomaco si ingarbugliò all'udire di quelle parole, e il mio cuore iniziò a battere più velocemente. Avevo paura di parlare, se avessi balbettato o mi fossi mangiata le parole, sarebbe stato alquanto imbarazzante. Così mi limitai a mordermi il labbro, facendo tamburellare la matita sulla scrivania.
'Il rosso ti dona particolarmente'
Diedi una leggera occhiata al mio outfit.. non indossavo nulla di quel colore.
'Le tue guance, Lydia, sono rosse'
Una volta afferrato ciò che intendeva dire, mi coprii il viso con entrambe le mani, ma lui rise , probabilmente consapevole dell'effetto che i suoi gesti avevano su di me.
'Grazie' risposi .
Non trovavo il coraggio di guardarlo negli occhi, così guardai il libro in cerca di un altro esercizio.
'Non ho più voglia di fare matematica. Perché non parliamo un po'?'
Ci scambiammo uno sguardo e lui alzò un sopracciglio come per chiedere la mia approvazione.
'Va bene' roteai gli occhi e chiusi libro e quaderno.
'Di cosa vuoi parlare?'
'Di te. Parlami un po' di te'
'Sono nata a dicembre, mia madre possiede una caffetteria e mio padre lavora al reparto frutta e verdura al supermercato, ho un fratellino di 6 anni e trascorro ogni anno le vacanze dai miei nonni che vivono in Italia'
'Mi hai descritto la tua famiglia, io voglio sapere di te'
'Fammi qualche domanda'
Il suo interessamento nei miei confronti mi rendeva contenta, ed ero contenta anche del dialogo che stavamo avendo. Sapere un po' di più l'uno dell'altro avrebbe sicuramente agevolato il dover andare insieme ad una festa.
'Colore preferito?'
'Viola'
'Genere di film preferito?'
'Fantascienza'
'Genere musicale preferito?'
'Rap'
'Cibo preferito?'
'La pizza, quella italiana però'
'Fai sport?'
'Si, pallavolo. Mi allenavo 4 volte a settimana ma all'ultima partita ho messo male il piede e mi sono procurata una bella storta che mi ha costretto a stare ferma per tre settimane. Ricomincio lunedì prossimo'
'D'accordo, so tutto ciò che volevo sapere'
'Ora è il mio turno'
Stavo pensando a quali domande fare, quali risposte mi avrebbe fatto piacere sentire, ma Liam ruppe quell'attimo di silenzio che improvvisamente era calato.
'Lydia, Lydia! Venerdì sera ho la mia prima partita di lacrosse, alle 9! L'allenatore ha appena chiamato papà! Mi avevi promesso che mi venivi a vedere! Ci sarai, vero? Vero? Vero?'
'Ma certo che ti vengo a vedere! E alzerò un grande cartellone con su scritto il tuo nome, siamo d'accordo? Così tutti capiranno che sei il più bravo'
'Si!'
Senza dire niente trotterellò via. Amavo mio fratello, con quel nasino arricciato all'insù era il ritratto della spensieratezza. Passavamo interi pomeriggi a giocare insieme con la palla, a rincorrerci, a nascondino, e se non volevo subirmi ogni volta i suoi piagnistei a causa di una sconfitta, dovevo lasciarlo vincere e di conseguenza farmi prendere in giro. Da quando c'era lui, qualsiasi cosa accadesse in casa, la colpa diventava automaticamente mia, ma non si poteva rimanere arrabbiati a lungo di fronte a quegli occhietti dispettosi marroni.
La sua prima partita era un evento importante, non poteva certo abbandonarlo in un momento così significativo per la sua futura carriera sportiva.
'Venerdì sera?' domandò Jordan, e subito ricordai la festa.
'Oh Dio, scusami Jordan, davvero! In quel momento non ci stavo nemmeno pensando!'
'Ehi, Lydia, sta tranquilla. É tuo fratello, devi andare da lui'
Mi sentii tremendamente stupida e in colpa. Il ragazzo che mi piaceva mi aveva offerto su un piatto d'argento l'opportunità di accompagnarlo ad una festa e io come una tonta me ne ero scordata e avrei dovuto dirgli di no per una partita di lacrosse di bambini di 6/7 anni.
'Mi sento in colpa, non avrei dovuto dirgli di sì così in fretta'
'Pensi che a Liam faccia piacere avere uno spettatore in più a fare il tifo per lui?'
Sgranai gli occhi deducendo qualcosa di davvero improbabile.
'Si, insomma, mi piace lacrosse'
'Andiamo Jordan, rinunceresti alla festa di Deborah Mares per accompagnarmi a vedere mio fratello ad una stupida partita?'
'Di feste ne organizzano tante, ma la prima partita rimane sempre la prima partita. Secondo me gli farà bene avere più tifo'
'È fantastico, davvero, grazie mille Jordan'
'Chiamami J, tutti i miei amici mi chiamano cosi'
Si alzò, mise lo zaino in spalla e mi salutò con un bacio sulla guancia.
'Ci vediamo, Lydia'
'A domani, J'

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