CAPITOLO 5

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Elena era seduta sull'aereo impaziente di atterrare, era seduta su quella poltrona di prima classe da più di otto ore e si era davvero stancata. Aveva provato a dormire, ma non era riuscita a chiudere occhio, il subbuglio ormonale provato la sera prima la stava ancora tormentando; stava pensando a Lewis e alla sua giacca in valigia che ora avrebbe davvero volto avere con se. Stava pensando alla sua discussione con Sergio durante la nottata. Dopo averla portata fuori a forza dalla villa e averla messa in macchina con gli altri due piloti della rossa che cercavano continuamente di instaurare una conversazione, ma perennemente ignorati dalla ragazza, Marchionne fermò Elena all'entrata dell'albergo spiegandole, per la seconda volta, che il suo comportamento non era stato consono alla situazione: se sei di una scuderia non puoi frequentare in privato altri piloti soprattutto se sono Mercedes. La ragazza provò allora a spiegare il perché del suo gesto, dando quasi per intero la colpa al presidente perché non la aveva presentata al mondo per quella che era realmente, al che Sergio rispose che lei avrebbe dovuto aspettarselo, era solo inizio campionato e non si potevano scoprire tutte le carte subito. Elena andò in camera sentendosi una stupida e piangendo per quasi tutta la notte, smise solo quando vide la giacca del pilota inglese sulla sedia e se la mise addosso. Era l'unico in quell'ambiente infernale ad averle mostrato comprensione e sostegno e lei gli era estremamente grato per ciò perché sentiva di avere un appoggio, dalla sponda opposta della Formula uno, ma lui c'era anche se non avrebbe dovuto. La mattina dopo, dopo aver dormito per meno di cinque ore si presentò alla hall dell'albergo per caricare insieme agli altri meccanici tutto l'arsenale sull'aereo. I meccanici non presero bene la sua presenza ritenendola inopportuna e inutile al che Elena reagì andando a cercare il presidente; non ne poteva più di non essere considerata e di essere messa da parte, Marchionne però non si trovava. Dopo un'ora e mezza arrivarono diversi taxi su cui salirono i meccanici, la ragazza, Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen. Nell'arco di dodici ore si era ritrovata per tre volte in compagnia dei due piloti rossi, ma non le interessava minimamente la loro presenza mentre i due volevano conoscere il nuovo componente della famiglia, perché è così che vivi la Ferrari una volta che ci sei dentro.

-Bwoah allora, come sta andando l'analisi della nostra immagine?

Il Finlandese ruppe il giaccio chiedendo alla ragazza la prima cosa che gli era passata per la mente.

-Infatti! Come sta andando la tua ricerca sul marketing? Vendiamo bene suppongo, come si fa a non amarci?

Le parole del tedesco disturbarono Elena, infatti la sua faccia si fece più cupa e disgustata. Si sentiva presa in giro.

-Di sicuro amano la Ferrari, se poi amino anche voi devo ancora scoprirlo. Sapete le ricerche di marketing sono lunghe e impegnative.

La risposta fece rimanere male Seb e Kimi però i due non si persero d'animo.

-Come si fa a non amare la Ferrari? Sono tutti tifosi della Ferrari, anche quelli che lavorano in Mercedes tifano il cavallino. Ha cambiato la storia della Formula uno, con piloti magnifici, vero Kimi?

Il tedesco cercava di coinvolgere Elena nella conversazione, ma quest'ultima aveva girato il viso verso il finestrino e ammirava il paesaggio australiano scorrere veloce. Kimi invece era attento alla conversazione e rispose immediatamente al suo compagno, così i due finirono a parlare, per l'ennesima volta, dei vecchi tempi gloriosi e di come nata la loro passione per le corse. Arrivati in aeroporto si imbarcarono tutti assieme e ognuno si sedette al proprio posto, con Elena immersa nei suoi pensieri, i due piloti che si domandavano come mai quella tipa strana fosse entrata nella scuderia, mentre il presidente non si vedeva perché molto probabilmente era già partito con il jet privato.

Finalmente il pilota annunciò l'inizio dell'atterraggio ed Elena si sentì sollevata, stava per toccare terra; viaggiare in aria la metteva sempre un po' in soggezione, le sembrava una cosa contro natura, le cose che pesano devono stare con i piedi a terra. L'atterraggio era stato dolce e ora Elena stava aspettando di ritirare le valigia, i due piloti avendo solamente bagagli a mano se ne erano già andati salutando prima la ragazza del marketing ovviamente. Elena non era arrabbiata con i due piloti in particolare era solo arrabbiata per il fatto che tutti ignorassero la sua posizione. Mentre aspettava l'arrivo del bagaglio ripensava a quello che avrebbe dovuto fare nell'impegnativo pomeriggio che la aspettava: sarebbe dovuta andare a Maranello, lavorare un paio d'ore su i dati raccolti questo weekend, andare ad assistere alle corse sulla pista di Fiorano, analizzare i dati e pensare a come risolvere i problemi di potenza. Elena aveva soltanto voglia di andarsene a casa sua, farsi una doccia bollente e dormire. Finalmente la valigia comparve sul nastro trasportatore e quando dovette trascinarla a terra quasi sentì la mancanza dei due ferraristi perché avrebbero potuto darle una mano a trasportare quel borsone enorme. Uscendo dal gate guadò verso la pista e vide gli ultimi meccanici della rossa camminare sulla pista con le ultime borse in spalla; quanto avrebbe voluto aver partecipato anche lei allo scarico dell'aereo, parlare con i meccanici della corsa e di come poter migliorare le cose, ma non poteva, era appena l'inizio. Distolse lo sguardo e si diresse fuori dall'aeroporto dove, come aveva detto il presidente, una macchina, Ferrari ovviamente, la stava aspettando per portarla a destinazione. Si sentiva come un gioiellino prezioso da proteggere a tutti i costi e la cosa non la disturbava, se solo tutti fossero stati a conoscenza di ciò. Arrivata davanti la macchina bussò al finestrino dell'autista che era intento a guardare il suo telefonino.

-Elena, mi scusi, non la avevo vista!

Giacomo scende dalla macchina e carica la valigia della sua passeggera nel bagagliaio.

-Tranquillo non preoccuparti e oggi potresti correre un po' più velocemente di quanto hai fatto all'andata? Ho un sacco di cose da fare e vorrei trovare del tempo per rilassarmi.

-Cercherò di accontentarla, ma dipende tutto dal traffico!

I due salgono i macchina, Giacomo al posto di guida ed Elena dietro, aveva voglia di stare sola e tranquilla.

-Complimenti per la sua prima vittoria in Ferrari signorina!

-Già, le vittorie donano un'emozione tutta nuova e fantastica.

-Soprattutto quelle conquistate con il sudore! Sebastian è riuscito a rubare la vittoria a Lewis che partiva dalla pole, un grande e soprattutto grandi gli ingegneri Ferrari con la strategia del pit stop.

Grandissimi pensò Elena guardando fuori dalla finestra, chissà chi aveva suggerito un idea così efficace... Al sentir nominare il pilota Mercedes il viso della ragazza si illuminò e si pentì immediatamente di aver fatto caricare la valigia dietro perché aveva davvero voglia di prendere la giacca dell'inglese e mettersela sulle spalle per sentire il suo odore.

-Comunque non me la racconti giusta. Devi essere una persona davvero importante, è da 30 anni che lavoro questa scuderia e non ho mai visto una persona che lavora nel tua stessa posizione trattata con i guanti così come stanno trattando te.

-Si vede che sto davvero simpatica al presidente... Comunque, Giacomo, non c'è modo di prendere qualcosa che è nella mia valigia?

-Certo che sì! Può prendere tutto quello che vuole, basta che faccia scendere il bracciolo nel sedile centrale e poi prema il bottone sul fondo. È uno spazio piccolo, ma dovrebbe riuscire a prendere quello che le serve.

-Grazie mille!

-Di nulla. Comunque siamo fortunati, non c'è molto traffico quindi fra 40 minuti arriveremo a Maranello, ci sarà il signor Arrivabene ad accoglierla e io porterò le sue valigie nel suo appartamento.

-Perfetto... e ti prego, non tutta questa formalità, dammi del tu.

-Certo, Elena.

La ragazza intanto era riuscita a raggiungere, attraverso la piccola fessura nel sedile, il suo bagaglio e ad aprirlo quando le suonò il telefono. Ritrasse la mano dalla fessura e prese il telefono dalla tasca, un vecchio Samsung che avrebbe dovuto cambiare ora che lavorava in quell'ambiente, doveva mantenere una certa immagine, lesse il nome del mittente "Lewis" e sorrise "Ci saranno 15 giorni prima del prossimo Gp, non dirmi che devo aspettare così tanto prima di rivederti" Non si sarebbe aspettata un messaggio del genere, non pensava di aver incuriosito il pilota, ma evidentemente era il contrario. Anche lei avrebbe voluto rivederlo, ma come? "Mi dispiace, ma penso proprio di sì perché sono sempre piena di lavoro e quando ho qualche ora libera mi tengono sotto torchio" "Va bene, allora domani sei libera? Un' oretta, due massimo" "Ma sei pazzo? Mi uccidono se mi vedono con te" "Non ci vedrà nessuno stai tranquilla. Sei a Maranello, giusto?" "Giusto..." "A domani." Elena era contenta, sorpresa ed impaurita allo stesso tempo. Voleva rivedere Lewis, ma non voleva far arrabbiare Sergio e facendo le cose di nascosto si sentiva come una traditrice e odiava questa cosa, ma alla fine nessuno sapeva l'importanza del suo ruolo quindi decise di fregarsene e pensare a se stessa. Guardò l'orologio che segnava le 16:07, aveva 24 ore per prepararsi psicologicamente al giorno successivo. Riprese a frugare con la mano all'interno della sua valigia e in pochi secondi tirò fuori il suo oggetto del desiderio e se lo mise addosso; sapeva ancora di lui.

-Giacomo, accendi la radio.

Elena si appoggiò alla sportello della macchina e distese le gambe sui sedili. Ora stava meglio, era più felice.

-Va bene qui?

Chiese l'autista osservandola dallo specchietto retrovisore.

-Perfetto.

La ragazza abbandonò la testa sul finestrino, chiuse gli occhi e cullata dalla musica e dal profumo del nuovo capo si godette il viaggio.

La mia vita || Ferrari Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora