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     <<Vedi che è già andato via!>>.

La voce antipatica di Chiara mi riporta alla realtà. Con quel tono a modo suo voleva rimproverare il fatto che mi ero persa a guardare quel ragazzo andare via dimenticando ciò che mi circondava. Come se lei non aveva fatto la stessa cosa pochi attimi prima. La mia lingua stava per disarcionarsi dai denti, ma mi trattenni. Ho bisogni di farmi nuove amicizie. Siamo oltre cento persone nel mio corso, ma per il momento ho avuto la fortuna di entrare in contatto con quattro. Un passo alla volta.

Sorrido per scusarmi di essermi piallata davanti al gruppo, ostacolandone il passaggio e mi affretto a raggiungere la porta d'ingresso dell'Aula Magna. Loro mi vennero dietro.

Li condussi fino all'ingresso principale, poi da li avrei passato il testimone a loro, dato che non sapevo dopo si trovasse il luogo dove dovevamo andare a pranzare. Mentre cammino mi guardo bene attorno e rallento ogni volta che il corridoio devia. Ho già fatto abbastanza figure di merda per oggi e ancora siamo a metà giornata!

Mi guardo bene intorno, nel caso dovessi ancora incontrarlo. Arriviamo al portone principale. Per fortuna non c'è l'ombra né di lui né dei suoi amici.

<<Da qui dovete fare strada voi, io non so dove si trova questo posto!>>, mi affretto a dire. Non so perché ma nella mia mente ho il timore che lui possa spuntare all'improvviso alle mie spalle.

<<Non è lontano da qui!>>, disse Georgie. Solo adesso ho notato la sua felpa di lana a scacchi gialli e neri.

Mi ricorda un Taxi!

La me interiore crepa dal ridere.

<<Dobbiamo girare a destra da lì e poi proseguire dritto per un centinaio di metri>>, spiegò, indicando con la mano. Ah quella "r" moscia!

"Giulia, non devi ridere! Ignoralo!"

<<Okay, allora andiamo!>>, dice Raffaele. E quell'affermazione ci mettemmo in cammino per raggiungere la nostra meta.

Imboccammo via Umberto e girammo a destra così come aveva detto Georgie. Proseguimmo dritto superando il parcheggio dove avevo posteggiato la mia ferraglia rossa. Do uno sguardo veloce per vedere se c'è ancora. Siamo nel centro di Catania e le macchine come la mia sono il piatto succulento per chi si fa tentare. Spero che nessuno veda dove sto guardando, non voglio che sappiano che macchina ho. Non per il momento almeno. Eccola là! Quel punto rosso quattro per due non è difficile da notare, specie in mezzo a sei macchine tutte nere o grigie. Tornai a guardare di fronte a me e tornai a seguire la discussione dei miei nuovi colleghi. Almeno ci provai.

Il filo chiave della discussione erano commenti e analisi su personaggi e storie tratte dai fumetti e videogiochi giapponesi. Almeno così mi spiego Erica quando chiesi chiarimenti sull'argomento.

Mi sono iscritta al Corso di Arti Tecnologiche, mi sarei preoccupata se non avessi incontrato almeno un gruppo di nerd!

Non voglio giudicare i miei nuovi colleghi perché sono fanatici di queste cose, ansi per essere quel genere di persone sembrano avere una vita sociale concreta, che non sia passare i pomeriggi e la sera incollati ai videogame, invece che uscire con gli amici o i fidanzati. Al contrario di alcune persone di cui ho sfortunatamente avuto l'onore di averci a che fare. Ne ho già squadrati un paio durante la lezione di questo tipo di persone mentre tentavo di distogliere lo sguardo da quel ragazzo.

"Chissà dove è adesso? Che cosa starà facendo? E soprattutto... con chi sarà?"

Sto ritornando ad essere paranoica. Fino a cinque minuti fa volevo tenermi il più lontana possibile da lui, evitando perfino di incontrarlo. Adesso non riesco a stare senza poterlo osservare di nuovo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02, 2017 ⏰

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IL DOLORE DIETRO AL SILENZIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora