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L'odore della salsedine.

I granelli di sabbia tra le dita dei piedi.

Il rumore delle onde che morivano a riva.

La brezza marina. Fredda e pungente.

Il tramonto a colorare il mare con i toni caldi del sole.

Quel venerdì mattina, Louis aveva voluto fare una sorpresa a Jace.

Dopo una lunga telefonata, era riuscito a convincere Niall a concedere un giorno di ferie a Jace.

«Ama il mare, Niall. Voglio portarlo al mare».

Così gli aveva detto.

Da quando gliel'aveva detto, pochi giorni prima, ci aveva pensato tanto, giungendo alla conclusione che meritava una sorpresa. Un po' perché in quelle settimane, Jace era stata una figura di gran supporto nella sua vita; un po', semplicemente perché a Louis piaceva vedere gli altri felici. Ancora di più, se per merito suo.

«Vorrei che questa giornata non finisse mai».

Sorrise, posando le mani sulle braccia di Jace che gli avevano circondato la vita.

«Sono contento che ti sia piaciuta questa piccola fuga a Hove».

«Moltissimo» confermò, sfiorando poi con le labbra il suo orecchio «Anche se c'è una cosa che vorrei fare, prima di rientrare a Londra».

«Sarebbe?»

Jace sciolse la stretta attorno al suo busto, spostandosi di fronte a lui e accarezzandogli i capelli alla base del collo.

«Un bagno al tramonto. Con te».

Louis lo osservò in silenzio, piegando poi il capo all'indietro e ridendo sonoramente, causando un tenero broncio sulle sue labbra.

«Guarda che sono serio».

«Jace, fa freddo. Siamo a Maggio, non puoi fare un bagno» gli spiegò dolcemente, spostandogli dietro le orecchie le ciocche dorate che gli coprivano ripetutamente il viso a causa del vento.

«Oh, andiamo. Una piccola follia, cosa vuoi che sia» si agitò sul posto.

«No, niente bagno. Ci manca solo una bronchite e – Jace cosa stai facendo?» gracchiò, cercando di bloccare i movimenti del ragazzo che stava facendo cadere a terra la giacca.

«Vado a farmi un bagno».

«Tu sei pazzo».

«A volte un po' di follia rende sani di mente» ammiccò, sfilandosi scarpe e calzini prima di levarsi anche la felpa grigia, seguita dai pantaloni.

«Jace - »

«Non farmi aspettare troppo» lo zittì, rubandogli un bacio a stampo.

Non riuscì a fermarlo, passandosi ansioso le mani fra i capelli, mentre lo guardava correre verso l'acqua fredda e tuffarsi di colpo in mare. Rabbrividì, come se fosse stato il suo corpo a subire quel contatto immobilizzante.

Lo sentì urlare, una volta riemerso in superficie, e poi ridere. Ridere forte, di cuore. Con le braccia spalancate e il viso rivolto al cielo.

Jace apparteneva al mare, doveva ammetterlo.

Non riuscì a non sorridere quando il ragazzo si girò nella sua direzione, sorridendogli a sua volta e facendogli di nuovo segno di raggiungerlo.

Se sua madre fosse venuta a saperlo, gli avrebbe riservato la predica più lunga della sua vita, ne era certo. Ma, alla fine, avrebbe scosso il capo sconsolata, consapevole che suo figlio era così: uno spirito libero. Lo era sempre stato.

Nothing Compares 2UDove le storie prendono vita. Scoprilo ora