Obbligo o verità?

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"Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi."
(Massimo Gramellini)


"Beh che ci vediamo di bello?"
Taylor raccolse la scatola della pizza e si lanciò sul divano.

"Non so, che genere ti potrebbe piacere?"
Mi sistemai sul tappeto incrociando le gambe.
Non avevo la minima intenzione di sedermi lì vicino a lui.

Non eravamo una coppietta felice e non lo saremmo mai stati.

Taylor fece spallucce addentando la fetta ricoperta di pomodoro e salame.

"Eh va bene, ho capito. Vorrà dire che farò da sola."
Presi il telecomando iniziando a fare zapping.
Trovai solo due film decenti. Uno romantico e l'altro splatter.
"Quale preferisci?"
Lo fissai mentre la sua attenzione era diretta esclusivamente alla pietanza che stava ingurgitando con foga.
"Guardamoci Saw."
"Lo sai che vomiterai tutta la roba che hai nello stomaco? Lì ci sono solo budella, sangue e gente che si autortura."
Si grattò il mento.
"Senti, spegnila proprio. Giochiamo io e te. Che ne dici?"
Il suo sguardo malizioso mi scandagliò tutta.

Quella sera idossavo una t-shirt extra large ed un leggings grigio. Un outfit decisamente più serio di quello con gli unicorni ma non per questo più sexy.

"Se non intendi cose depravate. Ci sto, altrimenti ciao."
Taylor simulò dispiacere.
La sua faccia imbronciata mi fece ridere.
"No noiosa, che ne dici di obbligo o verità?"
Corrugai la fronte. Non sapevo se fosse davvero serio.
"Sei serio? Non abbiamo più sedici anni, lo sai?"
"Ovviamente, ma non ne abbiamo neanche sessanta. Dai principessina rischia e fai felice questo bel ragazzo."
Si passò una mano nei capelli scompigliandoli ulteriormente.
Sbuffai. "E va bene. Considerami non più in debito per la pizza."
"Non lo sei mai stata principessina. Se vuoi giocare con me è solo esclusivamente perché la cosa ti attira. Non trovare scuse."

Roteai gli occhi. Il mondo doveva essere per forza Taylorcentrico.

"Okay." continuò lui "Ognuno farà una domanda e l'altro sarà libero di rispondere con tutta sincerità o pagare pegno per evitarla. Vuoi iniziare tu?"

Un angolo della mia bocca si alzò. C'era una questione che dovevo chiarire da molto tempo.

"Come facevi a sapere il mio nome?"

Taylor mi guardò interdetto. Forse non se lo aspettava o forse non sapeva cosa rispondere.

Ma alla fine della sua battaglia interiore, cedette.

"Sarò sincero. Marienne è solo una vecchietta molto gentile che paga l'affitto regolarmente come tutti in questo condominio."
"E quindi? La mia domanda era un'altra." risposi seccata.

Stava temporeggiando oppure cercando un modo soft per non rispondere.
Beh nel secondo caso gli sarebbe toccata una punizione esemplare.

"Calmati ... Lei non ha alcun appartamento. Il proprietario di questo edificio è mio padre. Sapevo tutto di te già prima di conoscerti. Il nome, il college, la tua famiglia anche il posto dove sei nata." sospirò affranto.

Spalancai gli occhi.

Tutto questo era decisamente strano ed inquietante. Molto inquietante.

"Perché tuo padre ti ha detto così tanto di me?" chiesi sinceramente sbalordita.
Lui corrugò la fronte, indeciso sul da farsi, e dopo un istante mosse il dito a destra e sinistra.
"No, no, no. Io ho risposto, adesso tocca a te principessina. È concessa solo una domanda a turno."
"Ma sei scemo? Qualcuno che ovviamente non ho mai incontrato sa tutto della mia vita. Tu sei quasi il coproprietario di questo mega palazzo e mi dici, al prossimo turno? Hai qualche rotella fuori posto."

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