Capitolo 6.

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  Ladybug e Chat Noir corsero fuori dalla biblioteca, quasi del tutto distrutta, per vedere meglio cosa stesse succedendo lì.
  Come aveva ipotizzato la corvina, il leone che avevano appena combattuto non era il solo nemico che dovevano sconfiggere quel giorno.
  Vi era infatti al centro del campo da basket una seconda creatura, pressoché identica alla prima con unica variante i colori.
Il secondo leone aveva le squame che tendevano al rosso aranciato, con la criniera di un candido bianco neve.
Il primo pensiero che colpì in pieno la mente dell'eroina corvina era rivolto ai due ragazzi provenienti dal futuro.
Dov'erano finiti Emma ed Hugo?
La ragazza, allarmata, li cercò con lo sguardo, in mezzo a tutti i ragazzi che scappavano urlanti dal cortile scolastico.
Li trovò poco dopo, come se il suo sguardo sapesse ancora prima di lei dove si trovassero.
Hugo stava aiutando dei ragazzini del primo anno, che si erano nascosti sotto una delle scale di ferro, ad abbandonare il loro rifugio per correre verso l'uscita, mentre Emma era intenta a dare una mano ad una ragazza bionda che era rovinosamente caduta a terra come un sacco di patate.
Tra tutte le persone che poteva aiutare, perché proprio Chloé?
- Si vede che sono figli tuoi - osservò Chat Noir tranquillo, brandendo la propria arma in mano.
La ragazza gli lanciò uno sguardo interrogativo.
- Pensano prima agli altri che a loro stessi - sorrise, facendo perdere un battito al cuore della ragazza e colorandole le guance.
Quel ragazzo sapeva essere più letale di qualsiasi akuma e supercattivo, e non se ne rendeva nemmeno conto. O forse ne era anche fin troppo consapevole, e si divertiva a tormentarle il cuore e gli ormoni.
L'urlo acuto e fastidioso di Chloé la riportò alla realtà.
Il leone rosso aveva puntato lei ed Emma che, per evitare che la colpisse, si era frapposta in sua difesa.
I due eroi scattarono il più velocemente possibile, così come anche Hugo che correva gridando a gran voce il suo nome.
Il tempo parve congelarsi in quell'attimo, come se qualcuno avesse messo in pausa l'episodio e ne avesse fatto un'istantanea.
Hugo era a pochi metri dalla sorella maggiore, con un braccio in tensione verso di lei, e con il viso sfigurato dalla preoccupazione e dal terrore.
Chloé urlava isterica, si copriva il volto con le mani ben curate e fresche di manicure, e sembrava prossima allo svenimento.
Ladybug e Chat Noir stavano saltando dallo scorrimano delle scale in simultanea; la prima lanciando il proprio yo-yo, il secondo usando il proprio bastone metallico.
Emma stava davanti alla zampa artigliata della creatura, a braccia aperte e con gli occhi celesti puntati in quelli felini con incredibile sicurezza.
- Cataclisma! -
Il tempo riprese a scorrere nell'esatto momento in cui il leone venne imprigionato da una gabbia di assi metalliche piovute dal cielo, e Chloé svenne molto teatralmente alle spalle della bionda del futuro.
Il leone rosso ruggì un'ultima volta frustrato, da dietro le sbarre, prima di scomparire per lasciare posto ad una ragazzina svenuta, dai lunghi capelli castani e con un vestitino rosso-arancione.
I due eroi parigini si bloccarono, e si lanciarono degli sguardi visibilmente scossi.
Cosa era appena successo? Loro due... non avevano fatto niente; non ancora.
Marinette osservò una piccola farfallina bianca volare delicatamente sopra le loro teste.
Volse appena la testa verso destra, e rimase sconvolta nello scoprire chi era l'artefice di tutto quello.
Era stata lei a purificare l'akuma; solo che non l'aveva ancora fatto.
- Mamma! Papà! -
Davanti a loro i futuri Ladybug e Chat Noir, appena arrivati dal futuro.






  La prima cosa razionale che la giovane Marinette riuscì a pensare, guardando la se stessa del futuro, fu su quanto fosse... bella.
Faticava notevolmente nel riconoscersi nella donna dal corpo maturo e sinuoso, fasciato da una tutina che ricordava vagamente la sua attuale, che stava a pochi metri da loro al fianco di quello che sarebbe dovuto essere Chat Noir.
Se lei faticò a riconoscersi, Adrien invece non fece fatica alcuna.
L'uomo al fianco della sua futura Lady era identico a lui, solo molto più alto, con una corporatura nettamente più solida della sua e con i capelli più lunghi, legati con un codino dietro alla nuca.
Il costume, e l'aspetto, della sua Lady erano completamente differenti.
Aveva un caschetto corvino molto corto, che le arrivava a malapena alle spalle, fasciate da una striscia continua nera che andava da parte a parte.
Il busto, gli avambracci e i polpacci erano ricoperti da uno strato di tuta rossa a pois neri, mentre il resto del corpo da stoffa nera, uguale a quella sulle spalle.
- Voi due, signorini, siete nei guai fino al collo - parlò con fare severo e duro il futuro Chat Noir, facendo un passo in avanti insieme alla propria compagna.
Emma ed Hugo sussultarono visibilmente, pigolando spaventati. Erano davvero in guai grossi.
- Ehi... - li salutò incerta Emma, incassando la testa nelle spalle - Che sorpresa trovarvi qui -
La ragazza sentì perfettamente il suono della mano del fratello che si colpiva da solo la fronte.
Tra tutte le sue uscite, quella era stata proprio la peggiore delle peggiori; in assoluto.
- Si può sapere che cosa vi è passato per la testa? - domandò incredula la futura Ladybug, sgranando visibilmente gli occhi.
Si avvicinò ai figli con aria severa, appoggiando entrambe le mani sui fianchi morbidi.
- Anzi, non lo voglio sapere! Vi potete considerare in punizione da adesso fino alla fine della vostra vita -
- Ma, mamma... -
- Niente "Ma, mamma"! - tuonò la donna, con le fiamme negli occhi.
Era riuscita ad assumere un'aura talmente oscura e terrorizzante, che nessun altro ci sarebbe mai riuscito se non un'altra madre infuriata. Solo loro erano capaci di incutere un tale terrore.
- Scordatevi le uscite con gli amici, perché non uscirete più di casa se non per andare a scuola; sono stata abbastanza chiara? -
I due giovani Agreste abbassarono i visi mortificati, incassando ulteriormente le teste tra le spalle - Sì, mamma -
Assistere in silenzio a quella scena, fu una cosa incredibilmente... strana, ed allucinante, sia per Marinette che per Adrien al suo fianco.
- Wow, M'Lady... Non per offenderti, ma la te del futuro mi fa quasi paura. Non vorrei mai essere nei loro panni - cercò di sdrammatizzare l'eroe parigino.
Marinette annuì semplicemente, non sapendo cosa dire.
In quel momento, non sapeva nemmeno cosa pensare con esattezza.
La sua mente era caos puro, che nella calma del momento la travolse come un'onda anomala.
Scoprire che il suo Adrien era Chat Noir, la presenza dei loro figli venuti dal futuro, i loro se stessi futuri venuti ad aiutarli e a riprendersi i ragazzi... Sarebbe risultato ancora più assurdo se fosse svenuta così all'improvviso?
La giovane Marinette non riuscì a trattenersi dal sussultare, quando la futura se stessa si girò nella loro direzione con aria mortificata.
- Ci dispiace immensamente per quello che è successo - sospirò rammaricata la donna, passandosi una mano sul collo - Avessimo saputo prima quello che sarebbe successo, li avremmo fermati sul fatto -
- Perché non lo sapevate? - domandò confuso il giovane Chat Noir - Teoricamente questo sarebbe dovuto capitarvi già in gioventù. Non è così? -
"È vero" pensò la corvina "Quello che sta capitando a noi, a loro è già successo. Che non sapessero del viaggio dei figli?"
- La situazione è un pelino più complicata - prese la parola l'uomo - Noi non ricordavamo quello che è successo oggi, prima di ritornare a questo tempo. Quando ci sono di mezzo i Miraculous o il Grande Libro per i viaggi nel tempo, tutte le persone coinvolte perdono la memoria e le tracce del passaggio dei viaggiatori scompaiono; solo quest'ultimi conservano il ricordo di quello che è successo -
La moglie al suo fianco annuì con la testa - Già. Noi non riusciamo ancora a spiegarci come sia possibile che ci sia ritornata la memoria di questo giorno... In teoria questi ricordi sarebbero dovuti andare perduti per sempre -
I due giovani eroi si lanciarono degli sguardi sconvolti e terrorizzati allo stesso tempo. Questo voleva dire che non avrebbero ricordato le loro vere identità. Non si sarebbero ricordati niente, e tutto sarebbe tornato come prima, anche se loro non volevano.
- Ma... questo vuol dire... - boccheggiò il giovane Adrien - Questo non può succedere! Abbiamo appena scoperto le nostre vere identità, noi_-
- Lo so - intervenne l'uomo biondo, avvicinandosi ad appoggiandogli una mano sulla spalla.
- È tutto tremendamente ingiusto, ma non possiamo cambiarlo. Succederà, e deve andare così - gli spiegò.
Lui meglio di tutti poteva capire come si sentisse, ed entrambi erano arrivati alla stessa conclusione: era meglio così.
Anche se sembrava tremendo dirlo, era davvero meglio così.
- Non è ancora giunto il tempo per sapere le nostre vere identità - mormorò, con una lieve nota malinconica nella voce, la giovane Lady maculata.
- Non ancora, ma state tranquilli: avverrà molto presto, e sarà uno spasso! - ridacchiò l'uomo, regalando al se stesso più piccolo un occhiolino complice.
- Chat! - lo riprese la moglie, ricevendo come risposta uno sguardo sinceramente confuso.
- Che c'è, M'Lady? Tanto non lo ricorderanno. O meglio, non lo ricorderemo. O ricorderanno? Secondo te qual è meglio, insettina? -
La futura Marinette si passò una mano sul viso, con aria palesemente esasperata.
- Sei sempre il solito idiota, Chat - commentò la donna.
- Già, ma sono il tuo idiota. Mi hai sposato, ricordi? - la provocò sornione, con un ampio sorriso ad illuminargli il viso maturo.
- E come potrei dimenticarlo - ricambiò il sorriso la donna, con uno più dolce - Eri così agitato che stavi per mettermi l'anello sulla mano sbagliata -
- Lo sai che sono sempre stato un animo sensibile -
I due ridacchiarono leggeri, e i loro più giovani trovarono quella scena incredibilmente bella.
Non vedevano l'ora di poter vivere quei ricordi in prima persona, anche se sapevano che avrebbero dovuto attendere parecchio.
- Avremmo tanto voluto conoscervi meglio - parlò Emma, rivolta ai due giovani genitori - Eravamo venuti proprio per questo, ma... il tempo non è stato tanto clemente con noi - rise la bionda, in imbarazzo.
- Anche noi avremmo tanto voluto avere più tempo per conoscervi - rispose con sincerità l'eroina - Vorrei poter dire che sarà per la prossima volta, ma non credo sarà possibile -
La ragazza lanciò un rapido sguardo alla donna, e la vide scuotere lievemente il capo.
Come aveva immaginato.
Fu in quel momento che Emma fece una cosa che la sorprese profondamente: l'abbracciò.
- È stato bello poter parlare con voi, seppur per poco - la sentì mormorare contro la spalla fasciata dalla tutina.
Marinette ricambiò la stretta con aria lievemente impacciata, non sapendo bene come comportarsi.
- Sarebbe troppo chiedervi di rimanere ancora un pochino? Ci sono... così tante cose che vorrei chiedervi, di cui vorrei parlare -
Che fosse sbagliato? Molto probabilmente lo era, ma se alla fine avrebbero dovuto perdere ogni ricordo legato a loro... tanto valeva provare.
I due eroi futuri si lanciarono un altro sguardo, perplessi, indecisi sul da farsi.
- Solo cinque minuti - decretò infine il futuro Chat Noir - Abbiamo lasciato un portale spazio-tempo aperto nella palestra della scuola; meglio non lasciarlo lì troppo tempo. È il nostro primo viaggio nel tempo, siamo nuovi a questo tipo di cose -
L'uomo si grattò il mento con una mano guantata, in evidente imbarazzo, mentre con l'altra circondava il fianco della moglie - E anche l'ultimo - aggiunse lei. 
Il modello assunse un'espressione paragonabile solo a quella di un bambino triste, a cui era stato appena proibito di andare al parco giochi.
- Ma, tesoro! - si lamentò - Non ti piacerebbe viaggiare nel tempo e conoscere i miglior possessori del passato? Sarebbe una figata pazzesca! - le fece notare, appoggiandole una mano sulla spalla.
- È vero, sarebbe una figata pazzesca - intervenne il giovane gatto, annuendo con la testa.
- Vedi? - intervenne poi l'uomo, con un ampio sorriso in volto - La pensa come me -
Entrambe le eroine maculate guardarono esasperate i loro compagni, per poi lanciarsi poco dopo uno sguardo d'intesa.
- A dimostrazione che non sei cambiato di una virgola -
- Non è colpa mia se già da giovane non solo ero bellissimo e super intelligente, ma anche con una spiccata maturità - si pavoneggiò il biondo, con il solito sorriso stampato in volto.
- Parlerei piuttosto di "immaturità", ma sono dettagli - si passò una mano sul volto la donna, preferendo non continuare il discorso.
Le sembrava la scelta più saggia, con il marito.
- Facciamo sempre così? - domandò la giovane Marinette ad Emma.
- Fate anche di peggio, in realtà - le rivelò - Ma siete divertenti da vedere; quando rimanete in un rating adatto anche ai minori. In quei casi è meglio trovarsi da tutt'altra parte, e molto lontani -
La corvina arrossì lievemente sulle gote, imbarazzata.
- Si vede che siete molto innamorati, anche se alle volte litigate e bisticciate come due bambini - continuò a parlare la giovane Agreste, portando gli occhi azzurri in quelli del medesimo colore della giovane Ladybug.
Il cuore dell'eroina si fermò per pochi secondi, per poi riprendere a pompare con vigore.
Non riusciva ancora a crederci.
Aveva sempre sognato di vivere un amore simile, e avere la conferma di averlo in futuro e con il ragazzo che amava...
Non sapeva nemmeno come descrivere la moltitudine di sensazioni che aveva dentro.
Non riusciva a crederci; sembrava davvero tutto troppo bello per essere vero, agli occhi della corvina.
- Posso farvi una domanda? -
Sia Emma che Hugo annuirono con la testa, alla domanda della corvina.
- Perchè avete deciso di fare... questo viaggio nel passato? -
Marinette non era la prima che aveva posto loro quella domanda, e sicuramente non sarebbe stata nemmeno l'unica; i giovani Agreste sapevano che quando sarebbero tornati a casa, in molti avrebbero fatto loro la stessa identica domanda.
Iniziarono così a parlare; a raccontare delle loro vite future.
Di come erano caotiche e piene le loro giornate, tra nuovi nemici da combattere e le carriere lavorative di tutti i giorni da far andare avanti.
Dell'amore sconfinato che provavano l'uno per l'altro, e per tutte le persone a loro care.
Soprattutto, spiegarono loro nel dettaglio il perché e cosa li aveva spinti a fare una pazzia simile. Quel desiderio di conoscerli meglio, e sapere qualcosa in più su di loro.
Entrambi gli eroi parigini rimasero sempre più sorpresi e curiosi sul futuro.
Per spingerli ad affrontare un viaggio simile voleva dire... che forse, nel futuro, non erano dei genitori molto presenti nelle vite dei loro figli, e questo li fece star male.
In particolar modo Adrien, che si era sempre promesso di non essere mai assente come il suo di padre.
- Nel futuro... - parlò ad un certo punto Emma - Siete dei genitori fantastici. Nonostante tutto trovate sempre il tempo per noi; e non siamo mai riusciti a comprendere come fate. Vi sembrerà stupido, ma non vi siete mai persi qualsiasi saggio, recita scolastica o partita mia, di Hugo o Louis. Mai. E... volevamo dirvi grazie. Anche se non lo avete ancora fatto... ma lo farete -
Un lieve colpo di tosse attirò l'attenzione del quartetto, verso i futuri eroi parigini che li attendevano a pochi metri di distanza.
Dovevano andare. 
Il tempo a loro disposizione era terminato.
Emma abbracciò al volo Marinette ed Adrien, salutandoli calorosamente, mentre Hugo preferì rimanere un attimo più formale.
- È stato bello parlare con voi, anche se per così poco. Ci... ci si vede nel futuro -
Marinette ridacchiò leggere - Ci si vede nel futuro - salutò.
Un singhiozzo alla destra della Lady maculata, attirò l'attenzione di tutti.
- Chat? Stai piangendo? -
Il biondo scosse la testa, passandosi il dorso guantato sugli occhi.
- Mi è solo entrato un granello nell'occhio - singhiozzò, poco prima di tirare su con il naso rumorosamente - Crescono così in fretta. Mezz'ora fa non ero neanche padre, ed ora sto piangendo perché i nostri figli ci stanno lasciando -
La giovane Lady sorrise intenerita, ed appoggiò una mano sulla spalla del biondo.
- Allora lo ammetti che stai piangendo, gattino -
Chat tirò su con il naso, una seconda volta - Sono un animo sensibile, io -
Marinette non disse niente, si limitò ad abbracciarlo, mentre i loro Miraculous presero a suonare con sempre più insistenza.
Osservarono i loro se stessi futuri, insieme ai figli, davanti a loro per un'ultima volta.
Non dissero niente, perché sapevano che non servivano le parole in un momento come quello.
Si limitarono a sorridersi, e a salutarsi lievemente con la mano.
Li osservarono sparire verso la palestra e, una volta che furono completamente scomparsi dal loro campo visivo, le loro trasformazioni finirono.




  ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Già. Siamo alla fine.
La storia è conclusa, e manca (o mancano *ammic ammicc*) solo l'epilogo/extra che arriverà... boh. Primo o poi arriverà.
La storia è stata... un po' così, me ne rendo conto. Tanti buchi di trama, robe messe a caso e scritte male... ma a me piace anche così.
"Back to the Past" nasce come una storiella leggera, per me. Una cosina con una trama semplice, corta, e priva di robe intricatissime come da mio solito.
So che a molti la storia non sarà piaciuta, ma io sono felice lo stesso di averla scritta e di aver scritto qualcosina di un po' diverso da solito (spero che lo sia lol).
Ci tengo a ringraziarvi con tutto il mio cuoricino per il supporto che mi avete dato, per i commenti e anche per le letture silenziose :3 Grazie davvero!
Io vi saluto, per l'ultima volta in questa storia
- Harley

Back to the Past | Miraculous LadybugDove le storie prendono vita. Scoprilo ora