La tentata fuga.

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Ero già fuggita una volta,quando ero partita per quel breve periodo di "villeggiatura"in Giappone.
Decisi di fuggire di nuovo,questa volta per sempre.
Anche se i miei genitori,così come Alex,o meglio Axel Blaze,mi avevano consigliato di farmi forza e di non darmi per vinto,quella sconfitta si era rivelata assai significativa per il mio temperamento,già abbastanza distrutto.
Il giorno dopo decisi di alzarmi e di iniziare a preparare le mie cose per fuggire dalla realtà che mi si era sempre posta come un'ostacolo nella mia vita,quando Rox iniziò ad abbaiare.
Era un guaito di gioia.
Dai passi riconobbi che si trattava di Axel. La porta cigolò e lui entrò.
-Ciao,Charlotta.
-Ciao,Axel.
-Allora hai capito chi sono.
Non risposi.
-Ma cosa stai facendo?
-Me ne voglio andare.
-E dove?
-Chi lo sa.
Sentii un sospiro e un lieve tocco sulla mia spalla. La sua mano. Mi scostai.
-Charlotta,ti ho già detto come la penso. Noi siamo molto simili. Freddi,riservati,ma intuitivi e sorprendenti.
-Ritornatene da dove sei venuto. È anche colpa tua se ora voglio fuggire e abbandonare per sempre ciò che mi aspetta,che poi alla fine non è questo granché.
-È qui che ti sbagli. Il tuo temperamento non è affatto calato e sai perché? Perché altrimenti non avresti avuto la forza di alzarti,rispondermi in questo modo e pensare ad una nuova prospettiva di vita. Charlotta,tu..tu sei straordinaria. Tu non ti sei mai arresa. Questa delusione non significa nulla,per il tuo orgoglio si,ma per il resto non cambia ciò che noi tutti pensiamo di te.
Non bisogna fuggire. Bisogna reagire.
Ponderai le sue parole,con una canottiera che stavo finendo di piegare in mano.
Era proprio vero.
Axel,nonostante anche lui avesse detto delle bugie per raggiungere i suoi scopi,proprio come me,si presentava con un animo tormentato dai mille segreti,che aveva avuto la forza di reagire.
Lasciai cadere la canottiera.
-Ho deciso.
-Charlotta,oltre a questo...io vorrei dirti che-Axel aveva posato un'altra volta la mano sulla mia spalla,quando sentii una voce familiare irrompere in casa di mio zio che interruppe il momento di strana intimità che si era creata fra me e lui.
-CHARLOTTA!
-Mamma! Perché urli così?
-È possibile che tuo padre ed io ci siamo disperati perché non volevi più alzarti da quel dannato letto e ora grazie alle parole di colui che ti ha rovinata hai intenzione di andare avanti? Tu non andrai da nessuna parte,ma verrai con me!
-Mamma,smettila! Non sono più una bambina! Ho ventidue anni!-dissi,perdendo la solita calma che mi contraddistingueva.
Mia madre sembrava fuori di sé. Mi prese per un polso e cominciò a buttare alla rinfusa abiti nella valigia.
-Tu sai che non potrai mai essere come gli altri! Perciò ritorni in Russia,con noi!
Mi divincolai.
Come aveva potuto mia madre dire una cosa del genere?
-Vattene.
-Oh Dio,Lotta...scusami..-disse,evidentemente rendendosi conto di ciò che aveva combinato.
-Vattene.
Sentii i passi di mia madre farsi strascicati e uscire dalla camera. Mio zio per fortuna non c'era,era alla sede della Rivoluzione e sicuramente Axel aveva lasciato la porta socchiusa.
Axel.
Mi ero proprio dimenticata che avesse ascoltato tutto.
-Oh Axel,ehm,che volevi dirmi?
Non rispose ma mi strinse in un abbraccio.
Rimasi interdetta.
Non amavo il contatto fisico,e l'unico abbraccio dal mondo maschile che mi era mai arrivato era quello di mio padre o di mio zio.
Mi sentivo proiettata in un universo nuovo,e non sto scherzando.
L'odore di Axel e la morbidezza della sua felpa.
Mi lasciai stringere e nel frattempo sentii qualcosa di bagnato inumidirmi le guance.
Le lacrime che avevo trattenuto per una vita intera.

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