Lentamente muoio

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Sono morta. Qualcosa è morto dentro di me. L'ho lasciato in quelle aule, in quei corridoi; pezzi di me, abbandonati come la pelle di un serpente che fa la muta, restavano indietro, segnandoli mio cammino. Morivo ogni giorno, ogni istante, e quegli insulti taglienti come lame facevano a brandelli la mia anima, la mia pelle, che cadeva e restava lì. Morta. Ho lasciato una scia di lacrime e sangue e paura e silenzi e assenze. Ho lasciato tutto lì, nei roseti della mia infanzia, e ad ogni passo, ad ogni mio movimento le spine strappavano brandelli di me e io restavo spoglia, inerme, nuda come il serpente. E come lui soffrivo, sempre avanzando, perché in questo mondo chi si ferma è perduto, e se non ti fermi puoi perderti comunque, ma almeno sei vivo, cammini. Mostri a tutti che respiri, e alla fine anche tu ci credi, che il tuo cuore batte e le gambe camminano e le mani scrivono e il tempo continua a scorrere, un fiume in piena che trascina via ogni cosa. Ma tu non sei più nel fiume. Vedi gli altri che si fanno trasportare dalla corrente, illusi di sapere dove andare, di decidere di poter restare, ma il velo che copriva i tuoi occhi si è strappato, lacerato dai dardi taglienti, dai commenti scrive gli sguardi pungenti degli altri. E così continui a morire, giorno dopo giorno, camminando senza mai fermarti e senza mai guardare indietro. Cosa hai paura di vedere?

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