"Che cosa mi devo mettere?"
È già la quarta volte che ripeto questa domanda ed è la quarta volta che mi do sempre la stessa risposta: "Che cazzo ne so!"
Sono le 6:30 del mattino e questo è già il sesto abbinamento che provo e ancora non sono stata in grado di trovare quello perfetto al mio primo giorno all'università. Questo non vuol dire che sono una persona a cui piace sfoggiare ad ogni primo incontro importante un vestiario che sembra uscito da una delle migliori boutique di alta moda. In verità non so neppure io perché mi sto dando così tanto da fare per una cosa banale come il primo giorno di università.
"Ah ci sono!"
Esclamai nella mia testa. Il motivo di tutto questo casino è il fatto che sono una quasi vent'enne che ha perso già un anno di università perché non è riuscita ad iscriversi in tempo perché non sapeva neppure lei che cosa fare.
- O il lavoro o l'università - mi disse mio padre per un anno intero, e sempre non riesco a capire che cosa mi sono iscritta a fare al corso di Arti Tecnologiche dell'accademia di Belle Arti di Catania. Forse sarà stato il fatto che volevo studiare cinematografia e quindi volevo andare a Roma per studiare in un'accademia come si deve, ma i fondi del mio caro padre non erano sufficienti per quello.
- Perché non ti iscrivi in Medicina? - mi ripetette per più di un anno. "Ah certo per quella facoltà i soldi c'erano!"
Quindi siccome di lavorare non ci pensavo nemmeno solo per soddisfare gli scleri di mio padre e mia madre, ero sicura al cento per cento di voler andare all'università e dato che Roma rimaneva solo un'ipotesi teorica, grazie ad una mia ex amica, ha fatto una cosa buona in tutta la sua vita dicendomi che c'era un corso simile a quello che volevo studiare io in questa Accademia. Non era uguale a quello che volevo fare io, ma almeno era già qualcosa.
"No, sul serio! Che cosa mi ci sono iscritta a fare?"
Non risposi a quella domanda perché ho temuto me stessa. Sono famosa per la mia lingua lunga che non sa trattenersi nel criticare gli altri. Ho scelto l'ultimo abbinamento e dopo aver preso la borsa con dentro il computer mi diressi in cucina. Erano le 6:45. Papà dormiva. Meglio! Mio fratello dormiva anche, ma a breve si sarebbe svegliato per andare a scuola. Mia madre mi aspettava in cucina, la saluto con un semplice "Ciao" e mi fiondo sulla tazza di cereali sedendomi a tavola.
Avevo detto a mia madre latte freddo col caffè! E lei cosa mi fa? Latte caldo col cacao!
"Cominciamo bene!"
Ingurgito tutto il più rapidamente possibile e con la scusa che devo sbrigarmi scappo via verso la porta d'ingresso. Ovviamente mia madre mi si fionda d'appresso.
<<Non si saluta?>>, mi disse col suo sorriso ebete.
"Se proprio devo!" dissi tra me, e mi limita a un fintissimo sorriso. Portai la testa dentro l'uscio e la baciai sulla guancia. Dopo di che scappai.
Mi dirigo in garage e vedo il mio bolide rosso, la mia bellissima autovettura rossa brillante, col suo tetto apribile. O almeno così spero da quattro mesi, ovvero fin dal giorno in cui i miei mi dissero
che saremmo andati a prendere la mia macchina. Da allora ho sperato che quella tristissima 600 rossa del duemila e tre si trasformasse una mattina in un'auto più recente, magari migliore anche di aspetto. Non è mai successo!
- É la tua prima macchina, tesoro. Te ne prendiamo una più vecchia così almeno se la distruggi non ci fa niente -
Preferisco non aggiungere alcuna parola su questa parte della situazione!
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IL DOLORE DIETRO AL SILENZIO
RomansaCredete nei colpi di fulmine? In molti ci credono e purtroppo esistono. quando ci innamoriamo di qualcuno attraverso un colpo di fulmine, ci innamoriamo di un immagine che cela un'animo gentile, affettuoso, che ti porta a dire "Questo è l'uomo/donn...