La scimmia piscia sotto e sopra

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- Puttana!

Domenica mattina, Anton puzza di alcol.

- Puttana!

Sono stanco di sentirli gridare, per poco non le sfonda le testa contro lo spigolo del frigorifero, urlo.

- Basta, così le fai male!

Non mi sente nessuno dei due, Anton ha le mani gonfie, Marylou per poco non sviene, non si regge nemmeno in piedi. Lei ha gli occhi gonfi, la pelle livida, non scappa, non ha un altro posto dove andare.

C'è dello schifo rosso sul frigo, cola fino al pavimento. Resto immobile, forse devo fare pipì. Anton è stanco di riempire di botte Marylou, si volta verso di me.

- Ce n'è anche per te, moccioso!

Viene verso di me, mi scappa un goccio di pipì, la faccio nei calzoncini infeltriti. Penso, forse sto per morire, ma che importa, tanto sono già morto un sacco di volte, poi ritorno in vita e intanto mi faccio un viaggio dall'altra parte. Ma quanto ci mette ad arrivare?

Tra me e quelle mani piene d'odio c'è un tavolino in legno spesso, la tovaglia che pende sul lato destro è rovinata ai lati, comprata al mercato.

- Sei il figlio di una puttana! Te le do di santa ragione!

E poi arriva, è sopra di me, forse piango ma non serve a nulla, allo stronzo mica faccio pena, allora lo sfido, mi preparo a prendere tutto quell'odio su di me. Anton fa ombra coprendo i raggi del sole, mi faccio piccolo, lo sono già, un marmocchio gracilino incastrato in un angolo tra due muri. Anton si leva la cintura che gli tiene su quei pantaloni sporchi di avanzi di cibo, alcol e sesso con qualche prostituta di strada.

Incrocio lo sguardo di Marylou che sembra dire piccolo mio cerca di essere forte, ma dura un attimo, il tempo di voltarsi dall'altra parte per non conservare nei suoi occhi più di quanto la sua memoria possa sopportare.

Le mani pesanti stringono la cintura, il primo colpo arriva sulle gambe non fa troppo male, penso, colpisci come una checca, e sogghigno beffardo. La checca forse se ne accorge ed il secondo colpo arriva sulla schiena, il terzo anche, brucia.

Altra pipì nei pantaloni, Anton lo nota.

- Sei un piscia sotto!

E giù un'altra cinghiata, questa più forte, l'alcol ancora in corpo gli fa sudare le mani unte ancora di più. La cinghia è diventata scomoda.

Fisso lo sguardo sulla tovaglia sporca del mercato, nell'angolo è rappresentato un bosco con degli alberi, evado un po' col pensiero, le botte non le sento più, i colori se ne vanno.

- Mi senti, ragazzo? Sei un figlio di puttana!

Anton serra i pugni, si scosta di lato, arriva un po' di sole, poi arriva lui, il pugno chiuso.

Buio.

Non ricordo altro, quando mi sveglio puzzo di piscio, la casa è vuota, me ne assicuro, cambio i calzoncini con un altro paio, anche questi infeltriti, esco di casa.

Scendo le scale saltando i gradini a due a due, corro veloce, più veloce di tutti, sbatto il portone. Non si rompe, avrei voluto sentire il rumore dei vetri rotti.

Corro al parco, vado a caccia di lucertole, quando riesco a catturane qualcuna inizio a giocare, poi quando mi stanco le lascio andare.

Dei ragazzi giocano a palla più in là, tra le betulle, mi avvicino.

- Ehi Buck, che ti è successo?

- Sono inciampato, mentre correvo.

Avevo la faccia gonfia probabilmente.

Salverei La Sua Spina DorsaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora