Capitolo 2

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Con gli occhi a terra, tenevo i miei libri stretti al petto. Le temperature erano basse, durante la scuola era diventato ancora più freddo. Finii col trovare la giacca, grazie a dio. Salii gli scalini del portico, osservando che la casa dei vicini era ancora sbarrata. Il loro camioncino non era lì, il più anziano dei due stava probabilmente cercando lavoro. Camminai verso la staccionata in legno che separava le due proprietà, scavalcandola e tornando stabile sui miei piedi. Lentamente, mi avvicinai alla porta e bussai dolcemente sulla superficie. Non ricevendo alcuna risposta.

"C'è qualcuno?"

Attesi, magari il ragazzo era andato con lui. Stetti lì per un paio di minuti, sentendo alcuni movimenti all'interno. "Ciao? C'è nessuno?" Chiesi, battendo ancora sul legno. Percepii lo scricchiolio di una tavola di parquet. "Per favore, vattene." La voce del ragazzo della notte precedente era incrinata quando lo disse. "Ehi, è tutto apposto?" Domandai, dal suo tono non sembrava stesse bene, suonava malato. Dopo un paio di secondi mi dette risposta. "S-sì, ora per piacere vattene." Implorò. Sentii la porta venire graffiata, e poi un gemito di dolore. I miei occhi si allargarono. "Sei sicuro? Hai bisogno di una mano?" Insistetti, impugnando la maniglia.

All'improvviso un ringhio si sprigionò dall'altra parte del legno. "Va via!" Urlò, la sua voce era molto più profonda rispetto a prima. I miei occhi si spalancarono ancora di più mentre saltavo nuovamente la staccionata per tornare sul mio portico; velocemente inserii la chiave di casa e sbloccai il portone, fiondandomi dentro. Bloccai la porta e corsi nella mia stanza; il mio cuore martellava nel petto. "Bea, stai bene?" biascicò leggermente mia madre, entrando in camera mia. Aspettai un paio di minuti prima di replicare. "Sì m-mamma." Dissi, alzandomi. "Quanto hai bevuto?" Le domandai, sospirando. Fece spallucce, rischiando di cadere. La avvolsi in un semi abbraccio, guidandola nella sua stanza. "Mamma, riposati un po' per favore." Sussurrai, aiutandola a stendersi sul letto. Sbuffò, seppellendo il suo volto nel cuscino. "Buonanotte Levi..." Farfugliò, addormentandosi in fretta.

Il mio cuore si ruppe, era ubriaca. Pensava che fossi mio padre... sospirai e andai in cucina. Erano le nove di sera. Il tempo vola..., pensai prendendo una merendina dalla credenza. Non ero molto affamata, o meglio, non lo ero mai. Velocemente la mangiai e mi sedetti a tavola, avevo una montagna di compiti da fare ma non li svolsi. Mi avrebbero solo ricordato ciò che era successo nell'arco della giornata. Afferrai il mobile con le dita prima che mi ricordassi del mio taccuino. Mi alzai e camminai verso la mia camera; presi l'oggetto e l'astuccio con dentro i colori. Recuperai anche la coperta ed andai verso la porta d'ingresso aprendola per poi avvolgermi nel plaid e sedermi sul portico. Poggiai il blocco sul mio grembo e il sacchettino di pastelli accanto a me.

Afferrai il colore nero e piano piano cominciai a disegnare. Forse avrei potuto disegnare una rosa questa volta. Prima che me ne rendessi conto, parte del fiore era già stato tracciato. Sorrisi, e continuai il mio lavoro. D'improvviso, il camioncino della sera prima si arrestò davanti la casa del ragazzo. Il più anziano ne uscì fuori con una sigaretta tra le labbra, portando con sé due brocche prese dal sedile. Un liquido scuro li riempiva. In fretta, si avviò al portico di casa sua e mise giù uno dei contenitori per battere tre colpi alla porta, abbassando poi la mano. L'uomo mugugnò qualcosa, recuperando la brocca che aveva poggiato a terra precedentemente. "Buonanotte." Dissi senza pensare. Lui si spaventò, facendosi scivolare di mano entrambe le caraffe. Si ruppero in sincronia, il liquido si sparse ovunque. "Gesù Cristo!" Gridò, buttando la sua sigaretta a terra.

La porta principale si spalancò, mostrando il ragazzo con gli occhi ampi. Quest'ultimo prese un profondo e traballante respiro guardando il liquido sparpagliato sul portico. Non seppi capire cosa fosse, ma tutto ciò che sapevo è che aveva uno strano odore. Il giovane d'un tratto ringhiò, ed i miei occhi si spalancarono. Era un ruggito inumano. Improvvisamente s'inginocchiò a terra, e le mani dell'altro lo bloccarono non appena inalò nuovamente quello sgradevole odore. I suoi occhi assunsero un luccichio rosso quando l'altro si accucciò dinanzi a lui lentamente. "Harry, non farlo!" pregò l'uomo, cercando di tirarlo su dalla spalla. "Cosa?!" Urlò, la sua voce aveva un timbro molto più profondo rispetto a prima. Piano, indietreggiai, spaventata a morte. L'uomo puntò a me.

Gli occhi di Harry incontrarono i miei, e quando si voltarono da un'altra parte, un ringhio furioso lasciò nuovamente le sue labbra. Fissò l'uomo prima di alzarsi da lì e cominciare a correre velocemente via. "Harry, no! Torna qui!" Sbraitò l'uomo, cercando di raggiungere il ragazzo. Ma Harry era già a metà strada, e presto scomparve dalla nostra vista. Il più vecchio si fermò, boccheggiando un po'. Non era molto in forma. Poggiò le mani sulle ginocchia, scuotendo la testa. "Fanculo." Farfugliò, tornando dritto sulla schiena e camminando per tornare a casa. "Se fossi in te, andrei dentro ora." Disse lui, recuperando i cocci delle due brocche e scomparendo dietro la porta d'ingresso.

Mi alzai in fretta, decidendo di ascoltarlo. Afferrai il mio taccuino, l'astuccio e la coperta prima di affrettarmi in casa. Bloccai la porta e mi diressi verso il divano e mi rannicchiai in un angolo di esso, maledicendo il foglio. Stavo cominciando a ritrarre il modo in cui mi aveva guardata. Un urlo provenne dal mio vicino di casa, stava imprecando e scaraventando a terra alcuni oggetti. Un sospiro lasciò le mie labbra.

Era tutta colpa mia.

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Bene, questa volta mi sono presa in anticipo a tradurre, spero che la storia stia cominciando a piacervi... anche se ovviamente è più avanti che si avranno i capitoli più interessanti.

E nulla, alla prossima,

Diana

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⏰ Last updated: Sep 29, 2017 ⏰

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MIDNIGHT // STYLES (italian translation)Where stories live. Discover now