Una nuova vita

81 16 1
                                    

Quando, dopo una notte insonne, Keith decise di alzarsi, il fantasma di Lance era lì al suo fianco ad abbracciarlo. Quando Keith tornò sotto le coperte, tremando, Lance si sedette vicino a lui.

Dopo essere stato investito da quella macchina aveva avuto la sensazione di scivolare fuori dal suo corpo e aveva percepito una specie di filo che lo tirava dal dito mignolo. Era confuso e non sentiva più il dolore lancinante, ormai sopito, che gli aveva annebbiato i sensi solo qualche istante prima. Si girò solo per un momento prima di lasciarsi condurre dal filo di energia, e vide un corpo pieno di sangue steso a terra. Fu solo minuti dopo che si rese conto di aver riconosciuto quei lineamenti come i suoi. Quando finì la traccia di energia, si ritrovò davanti un gruppetto di persone che rivolgevano la loro attenzione in uno stesso punto. Cercò di farsi spazio e, nel tentativo di spostare un signore leggermente più a destra, affondò la mano nel suo braccio. Emise un urletto soffocato: tirò fuori la mano e la immerse di nuovo nel corpo dell'uomo, che non sembrò accorgersene. Fu allora che realizzò ciò che era successo: quel corpo era davvero il suo. Era morto.

Restò immobile, non pianse né si lamentò: rimpianse però tutto ciò che avrebbe potuto essere e fare e cercò di ricordarsi l'ultimo abbraccio che aveva dato a ogni singolo membro della sua famiglia. Rivolse un ultimo pensiero alla sua anima gemella: non l'aveva mai incontrata e adesso l'aveva condannata ad un'esistenza in cui non avrebbe mai provato il vero amore. All'improvviso la gente raccolta davanti a lui si spostò indietro, facendogli arrivare un paio di gomiti nello stomaco. Non riusciva a vedere cosa succedesse, ma dopo poco la causa di tutto quel fermento scappò barcollando verso la sua sinistra. Il suo cuore ebbe una stretta dolorosa e i suoi occhi brillarono alla vista di quel ragazzo: era lui, lo sentiva, lo sapeva. Era la sua anima gemella e non lo avrebbe lasciato da solo. Cercò di inseguirlo ma le gambe gli rispondevano in un modo diverso. Se avesse aspettato ancora molto lui sarebbe scomparso dietro l'angolo e non l'avrebbe più rivisto. Si spinse in avanti come se fosse stato su un'altalena e, al quarto tentativo, si ribaltò a testa in giù. Sbuffò esasperato ma dopo poco capì che in quel modo riusciva ad avanzare. Cominciò a correre sottosopra per stare dietro al ragazzo dai capelli scuri. Lo raggiunse in camera sua e vide subito le lacrime bagnargli quel suo viso perfetto. Lo vide stringersi nelle coperte e tremare.  Lo vide addormentarsi tra le sue braccia, pensando di averlo calmato con il battito regolare del suo cuore, pur sapendo che ormai non batteva più.

Restò tutto il giorno abbracciato a lui e quando venne di nuovo la sera, il ragazzo si era mosso a malapena. Quando Keith chiuse gli occhi di nuovo, arrossati di pianto, avrebbe potuto giurare di aver sentito un tepore sulla sua guancia. Lance gli aveva lasciato un piccolo bacio della buonanotte, prima di ribaltarsi di nuovo e dirigersi al piano inferiore. Non avrebbe lasciato che la sua anima gemella morisse di fame. Arrivato in cucina si rese conto che se non era riuscito a toccare l'uomo del giorno prima, non avrebbe potuto portargli neanche un pezzo di pane. La sua idea comprendeva in origine un piatto di pasta con il sugo speciale che gli aveva insegnato sua madre, dei biscotti e del latte caldo con miele, ma dopo essere stato dieci minuti a fissare un sacchetto di pane perché si aprisse realizzò che sarebbe stato abbastanza impossibile. Si mise a fluttuare davanti ai fornelli e visualizzò l'immagine di quel sacchetto che si apriva: si impegnò con tutte le sue forze e finalmente percepì la stessa energia che l'aveva trascinato fino a Keith fuoriuscire dal suo corpo. La diresse verso il sacchetto e tirò un sospiro di sollievo quando sentì lo scricchiolio della carta che si muoveva. Quando aprì gli occhi (che aveva chiuso nello sforzo), fece quasi due capriole a mezz'aria dalla felicità: con un po' di fatica, ma riusciva a interagire con gli oggetti. Ci impiegò altri venti minuti per far fluttuare un panino su per le scale fino alla camera di Keith. Lo fece posare delicatamente vicino alla mano del moro e, dopo essersi raddrizzato, si sedette in un angolo della stanza. Non era ancora riuscito a piangere: si era preoccupato solo di lui, perché stesse bene e non avesse fame.

Era questo il vero amore, allora. Pensando che avrebbe potuto goderselo da vivo, vedere il suo respiro scompigliare i capelli dell'altro e abbracciarlo e sentire un brivido a ogni sorriso indirizzato a lui, chiuse gli occhi e le prime lacrime cominciarono a scendere sul suo viso.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 24, 2017 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

We were supposed to lastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora