Capitolo 2 - Déjà-vu

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Ricontrollò un'ultima volta di aver preso tutto quanto, tastando le tasche dei jeans e del cappotto. Chiavi, telefono e sigarette c'erano. Ogni volta che gli capitava di toccare quel pacchetto gli veniva un tuffo al cuore. Sicuramente Gray aveva ragione a dire che era un'idea estremamente idiota, proprio come lui che ancora sperava di rincontrarla in qualche modo.
Insomma, quante possibilità c'erano di rividerla? Anche per uno come lui che faceva pena a matematica sapeva dire con certezza che erano molto basse.
Magnolia non era una grande città, ma comunque non abbastanza piccola da avere la fortuna di incontrarla all'edicola sotto casa. E poi non sapeva nemmeno se era di passaggio oppure era venuta per restare.
Guardò l'ora per cercare di distogliersi da quei pensieri e anche perché se arrivava in ritardo all'appuntamento con Gajeel e Gray allora lo avrebbero preso davvero a calci nel sedere, come gli avevano intimato quando li aveva letteralmente costretti ad uscire con lui quella sera.
Gajeel non sapeva il vero scopo di quella serata, altrimenti sarebbe morto stecchito e gli avrebbe dato del deficiente per averlo trascinato con sé quando poteva benissimo fare altre cose più interessanti. Quindi, Gray, era l'unico a conoscenza del suo vero intento, cioè rivedere quella ragazza. Natsu aveva la sensazione che l'avrebbe rivista e quindi era convinto che ritornare al Fairy Tail fosse una buona idea. Che poi avesse successo era un altro conto.
Salutò con un grattino sulla testa il suo gatto Happy e corse fuori dal suo appartamento, sentendo già il clacson della macchina di Gajeel starnazzare giù per la strada, insieme a qualche imprecazione, giusto per non farsi mancare nulla.
Salì sull'auto e Gajeel partì all'istante.
«Voi femminucce vedete di non terminare la serata in ospedale» li avvisò il ragazzo con un ghigno mentre prendeva un'altra boccata della sua sigaretta.
«Una volta sola è successo!» disse esasperato Gray, spalmandosi una mano sulla faccia. Gajeel andava ancora in giro a raccontare di quella volta in cui lui e il rosa erano andati in coma etilico a capodanno per una gara, successa tre anni prima per di più.
Natsu, seduto dietro, ignorò bellamente i due, troppo concentrato a respirare a pieni polmoni l'aroma della sigaretta di Gajeel e una strana adrenalina lo pervase interamente, stampandogli un grande sorriso sulla faccia.
Si sporse in avanti e circondò con le braccia entrambi i colli degli amici, facendo sbandare Gajeel e quasi strozzare Gray che aveva una gomma in bocca.
«Come ai vecchi tempi!» gridò tutto eccitato.
Gray strattonò il braccio di Natsu facendolo venire ancora più addosso a loro e sorrise a sua volta, sapendo già che si sarebbero divertiti sul serio.
Gajeel si limitò ad un sorrisetto storto, ben consapevole di dover fare da babysitter a quei due, proprio come ai vecchi tempi. Certe cose non cambiano mai, pensò guardando quei due fare gli scemi.



Gajeel si dovette ricredere non appena mise piede nel locale: le cose erano cambiate eccome! Da quando il Fairy Tail era pieno di ragazzini con la bocca sporca di latte? Oppure erano quelli lì che sembravano più piccoli della loro età? Perché a lui pareva di ricordare diversamente.
Natsu gli tirò una pacca sulla spalla, «vado a prendere da bere» gli disse.
«Noi prendiamo posto lontano da questi marmocchi» gli rispose Gajeel trascinandosi dietro Gray che stava già iniziando ad essere assalito da ragazzine in piena crisi ormonale. Quella maglietta gliel'avrebbe incollata alla pelle un giorno di quelli.
Il rosa si fece largo tra la gente, dando e ricevendo spallate e spintoni nel tentativo di raggiungere il bancone.
Una volta raggiunta la sua meta ordinò tre birre da portare al tavolo. Mentre aspettava si guardò intorno alla ricerca di una sola persona: la sua misteriosa ammaliatrice.
In quei giorni era diventato il suo punto fisso. Aveva pensato più volte di arrendersi all'idea che non sarebbe successo mai nulla tra di loro, ma una parte di lui si era convinta del contrario, tanto da evitare completamente Lisanna per impedire altri ripensamenti. Non che lei lo avesse cercato così insistentemente, ma ogni tanto si erano sentiti per messaggio giusto per chiedere come stavano o come se la stavano passando. Forse quel distacco era stato un bene per entrambi.
Troppo assorto dai suoi pensieri, non si accorse che le birre stavano per essere portate al tavolo e che doveva pagare. Così si avvicinò alla cassa e mentre tirava fuori il portafogli venne urtato da qualcuno, si girò e vide chiaramente una lunga chioma bionda dirigersi rapidamente fuori dal locale.
Gli si chiuse lo stomaco per un momento e non sbatté le palpebre per paura di perderla di vista.
Era davvero lei?
Richiuse il portafogli e si fece strada seguendo i passi che aveva percorso – probabilmente - lei per andarsene da quel posto.
Con il respiro affannato, quasi come se avesse corso, lo portò a precipitarsi fuori dal Fairy Tail e a ritrovarsi di colpo a contatto con l'aria gelida sulla pelle bollente.
Con gli occhi cercò come un pazzo dei capelli biondi, sicuro che fosse andata da quella parte, insomma, quanto diavolo poteva essere andata lontano?
Camminò anche intorno al locale, sempre con il fiato corto perché aveva davvero iniziato a correre, ansioso di trovarla.
Ad un certo punto un dubbio gli sorse nella mente: e se se la fosse immaginata?
E se si fosse creato tutte quelle aspettative per nulla? In effetti era stato uno stupido ad uscire quella sera convinto di rivederla. Un vero idiota.
Si portò una mano a coprire il viso, deluso. Quella stessa mano la lasciò poi cadere lungo il fianco, urtando la tasca della giacca che aveva un rigonfiamento che di solito non c'era.
Guardò la parte di indumento incriminato e ne tirò fuori il famoso pacchetto di sigarette che gli avevano dato una speranza. Lo strinse forte fino a sentire l'involucro di plastica rompersi ai bordi.
Tanto valeva fumarsene una, visto che i soldi li aveva già buttati – e non solo quelli -, poi il resto lo avrebbe lasciato da qualche parte, per un fortunato passante. Sicuramente più fortunato di lui.
Prese la sigaretta e la portò alle labbra, venendo colpito immediatamente dal forte odore familiare che il tabacco emanava e che gli ricordava tremendamente la ragazza, fonte di ogni sua pena.
Ovviamente realizzò che la sua sfiga non aveva fine nel momento in cui capì di non avere da accendere.
«Ma vaffanculo!» possiamo dire che ci stava proprio tutto.
Adesso, oltre che deluso, ferito e incazzato, non riusciva nemmeno a fumarsi una dannatissima sigaretta.


«Serve un accendino, Salamander?»  

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