CAPITOLO 3

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La gola le bruciava un pochino, ma la cosa non le importava; era sempre meglio della rabbia che aveva in corpo. Il primo sorso del drink fece effetto, si sentì rilassata però sempre con una spina nel fianco di cui liberarsi. La stanza era diventata quasi vuota per lei, esistevano solo i suoi pensieri e le sue riflessioni. Non si era accorta della persona che si era seduta accanto a lei, fino a quando non rivolse le la parola.

-Cosa ci fa una così bella ragazza qui?

Elena si girò e guardò intensamente il pilota seduto accanto a lei al bancone; smoking, portamento elegante e sensuale accento inglese. Non capiva cosa potesse volere da lei, ma decise lo stesso di continuare la conversazione.

-Piacere, sono Lewis Hamilton.

Il ragazzo non avendo ricevuto risposta da lei decise di prendere di nuovo la parola perché ci teneva: quella ragazza aveva qualcosa di strano nei suoi atteggiamenti. Non si trovavano spesso ragazze a quel tipo di feste e la cosa lo incuriosiva, ma lei soprattutto suscitava il suo interesse; la aveva notata stando in piedi dall'altra parte della stanza, mentre cercava uno stanzino dove chiudersi per non dover assistere alla premiazione del suo rivale che aveva vinto la prima gara del mondiale. Cercava una stanza qualsiasi quando vide Elena seduta al bancone, così bella e malinconica allo stesso tempo, era proprio quello stato d'animo a conferirle una particolare sensualità in quel momento. Lewis decise allora di trovare almeno consolazione in una nuova conoscenza non potendo salire sul palco a ritirare il premio.

-So chi sei, tutti sanno chi sei.

Elena rispose con un tono molto infastidito, non allungò la mano per stringere quella del pilota e tornò a guardare il suo drink finendolo in un solo sorso.

-Perché ogni volta le ragazze mi rispondono in modo così scocciato?

Lui non era per nulla infastidito da questo comportamento e stava mentendo, quasi mai le ragazze non cadevano ai suoi piedi e il fatto che lei fosse un'eccezione lo fece sorridere. Aveva carattere da vendere la ragazza e a lui piaceva questa cosa, finalmente qualcuno che poteva tenergli testa.

-Fatti due domande e datti tre risposte.

Elena gli rispose continuando a guardare il suo bicchiere, soprattutto perché le girava la testa e sarebbe stato difficile muovere lo sguardo così velocemente come lo richiedeva la situazione.

-Lo chiedo di nuovo: cosa ci fa una bella ragazza qui dentro?

-Oltre che arrogante pure sessista.

-Non volevo risultare sessista, era un complimento. E non puoi dire che sono arrogante se prima non mi conosci.

-Certe cose si capiscono dalla faccia

-Quella piena di pregiudizi qui sei tu, non io.

Perché non se ne andava? Elena aveva una voglia matta di prenderlo a schiaffi, non sapeva se questa voglia fosse scaturita solamente dalla presenza di Lewis o se fosse aumentata dal residuo della rabbia precedente, sapeva soltanto che voleva prendere a pugni qualcuno e la persona più vicina era lui.

-Quante volte dovrò chiederti perché sei qui prima di ottenere una risposta valida?

Elena si girò verso di lui e rimase a fissarlo. L'inglese sapeva come muoversi, non c'era dubbio, era tutto calcolato per risultare il più attraente possibile. Cosa avrebbe dovuto rispondere alla fatidica domanda che le stava ponendo Lewis? Era forse lì per farla innervosire ancora di più? Perché ci stava riuscendo perfettamente.

-Mi occupo di marketing nella scuderia della Ferrari.

Rispose ovviamente con quello che Marchionne aveva detto a tutti quelli dentro la stanza presentandola. Fece un sorrisetto ironico e si voltò di nuovo ad osservare il bicchiere sperando che il pilota se ne andasse.

La mia vita || Ferrari Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora