Il mio respiro era irregolare, sentivo il rumore degli stivali che colpivano il pavimento dell'ospedale, quella sensazione di spavento era così forte e famigliare, l'incredulità e il poco raziocinio che mi era rimasto quel pomeriggio era rimasto quando avevo bevuto quel grosso bicchiere d'acqua. Confusione e disprezzo avevo nella testa, ma mi rendevo conto che l'immagine di Jen era impressa nella mia mente, non era l'immagine di ieri sera, era l'immagine di una persona sorridente che all'improvviso era cambiata in pianto. Accidendi sapevo che l'avrei vista tra poco, sapevo a cosa andavo incontro e cosa le era successo? Maledizione non so proprio come affrontare questa vicenda! O per lo meno non mi spiego cosa stia succedendo a me e a lei. Con lo sguardo continuavo a cercare nelle stanza qualcuno di famigliare, continuavo a pensare a come l'avrei vista, e che cosa le avrei detto e chiesto, Jasper non lo vedevo ma sentivo il suo odore nell'aria di quei corridoi grigi e verdi. La struttura ospedaliera era suddivisa in reparti vecchi e nuovi, il pavimento in pvc lucido rendeva abbastanza uniforme l'ambiente e dava un aspetto al tutto di competenza, non saprei come dirlo, sembrava insomma che ci capiva là dentro, sfiorai gomiti di dottori e infermieri, osservavo parenti e amici dei malati ricoverati, ma niente di nuovo, niente di sorprendente, degenza e sofferenza davanti ai miei occhi, non capivo come ero arrivata così in fretta lì in quel luogo, Jasper mi aveva indicato solo il pronto soccorso e allora perchè era in quel reparto? I corridoi vecchi erano i più lunghi da percorrere, mi stavo stancando di camminare e ansimare a vuoto. La porta della stanza che attirò i miei senzi era socchiusa, sul lato destro del corridoio le lampade alogene tremavano e dava un senzo cupo e sciatto a tutto il resto. Aprii definitivamente la porta che aveva attirato la mia attenzione: la stanza era illuminata sembrava ancora giorno, il letto con la contenzione di ferro era sulla sinistra, le tende alla porta finestra non c'erano, di lì si intravedeva il balcone in cemento grigio e mattoni rossi, il panorama faceva capire che la stanza dava sul cortile interno dell'ospedale. Feci pochi passi e mi ritrovai davanti al letto. Toccai con la mano le barre di ferro del letto, le mie dita scivolarono piano e i miei passi andavano lenti e decisi, volevo vedere chi c'era in quel letto, volevo sapere perché sentivo quell'odore famigliare, perché ero lì o per lo meno per chi ero lì. Mi misi la mano sulla bocca e i miei occhi cercarono di individuare qualcosa sul quel corpo disteso e inerte. La ragazza aveva il volto rivolto verso la finestra, il suo profilo era incorniciato da lunghi e setosi capelli color tabacco, gli occhi erano aperti, vitrei, gli occhi di un pesce cotto, le sopracciglia fini lunghe sproporzionate al taglio dell'occhio, il naso delicato e piccolo, le labbra carnose increspate ardenti d'acqua, all'angolo della bocca notavo delle piccole crosticine bianche. La bocca era semi aperta. Continuavo a guardare e osservavo che sul collo della donna c'erano delle micro lacerazione di colore blue, la camiciola di cotone era larga bianca a fiorellini lavanda e si vedeva che le stava molto grande, il mio sguardo andò più giù notava la posizione poco consona delle gambe e dei piedi, sembrava che stessero respingendo qualcosa. La mano destra era vicino al volto strinta in un pugno e la sinistra era aggrappata alle lenzuola. Mio Dio quella donna era morta! Il corpo aveva un colore irreale grigio, bianco, azzurro...Un cielo invernale prima della pioggia. Ingoiai senza emettere il minimo rumore, tolsi la mano dalla bocca, mi accorsi che c'era qualcosa che brillava nei sui capelli, si muoveva e brillava, il riverbero era così curioso che incominciai a toccarle i capelli bagnati. Tolsi le mani e mi avvicinai alla cute per osservare meglio cose fossero quelle cose che formicavano! Uova, larve e mosche di pidocchi! Entravano e uscivano dal cuoio capelluto e dalle ciocche di capelli, si muovevano nervosamente per tutto il capo e i miei occhi si sgranarono per l'orrore! Caddi per terra e scivolai mi aggrappai al pavimento e gattonai velocemente verso l'uscita, il cuore impazziva nel mio petto e d'improvviso la vista mi si annebbiò, mi sa che stavo per svenire o aver un mancamento...Mi sentii tirare su per il braccio '''Sei qui"" , '''Jasper, finalmente, ti cercato per tutto l'ospedale'''. '''Sei sicura di stare bene?''' Si si ho solo visto una morta e non mi è piaciuto per niente, credevo di avere più stomaco. Jasper: Lucy, jen sta male, l'hanno sedata, dicono che sia pericolosa per se e per gli altri. Lucy '' Cosa? Non dirmi che ha fatto uso di qualche allucinogeno ieri per favore?. Jasper: No, non credo, ma credo che sia successo tutto nella sua testa, parlava di donne assasinate, di animali che parlavano e in tutto questo c'eri anche tu che facevi la parte della storia, ma non chiedermi in cosa eri coinvolta, perché appena ho provato a chiederle qualcosa di più lei è ....impazzita?''. Lucy: tutto questo è successo stanotte? O c'è qualcosa che mi nascondi Jasper? E' illogico pensare ad un crollo nervoso repentino e di poca durata come questo!? . Jasper: di cosa mi stai accusando? che cosa vuoi dire eh?. Mi appoggiò le mani al collo mentre lo diceva ed io non reagii. Lucy: Jennifer non sta male da ieri, sta male da molto più tempo, sei tu che non lo vuoi ammettere, o non me lo vuoi dire!. Tolse le mani al collo e finalmente si liberò del peso che aveva addosso. Jasper: Ho un peso di 5kg che mi preme sul petto, ogni volta che respiro e la guardo sento questi chili su i miei polmoni, non riesco ad non avere sconforto, amarezza e amore per lei! Sono felice di averla accanto credo di amarla ma io non sto bene come vorrei e lei se ne accorta. Abbiamo provato diverse strategie e l'ultima forse per lei è stata troppo forte e pressante. Luce: che cosa vi siete fatti?dimmelo! Jasper piangeva e si mordeva il labbro, forse non aveva capito in che situazione pericolosa si era messo, e non capiva quanto io in questa storia potevo essere utile. Ci allontanammo da quel reparto quasi correndo, e il mio volto si girò prima di abbandonare il ricordo di quel corpo morto, non ci credevo dalla stanza usciva una nuvola di fumo, che svanì presto. Sentìì il peso sul petto di cui parlava Jasper, e mi bloccai per un attimo. Quella presenza era lì. Il mietitore era passato di li.
Un odore acre e soffocante colpi le mie narici, incomincia istintivamente a coprirmi la bocca e il naso, inalavo qualcosa di famigliare, presi a tossire e gli occhi mi bruciavano al tal punto da tenerli chiusi, con un gesto rapido cercai la mano di Jasper e incominciammo a camminare veloci in quel altrio angusto, anche lui aveva difficoltà a respirare il puzzo di zolfo era quasi insopportabile ma riuscii a capire che quell'ospedale era vittima di un incendio. La corsa affannosa in quel labirinto non ci aveva portato alla stanza di jen, l'allarme anti incendio inesco' un terremonto di emozione e di corsa contro il tempo, quanto puo' essere banale il frastuono di quella sirena, ma ebbi l'opportunita' di calmarmi e capii di dover uscire da quel luogo che non sembrava più un ospedale. Cercavamo un varco una porta antipanico un inserviente qualsiasi cosa che ci aiutasse a uscire da li, ma niente sembrava di essere in gabbia e Jasper in qualche modo sembrava abituato a tutto, impassibile e preparato direi, come faceva ad avere un atteggiamento così sicuro? Come poteva tenermi la mani quasi sudata nella mia e dimostrarsi così tranquillo? Domande che mi servivano solo ad non avere un attacco di panico che mantenevano la testa la punto giusto, che mi aiutavano in qualche modo a mantenere quella paresi di calma. Mentre correvamo il fumo si addensava e usciva fuori da ogni porta o fessura incrociata con gli occhi socchiusi, sentimmo un boato e ci fermammo per qualche istante per capire da dove quel rumore sordo provenisse, era acuto e boom boom boom , rintocchi cadenti forti che mi facevano tremare dentro, i miei timpani fischiarono quando i vetri attorno a noi esplosero. Accucciata per terra con le mani che proteggievono le orecchie cercai di capire cosa dovevo fare, maledizione che cosa stava succendendo...
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il corvo al crepuscolo
HorrorUna storia sull'oscurità delle ombre di un dissenattore