Capitolo 7.

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-Lei non doveva venire qui,non doveva!
Era la voce di mia madre.
Era un giorno intero,a seguito della sconfitta nello studio di Alex Zabel,che ero chiusa nella mia stanza a casa di mio zio,senza voler sentire o fare niente.
Mio zio si era preoccupato ma aveva lasciato correre. Io invece continuavo a pensare. Non sarei mai stata come prima:il mio orgoglio era stato gravemente ferito,ma al suo posto la realtà fece la sua comparsa:la verità era che io non avrei mai potuto essere come gli altri,e che,in tutto questo,aveva sempre avuto ragione mia madre,che mi aveva protetta dal mondo.
Sentii dei passi entrare.
-Lottie..
Era lei. Non risposi.
-Tesoro,tuo zio mi ha raccontato tutto. Il tuo contributo è stato molto importante,ma tu sapevi cosa sarebbe potuto accadere...
-No,mamma. La mia determinazione mi aveva aiutato. Ora non ho più voglia di incappare in ennesime illusioni e conseguenti delusioni.-dissi,fredda come non ero mai stata con lei.
Non sentii alcuna risposta,presupposi che doveva essere uscita dalla stanza. Sprofondai nel cuscino accanto a Rox.
-Charlotta,figlia mia...
Era il mio papà. La persona che,di nascosto da mia madre,mi aveva sempre incoraggiata e mi aveva insegnato che tutto ciò che si vuole si può realizzare. Era un sognatore,e certamente mi aveva trasmesso la sua determinazione e il suo coraggio.
-Ciao,papà.
-Sei stata bravissima. Non importa tu abbia fallito,l'importante è che tu ci riuscirai la prossima volta.
-Mi hanno illuso.
-Bambina,la vita è fatta così. Ci sono illusioni e delusioni,ma tu non devi mai mollare.
Annuii ma non mi decisi ad uscire e a riprendere la mia vita. Qualcosa in me si era spezzato per sempre. E avevo solo ventidue anni.
Quando mio padre uscì dalla stanza,sentii delle voci concitate,una porta sbattere e un urlo femminile.
Rox fiutò l'aria ma nemmeno lei riuscì a capire quello che stava succedendo. Era entrato un ladro?
La mia cagnolina iniziò invece a scodinzolare ed emise un suono gioioso.
Nella mia stanza entrò qualcun altro,che non sembrava essere parte dei miei familiari.
Si sedette sul letto e mi prese la mano. Ritrassi immediatamente le dita. Non mi era mai piaciuto il contatto fisico.
-Charlotta.
Una voce potente e sicura. La voce di Alex Zabel.
-Mi dispiace che tu stia così. Mi dispiace che tutto ciò che sia successo è a causa mia.
Non risposi. Aveva abbandonato la formalità.
-Sai,sono arrivato ad un certo punto della mia vita che non volevo più avere a che fare con la mia grande passione:il calcio. Sembrerà un po'strano,ma non lo è. Avevo perso una delle persone più importanti della mia vita a causa di esso,e non avevo alcuna voglia di riprendere a vivere.-
Era esattamente quello che era successo a me.
-Poi,però,grazie a degli amici straordinari,ho ricominciato a credere. Credere,Charlotta. Se tu credi,andrai in alto. Ciò che hai fatto è stato scorretto,perché tu non sai nemmeno chi sono realmente io. Ma non smettere mai di credere.
Quando uscì dalla mia stanza,mi sorpresi della sua visita. Ripensai alle sue parole e mi accorsi che mi avevano confortato di più rispetto a quelle di mia madre o di mio padre.
Alex era stato ferito.
Alex aveva ripreso a vivere.
Alex non era realmente Alex.
Ero sempre stata brava ad indagare,ero furba e taciturna e questo era a mio vantaggio.
Ci pensai bene. Alex era il Grande Imperatore,ma aveva contatti con mio zio per quanto riguarda la Rivoluzione. Alex giocava a calcio e aveva degli amici straordinari. La voce di Alex non mi era nuova. L'assistente di Alex si chiamava Austin.
Soffocai un grido.
Axel Blaze.

Ciao a tutti! Nuovo capitolo,che ci mostra una Charlotta insofferente e delusa. Le parole di Alex hanno fatto scattare in lei qualcosa,e si vede come la ragazza russa scopra chi sia in realtà il Grande Imperatore.
Votate e commentate!
-Manu❤️

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