Capitolo 2

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Passarono due giorni da quando Chris mi invitò alla festa di Deborah, ma non ne avevo ancora parlato con mia madre. Probabilmente ci sarei andata di nascosto e avrei usato Veronica come scudo.
Decisi di prendermi una pausa dopo due ore di traduzione latina. Latino era una materia davvero pesante, ma non mi lamentavo mai a differenza dei miei compagni. La trovavo affascinante e studiarla non mi risultava affatto complicato.
In quel momento, però, bere qualcosa non sembrava essere un'idea malvagia, così mi disfai  del plaid che mi avvolgeva e scesi le scale ritrovandomi in caffetteria.
'Non mi aspettavo che ti saresti fatta viva'
'So come sorprenderti, mamma'
'Vuoi che ti prepari qualcosa?'
'Si un cappuccino, grazie'
Mi sedetti in uno dei divanetti liberi e aspettai che mia mamma servisse alcuni clienti prima di preparare il mio cappuccino. Fu in quel momento che , alzando per un istante la testa dal mio cellulare, lo vidi. Lo vidi entrare in tutta la sua bellezza. Jordan Scott era appena entrato al Pink Light Café, dove io sedevo spettinata e struccata. Mi alzai il più in fretta possibile per andare al piano di sopra e sistemarmi, ma venni bloccata da una voce.
'Lydia, sei tu?'
Era una voce che conoscevo, ma che non avevo mai sentito pronunciare il mio nome. Una voce dannatamente sexy, profonda, ma in grado di richiamare la tua attenzione come un campanello.
Mi voltai imbarazzata facendo finta di non sapere da chi provenisse. In realtà lo sapevo, e l'idea mi eccitava parecchio.
'Jordan?' Chiesi timidamente.
Apparve un sorriso sul suo volto, uno di quelli davvero lucenti, in grado di stenderti senza neanche provarci. Camminò verso di me, azzerando sempre di più la distanza tra di noi. La mia ansia iniziò ad aumentare ma giurai a me stessa che non glielo avrei fatto notare. Mi sarei comportata come sempre. Jordan Scott era davanti a me ma avrei dovuto fingere che fosse una persona come tutte le altre. Jordan Scott. Una persona come tutte le altre. Oh cristo, impossibile. Avanti Lydia, puoi farcela.
'Grazie a Dio sei tu, temevo di aver cannato in pieno!'
Accennai un sorriso.
'Se devi ordinare qualcosa.. non è a me che devi rivolgerti'
Indicai la cassa da dove mia mamma ci stava osservando, e lei lo salutò con la mano.
'No, non sono venuto per questo.. oddio, in realtà si, ma non è questo il motivo per cui sto parlando con te'
Sii più chiaro, Jordan Perfezione Scott, non resterò così calma ancora per molto.
'Sei a matematica con me giusto?'
'Si, con Mrs. Fields'
'Esattamente. E sei anche brava, non è vero?'
'Diciamo che me la cavo'
' "me la cavo" va abbastanza bene come risposta. Il semestre è quasi finito e Mrs. Fields ha detto che se non aumento di almeno due valutazioni, oltre a farmi ripetere il corso, parlerà col coach e farà di tutto affinché io smetta di giocare nella squadra. Non è che mi daresti una mano?'
'D'accordo, per me non è un problema. Il prossimo test è la settimana prossima, quando vorresti cominciare?'
'Oggi. Passo a casa a prendere le mie cose e vengo da te tra venti minuti. Sei libera?'
'Certo, ma puoi pure tornare qui. Questo posto é di mia madre e c'é una stanza al piano superiore dove possiamo stare tranquilli'
'Perfetto allora, a dopo!'
Fine della conversazione. Cercai di realizzare ciò che era appena successo compilando uno schema mentale.
Jordan Scott era entrato dalla porta della caffetteria e aveva urlato il mio nome.
Lydia era il mio nome, no? E lui aveva urlato 'Lydia ' quindi si, aveva urlato il mio nome.
Dopodiché mi aveva chiesto di essere la sua tutor. Jordan Scott, il ragazzo più bello di tutto il liceo aveva chiesto a me, una ragazzina seduta in un divanetto di una caffetteria con gli occhi contornati da due occhiaie indecenti, di essere la sua tutor.
Era successo esattamente questo.
Venti minuti dopo sarebbe tornato e avremmo passato del tempo insieme, da soli, nella mia stanza. La mia stanza! Era un disastro totale, non potevo permettere che Jordan Scott entrasse in una stanza più simile ad un bunker della seconda guerra mondiale che ad una semplice camera da letto.
Proprio quando scattai in piedi per correre a sistemarla, mi ritrovai davanti allo sguardo incuriosito di mia madre che teneva in mano un bicchiere bollente di cappuccino zuccherato.
'Lui chi era?' chiese maliziosa.
'Nessuno, solo un tipo che devo aiutare in matematica'
'Poche volte capita che 'solo un tipo' abbia quei muscoli. Sicura di non conoscerlo poi così bene?'
'Mamma, che io lo conosca o meno non è importante. Tra poco tornerà qui e al piano superiore c'è un tale disordine! Se permetti, vorrei andare a rendere il tutto giusto un pochino più accogliente, permetti?'
Afferrai il mio cappuccino e mi dileguai al piano superiore.
La situazione era davvero critica. Vestiti sparsi sul divano disfatto, scrivania colma di scartoffie e fazzoletti sporchi a terra causa allergia alla polvere che senza dubbio abbondava in quella cameretta.
In fretta e furia riuscii a infilare i vestiti nei cassetti, fare il divano e piegare le varie coperte con le quali mi riparavo dal notturno gelo autunnale e, naturalmente, sbarazzarmi dei fazzoletti. La scrivania rimase tale e quale . Jordan varcò la porta del mio piccolo rifugio e si guardò intorno.
'Scusa il disordine ma solitamente non viene mai nessuno qui' furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.
'Sta tranquilla, è evidente che non hai mai visto la stanza di un giocatore di baseball amante dei videogiochi'
In quel momento ebbi come l'impressione che mi stesse invitando a casa sua, per ammirare il più totale disordine della sua stanza . Probabilmente no, probabilmente la sua era solo una semplice affermazione per fare conversazione.. ma mi piaceva pensare che in realtà io potessi interessargli.
'A dire il vero, si'
Lo invitai a sedersi accanto a me. Purtroppo ero in possesso di una sola sedia, che cedetti a lui. Io invece presi posto sul poof.
'Andrew Stone'
Jordan spalancò gli occhi.
'Sei la ragazza di Andrew Stone?'
'Oh, per Dio, no. Solo che, per quanto sia fastidioso ammetterlo, è un genio in logistica, e io no.'
'Già meglio, saresti sprecata per uno come Stone'
La mia temperatura corporea raggiunse i 100° nel giro di pochi secondi. Nonostante fosse uno dei complimenti migliori che mi avessero mai fatto, non risposi e iniziai a spiegare i primi concetti matematici a Jordan Scott.

'Vedi, il metodo più veloce per trovare le condizioni d'esistenza di una frazione algebrica è impostare un'equazione dove il denominatore è posto uguale a zero'
Jordan si grattò la nuca con l'evidenziatore, poi riportò lo sguardo sul quaderno e scrisse qualcosa.
'Quindi per trovare la CE di questo, devo provare a porlo uguale a zero?'
Gli sorrisi compiaciuta.
'Esatto! Non è difficile, e risolvendola trovi..'
'..il valore che annulla il denominatore! Il risultato è -2! Ce l'ho fatta, ho capito!'
Feci un piccolo applauso per congratularmi con lui, e con me, perché, dovetti ammetterlo, quelle ripetizioni mi sfinirono. Dopo due ore rinchiusi in una stanzetta a rinfrescarsi la fronte con una lattina ghiacciata di RedBull,peró, i risultati erano finalmente sorti a galla.
'Grazie Lydia, davvero'
'Ci vediamo anche domani per passare al prossimo argomento?'
'Puoi starne certa. Sempre qui?' domandò mentre riponeva i suoi libri nello zaino.
Annuii.
'D'accordo, a domani allora'
'Si, a domani'
Stava per uscire quando si bloccò e si girò verso di me, che mi ero già stesa sul divano pronta a dedicarmi alla lettura di The Cursed Child, in lingua originale.
'Ah, Lydia..' alzai lo sguardo e gli feci cenno di continuare.
'Venerdí c'è una festa a casa di Deborah e mi stavo chiedendo se ti andasse di venire?'
Esitai a rispondere.
'Cioè, con me, intendo. Venire.. con me'
'Va bene'
'Okay, fantastico. A domani '
'Si, ciao'
E se ne andò.
Jordan Scott mi aveva appena invitata ad una festa. Stavo sognando o cosa? Già il pomeriggio con lui mi era sembrata un'utopia.. avrei dovuto pure fargli da accompagnatrice? Era un appuntamento?
Dio, ero così felice!
Non potevo più tenere questo segreto, l'indomani avrei confessato tutto a Veronica.

WRONG. #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora