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A Jay,
spero, ancora una volta, di essere riuscita a prendermi cura del tuo Louis,
a cui ho donato per sempre un pezzo del mio cuore.

 

° Ridere non è solo contagioso,

ma è anche la migliore medicina. °

Il The Guardian Hospital faceva parte della vita di Louis da ormai tre anni.

Era stato ricoverato a causa di un appendicite e, durante i giorni trascorsi tra quelle mura grigiastre e anonime, naturalmente, curioso come era, aveva dovuto girovagare per i vari reparti. Pretendere che stesse a letto era come tarpargli le ali e chiuderlo in gabbia; Louis aveva bisogno di esplorare, di vedere con i suoi occhi tutto ciò che quel mondo possedeva.

Aveva visto le infermiere spettegolare tra loro durante le loro brevi pause tra un turno lavorativo e l'altro; i volti tesi dei dottori prima del loro ingresso nelle sale operatorie e la trasformazione di essi in felicità o dispiacere in base all'esito degli interventi; aveva assistito ai pianti disperati dei parenti costretti a ricevere le peggiori notizie, ma anche alle lacrime di gioia per la consapevolezza di poter riabbracciare i propri cari.

Ma, soprattutto, Louis aveva amato particolarmente il reparto dedicato ai bambini. Lì, aveva ammirato i sorrisi più belli e puri; quelli che purtroppo si erano anche spenti di fronti ai suoi occhi.

Louis non aveva più abbandonato quell'ospedale perché, a detta sua, quei bambini meritavano di sorridere fino al loro ultimo momento di vita, se proprio dovevano venire strappati così brutalmente a quel mondo.

E beh... Louis amava sorridere e far sorridere.

Chiuse l'armadietto, caricandosi sulle spalle il proprio zaino e rispondendo velocemente a un messaggio di Niall, confermandogli che per quella sera una pizza sarebbe stata più che perfetta, mentre ripercorreva quel corridoio dalle lunghe pareti colorate.

Aveva promesso a Kadi che sarebbe passato a salutarlo, prima di tornare a casa.

«Stai staccando, Louis?» domandò Amy, una delle tante infermiere che, modestamente, lo adoravano, quando gli passò affianco.

Annuì, protraendosi a schioccarle un bacio sulla guancia «Prima saluto Kadi. È in camera?»

«Lo troverai molto stanco. La chemio è stata abbastanza pesante per lui, oggi» si premurò di informarlo.

«È forte» fu la sua risposta, decisa, prima di proseguire fino alla stanza 110.

L'ampio sorriso che illuminava il suo volto, però, scomparve quando vide il bambino stremato sotto le coperte azzurre. Chiuse gli occhi, prendendosi qualche istante per regolare il battito cardiaco, poi entrò a passi decisi nella stanza. Sul volto, il miglior sorriso che potesse regalare a qualcuno.

«Come sta il mio supereroe?» domandò dolcemente, sedendosi sul bordo del letto e accarezzandogli la testolina calva.

Il bambino sbatté più volte le palpebre, sforzando un debole sorriso quando riconobbe la sua voce.

«Stanco» mormorò, crogiolandosi maggiormente nel caldo delle coperte «Ma sono forte».

«Lo so» concordò immediatamente Louis «È proprio per questo che ti meriti un regalo» ammiccò con le sopracciglia, mentre gli occhi marroni del bambino tornarono a guardarlo, ora più luminosi.

Portò lo zaino sulle proprie gambe, sfilando da esso una statuina di Spiderman.

Louis amava i supereroi e Spiderman era decisamente il suo preferito. Quella piccola statuetta gli era stata regalata da sua madre al suo quinto compleanno. Non se n'era mai separato. Almeno fino quel momento.

Nothing Compares 2UDove le storie prendono vita. Scoprilo ora