La corsa delle lavatrici

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- No!

- No!

- No!

Io, John e Sal, in preda ad una preoccupazione corale, guardiamo Danny con i pantaloni a mezzo polpaccio, in mano il tubo della lavatrice.

- Si è guastata ragazzi! - dice Danny con la semplicità e l'accento tipico di se stesso, per metà italiano e per metà siciliano.

Danny non aveva i capelli, per quanto ne sapevo non gli erano mai cresciuti, poteva essere pelato dalla nascita come i pomodori, non glielo avevo mai chiesto, forse un giorno lo avrei fatto, ma non quel giorno.

- Ci serve un nuovo mezzo! - Sal non parlava molto, ma quando lo faceva diceva cose che tutti pensavano ma nessuno riusciva ad esprimere. Era ovvio ci serviva una nuova lavatrice.

Sal era l'unico tra noi tutti a dire cose semplici, ma nella sua banalità era geniale, sembrava un santone indiano recuperato nelle profondità del mare. Dopo anni di meditazione, era ancora vivo.

Aveva tempi di elaborazione del pensiero così lenti che quando si trasformavano in parola sembravano parole vittime di un'illuminazione trascendentale, ma forse era solo l'effetto prolungato delle droghe. In fondo quella barba incolta nascondeva solo la carnagione scura, ricordo impresso sulla sua pelle, dopo anni di vita nella terra del sole e degli ulivi.

Le sue emozioni erano tatuaggi ben visibili sul suo corpo come i capricci di un bimbo goloso di cioccolata.

Eravamo allo sbaraglio o lo saremmo stati di lì a poco, saremmo stati una perfetta band rock anni '60, o un perfetto gruppo di barboni sbandati, banditi, con i vestiti sbiaditi e maleodoranti.

Danny e Sal dovevano preparare tutto per il rispettivo rientro nelle terre natie.

Ho sempre odiato le feste, trasformano le persone in criceti, tutti iniziano a correre e nessuno si accorge di girare su stesso, pure i lavoratori della domenica fingono una pausa mentre i dipendenti pubblici sono in pausa da una vita, fingono anche loro.

Il mondo si ferma, ci osserva divertito. Ho la sensazione che sia dannatamente ironico, e che ogni terremoto sia l'irrefrenabile ed incontrollabile spasmo di mille risate trattenute.

Restiamo io e John in questo regno del nulla dove pure la lavatrice se n'è andata, probabilmente sarà morta di noia.

Ci guardiamo, è uno sguardo profondo, come si guardano due eroi prima di salvare il mondo, ci mancavano soltanto i super poteri, i costumi puliti e una lettera d'ingaggio. Invece avevamo soltanto i postumi di un sbornia.

- Idee? - Domando a John, come se gli avessi chiesto i codici segreti per attivare ordigni nucleari.

Nell'attesa di una risposta sento l'ultimo rantolo della lavatrice, se n'è andata per sempre. Poi il silenzio interrotto.

- I saldi! Jake! Mi senti?

John prende a calci il lutto, frantumandolo in meno di un minuto. Improvvisamente abbiamo una missione, che forse avrebbe cambiato le nostre vite per sempre, rendendole meno maleodoranti.

John è un piccoletto con l'anima di un panzone di colore che ha dedicato la vita alla musica in locali corrotti dal fumo e dalle puttane. Questo piccoletto pazzo nelle vene al posto del sangue ha del cazzutissimo Jazz, non si limita a suonare, quando soffia nel suo strumento soffia fino a scassare le pareti di botte.

- Sono iniziati i saldi?

- Aspetta che controllo.

Accende un computer impolverato e così stanco che i cristalli liquidi sembrano uscire dallo schermo, come il sudore dalla pelle di uno schiavo nero frustrato dal suo negriero per eseguire operazioni di calcolo complicatissime più velocemente. Questa vecchissima macchina di Touring finalmente sembra dare segnali di vita.

Salverei La Sua Spina DorsaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora