2

11 1 0
                                    

Sally aveva lasciato la casa, e con se si era portata dietro un barbaglio di emozioni, che lei aveva definito entusiasmate. Penelope nonostante fosse riluttante poi, capita la situazione le aveva stretto la mano, quella sua manina piccola immersa in quella di Sally era una scena a dir poco commovente, peccato si fosse spezzata poi con la suoneria del cellulare della ragazza mora. Sally aveva varcato la porta di casa malinconica, così come me e la piccola peste. Nonostante detestasse passare del tempo con l'euforica Sally non poteva nascondere il fatto che alla fine lei le voleva bene. Purtroppo Penelope aveva avuto un pessimo insegnate, me, le avevo insegnato a reprimere le emozioni o almeno a saperle nascondere. Così come, quando face tre anni le regalai il DVD di nemo, quel piccolo pesce che aveva fatto emozionare tutti, lei no. Era stata seduta su quel divano, immobile, non aveva detto nulla e alla fine del cartone si era alzata e cautamente aveva tolto il DVD dal lettore, da quel giorno non lo aveva più guardato. Le avevo insegnato che nella vite le emozioni ci rendono bersagli indifesi per abili tiratori. Ero stata una maestra e una zia pessima, mia sorella avrebbe sicuramente fatto meglio, ma purtroppo lei aveva deciso di intraprendere altro piuttosto che Penelope. Dopo che Sally se ne era andata avevo messo a letto Penelope e da quanto sentivo fino ad adesso non era riuscita a chiudere occhio. Bussai alla porta della sua camera e leggermente lasciai che un fascio di luce illuminasse il volto della piccola Penelope, che prontamente fece finta di dormire.
"So che non dormi furbacchiona" Dissi entrando e lasciando la porta semiaperta alla mie spalle. Mi sedetti sul suo morbido letto e un odore di vaniglia invase le mie narici. Era il suo profumo preferito.
"Perché non dormi piccola Py?" Le Chiesi usando il soprannome che le avevo dato quando aveva solo la tenera età di due anni. Mi aveva sempre confermato amasse quel soprannome e io ero felice di utilizzarlo, soprattutto se questo la faceva sorridere.
"Perché mamma non viene a rimboccarmi le coperte?" Avrei voluto dirgli che una bambina come lei non poteva capire, che nella vita c'è chi lascia la propria corsa e prende scorciatoie. Barando, forse, in modo del tutto naturale, mia sorella aveva lasciato Penelope perché spaventata dalle grandi responsabilità del genitore. Come fai a crescere una figlia se non riesci a crescere interiormente te stessa? Impossibile. Lei aveva pensato bene di scappare dalle sue di responsabilità, non che Penelope fosse stato un peso per me, ma avrei preferito vederla felice insieme a mia sorella.
"Py ne abbiamo già parlato, perché cerchi sempre di estrapolarmi altre informazioni? Te le ho già date tutte" Si mise eretta, togliendosi le coperte di dosso in modo che il suo viso fosse alla mia altezza e piano mise le sue piccole e dolci mani sulle mie spalle. Aveva quattro anni ma era una forza della natura incredibile, forse quella che mancava a me, Dio l'aveva data in dono a lei, e fatta entrare nella mia vita per infondermene almeno un po'.
"Si, ma zia Sam non mi hai detto perché mamma non mi ha mai voluto, tu sai tutto ma non mi dici mai nulla, perché?"
"Py tua mamma ti ha amato tantissimo e lo sai, abbiamo già affrontato questo argomento e sai che tutto ciò che so te l'ho detto" La guardai, quel visino tondo e dolce, i suoi occhi verdi si intristirono e io feci lo stesso.
"Tua madre sapeva bene a cosa andava incontro e non ha mai voluto prendersene le responsabilità della cosa, hai quattro anni e già mi chiedi se tu sia mai stata un fattore di intralcio per tua madre" Sospirai "Su questo posso giurati che non è così, tua madre ti voleva, la sua vita dipendeva dalla tua, poi però, le cose cambiano, le persone cambiano Py. Non rimaniamo mai le stesse, ci evolviamo nel tempo, come lo farai tu una volta cresciuta. Adesso mi vuoi bene e io sono la tua preferita ma tra meno di dieci anni mi odierai per le regole troppo severe ma che imporró per il tuo bene" Prese ad accarezzarmi i capelli e sapevo che non avesse capito molto, a soli quattro anni non si può capire esattamente cosa la vita ti metta davanti. Penelope era sempre stata una bambina sveglia, aveva capito che sua madre non era morta come avevo cercato di farle credere, anzi, mi aveva immediatamente dato della bugiarda, sapeva stessi mentendo così, volente o nolente che fossi le dissi la verità. Ricordo che per quanto piccola potesse essere rimase chiusa in camera per tutto il giorno. Adesso ne avrebbe fatti cinque e io le avevo promesso un viaggio e ci sarei riuscita, il più presto possibile.
"Zia Sam" Mi richiamó vedendo la mia assenza "Non voglio andare via, qui mi piace"
Le credevo, a chi non piace l'aria di New York, le persone, anche a me piaceva. Ma purtroppo eravamo sotto dettatura di un destino che non ci aveva dato molto, praticamente nulla. Piaceva anche a me, ma era necessario partire, avevo bisogno di una sistemazione più comoda per entrambi e soprattutto avevo bisogno urgente di un lavoro che avesse dato i suoi frutti.
"Anche a me piace, ma adesso dormi ok?" Annuí sorridendo.
Si mise sotto le calde coperte per poi chiudere gli occhi aspettando il mio gesto che non tardò ad arrivare. Le baciai la fronte per poi alzarmi e lasciare la sua stanza. Mi sedetti sul divano, appoggiando i gomiti sulle mie ginocchia e chiusi gli occhi per un po'. Avevo perso il lavoro, sempre che possa essere definito tale. Al colloquio che avevo tenuto mesi fa, Cam non mi era sembrato poi così manesco, anzi, aveva tenuto un profilo basso e molto professionale, non si era scomposto. Non pensavo fosse un tale stronzo. Avevo iniziato a lavorare da subito, il locale era frequentato così tanto che la mia mancia settimanale mi permetteva parecchie spese per quanto riguardava Penelope, e non mi ero mai lamentata. Ma poi, più passavano le settimane e quelli che sembravano gesti innocui si trasformarono in vere e proprie dimostrazioni. Voleva venire a letto con me. Risi, non gli avrei mai lasciato fare una cosa simile, eppure qualcuno lo aveva fatto ed era automaticamente entrata nelle sue grazie, e io non ne avevo bisogno. Io lavoravo e lui mi pagava, nulla di più. Ma mi ero definitivamente stancata, quella era stata la goccia che aveva fatto straboccare l'acqua dal vaso, mi aveva toccato il sedere e non solo. Ero schifata, e speravo seriamente che le ragazze se ne fossero accorte, soprattutto dello schifo che passava da quel locale. E pensare che avevo lasciato i miei studi, la mia vita per questo. Una misera casa, un misero lavoro e una misera vita, ecco cosa avevo. L'unica constante era Penelope, quella bambina era sempre stata un piccolo riflesso di luce nella mia vita, nonostante fosse solo mia nipote l'amavo come fosse mia figlia. Anche io ero cresciuta con una madre a dir poco presente, quindi riuscivo a capire la sua voglia di presenza da parte di mia sorella. Mi risvegliai dai miei pensieri quando sentì il campanello, erano le tre di notte, chi mai poteva essere?
Aprí la porta per poi essere investita dalla fresca allegria di Charlotte.
"Ei" non capivo come avesse fatto, a quell'ora, ad essere davanti la porta di casa mia.
"Entra" Dissi solamente lasciandole lo spazio per entrare, cosa che fece.
"È tardi eh?" Lei era una mia collega di lavoro, era entrata dopo di me, ed era la più piccola. Studiava ancora, esattamente medicina ma per pagarsi gli studi doveva sostenere l'esigenza di un lavoro. Quando l'avevo vista al colloquio con Cam avevo pregato, nonostante la disarmante bellezza, che non l'avesse assunta, purtroppo lo aveva fatto. Non avevamo mai parlato e non so come facesse ad essere a conoscenza di dove abitassi.
"Ti sei messa in cammino da sola a quest'ora per cosa estremamente?" Ho già detto di odiare i giri di parole.
"So che sei stata licenziata, che stai cercando un lavoro e che te ne andrai" Velocemente assimilai tutto ciò che sapesse di me, e aveva appena dichiarato di essere parecchio preparata.
"Tu come fai a saperlo?"
"Sally" Era una brava ragazza ma la sua lingua delle volte faticava a tenere le parole all'interno della sua bocca che evidentemente non riusciva a chiudere.
"Bene, quindi?"
"Io conosco qualcuno che può aiutarti."

Il mondo di Sam Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora