Capitolo 1

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Mi sedetti sul portico di casa mia, guardano il cielo notturno. Lo so che non avrei dovuto essere fuori a quella tarda ora, ma mi piace la notte. È rilassante. La luce della veranda era accesa, dandomi abbastanza luminosità perché potessi vedere ciò che volevo disegnare nel taccuino che mi diede mia madre. Ero grata per quell'oggetto.

Alzai lo sguardo, sentendo il motore di una macchina avvicinarsi. Aggrottai le sopracciglia e osservai il veicolo che si arrestò davanti la casa accanto la mia. Mi strinsi ulteriormente nella giacca quando due uomini uscirono dal veicolo, uno di loro sembrava avesse una trentina d'anni; mentre l'altro pareva fosse nel periodo della sua tarda adolescenza, attorno ai venti anni. Si avviarono entrambi verso l'abitazione, portando con loro delle scatole e senza guardarsi attorno, fissando semplicemente difronte a loro.

Osservai il ragazzo che aveva la testa china, i suoi ricci nascondevano i suoi occhi. Lo esaminai, notando fosse a piedi scalzi. Come minimo le temperature sono sotto zero, dove sono finite le sue scarpe? Mi chiesi.

Da dov'ero seduta, riuscii a sentire il brusio della loro piccola conversazione; non capii le loro attuali parole ma ascoltai le loro voci. L'uomo l'aveva ruvida e non molto profonda. Il ragazzo invece aveva un timbro grave e roco. Percepii i brividi corrermi lungo la spina dorsale. Il più vecchio aprì la porta e superò la soglia in fretta, probabilmente doveva essere stanco a causa del freddo. Improvvisamente, il giovane alzò lo sguardo, fissandomi negli occhi. Subito deviai, guardando verso il basso.

"Sai, non dovresti essere fuori a quest'ora." Mi disse, stando difronte la porta d'ingresso. Annuii, borbottando "Lo so."

Rimase in silenzio per un paio di secondi prima di ricominciare a parlare. "Non ti conviene più stare fuori così tardi." Alzai lo sguardo verso di lui, ma non era più lì. Cosa? Decisi di non chiedere, erano sicuramente stanchi dopo aver scaricato i loro scatoloni. Mi appoggiai al muro della casa e fissai il mio disegno, era un occhio. Mi abbassai, afferrando un pastello. Non mi importava che colore fosse, volevo solamente finirlo. In leggerezza, cominciai a colorarlo, così che fossi sicura che non lo avrei rovinato.

Mi portai la mano sul viso, stropicciandomelo. C'è troppa luce, pensai aprendo i miei occhi per poi guardarmi attorno. Ero fuori. "Avrò preso sonno..." farfugliai, alzandomi dal pavimento del portico. Ansimai al suono di qualcosa che si schianta contro terra.

Fissai il punto in cui era caduto il mio blocco; abbassandomi per poterlo recuperare e osservando il disegno. Era l'occhio, colorato di rosso. Esaminai i Era l'occhio, colorato di rosso. Esaminai ogni particolare. "Potrei averli aggiunti successivamente..." commentai. I miei occhi scansionarono il foglio e le mie sopracciglia si corrugarono, confusa, quando notai una piccola nota all'angolo della pagina; era di un corsivo perfetto.

Bellissimo disegno amore, ma dovresti tener conto del mio avvertimento e non rimanere fuori a tarda ora. -H.S.

Aveva guardato il mio disegno, non avevo mai lasciato che qualcuno lo facesse. Aggrottai le sopracciglia e osservai l'abitazione, v'era un lenzuolo steso sopra le due finestre sulla facciata, facendo sembrare la casa disabitata. Scossi la testa e recuperai l'astuccio contenente i pastelli prima di dirigermi all'interno di casa mia e andare in bagno.

Dopo essermi fatta una doccia, andai in camera mia e presi i vestiti. Sospirai, non volendo andare a scuola. Tutti i ragazzi lì mi odiavano. Non so' il perché, onestamente non capisco. Mi cambiai velocemente e racchiusi i miei capelli in una coda di cavallo con un elastico, prendendo poi il mio zaino.

"Prima arriverò, prima potrò andarmene." Borbottai avviandomi fuori dalla camera, diretta verso la cucina. Buttai fuori l'aria dai polmoni, amareggiata, vedendo mia madre dormire sul tavolo della cucina. Il suo libretto degli assegni giaceva sul ripiano, e accanto ad esso delle bollette. Camminai verso la credenza e ne estrassi una tazza, riempiendola con dell'acqua e mettendola a scaldare nel microonde. Schiacciai il numero tre, andando poi a recuperare una bustina di thè da uno dei barattoli sugli scaffali. Il thè caldo ha sempre aiutato mia madre. All'improvviso, l'elettrodomestico suonò, ed io mi affrettai ad afferrare la tazza e immergervi dentro il pacchettino, osservando come l'essenza incominciasse a mischiarsi con l'acqua calda. Ad essere onesti, era affascinante.

Misi tre cucchiaini di zucchero e un po' di latte. Andai verso mia madre, sciogliendo le ultime due cose aggiunte e sedendomi poi accanto a lei.

"Mamma... svegliati, sono..." fissai il forno, "... quasi le sette." Mia madre si sedette, sembrava uno zombie. "Ti ho fatto un po' di thè; ora devo andare. Ti voglio bene mamma." Dissi tranquilla, baciandole la guancia e camminando fuori casa. È diventata così da quando mio padre se n'è andato; non so' perché l'ha fatto. Ma tutto quello che so', è che un giorno tornai da scuola e tutte le sue cose erano sparite, e mia mamma era in ginocchio davanti la porta d'ingresso, singhiozzante.

"Oh guarda, culo-grosso non si è ancora uccisa." Disse Lexi, facendo scoppiare la sua gomma alla menta verde. Sospirai, ha sempre avuto un commento rude nei miei confronti. Le sue amiche ridacchiarono quando camminò verso di me, sbattendo la mano contro il mio armadietto. Indietreggiai, tenendo gli occhi su di lei. "Perché non sei ancora morta? Non hai capito che tanto non importerebbe a nessuno?" mi chiese, brutale. Non dissi nulla, sapevo fosse l'unica cosa che volesse. Mi volta, pronta per andarmene, ma mi fermai non appena sentii un dolore lancinante lungo il braccio. Ansimai e mi girai, notando le unghie di Lexi infilzate nella mia pelle. "Rispondimi quando ti parlo!" mi intimò, rafforzando la sua presa su di me. "Rispondi." Mi derise.

"Non lo so..." farfugliai, tirando via il mio braccio dalle sue grinfie. Una sensazione di bruciore cominciò ad espandersi dal punto in cui aveva premuto le sue unghie, così lo guardai, vedendo dei graffi da cui usciva un piccolo rivolo di sangue. "Guardate! Il fenomeno da baraccone si taglia!" Gridò Lexi, sogghignando verso di me. I miei occhi si spalancarono; mi guardai attorno, alcuni ragazzi mi guardavano con pietà, altri come se fossi uno scherzo della natura. I miei occhi si inumidirono non appena mi girai e velocemente andai agli oggetti smarriti, e fortunatamente trovai una felpa con la quale potei coprire i tagli fatti da Lexi.

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Hi, scusate per il mega ritardo, ma a causa dell'inizio della scuola ho avuto parecchi compiti da fare (sicuramente anche voi poche lettrici). Bene, qui è un po' introdotta la vita della protagonista in cui, ad essere sincera, nella parte finale mi ritrovo...

Spero che vi piaccia e che non ci siano errori, se ve ne fossero ditemelo pure nei commenti accanto, così correggerò. Buona serata a tutti.

Diana

MIDNIGHT // STYLES (italian translation)Where stories live. Discover now