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Il respiro pesante di Penelope mi fece intuire che la piccola era ormai caduta in un sonno profondo, mi scostai di poco e coprii il suo corpo con la coperta di fiori che ci era stata data la sera stessa. Le lascai un bacio sulla fronte calda per il calore che le coperte trasferivano al suo piccolo e minuto corpo, diedi un piccolo sguardo alla sua figura per poi avviarmi alla porta e chiuderla nel modo più silenzioso possibile, attraversai il lungo e buio corridoio e scesi di sotto. Quel corridoi era in simmetria con la mia vita, buia e fredda, ormai del tutto abituata agli inconvenienti che si susseguivano nella mia strada, mi spostai di poco appoggiando la mia schiena al muro gelido, chiusi gli occhi volendo che tutto ciò fosse solo un incubo da cui potersi svegliare al più presto, impossibile svegliare se stessi dalla vita ormai condotta in modo alquanto disastroso.

"Che diavolo pensi di fare?" Chiesi presa dal panico e a raffica, il mio cuore tamburellava in modo incessante contro la mia fredda gabbia toracica. Il freddo di Newton era pungente a quell'ora.
"Che credi stia facendo Sam?" Si girò in maniera svelta e spaventata verso la mia figura infreddolita.
"Stai scappando? Che ti prende? Tua figlia domani mattina si chiederà dove tu sia finita, mi chiederà di te e cosa dovrei dirle? Eh?" Le urlai contro a squarciagola, la paura si impossessò del mio sguardo, i suoi occhi si posarono altrove evitando i miei, forse, troppi inquisitori per lei.
"Non lo so, ok? Non voglio più vivere qui e se non fossi così egoista ti direi che vorrei che Penelope venisse con me ma non posso. Ho rinunciato ad ogni cosa per lei, so che non ha senso ma l'unica egoista qui è sempre e solo stata lei" Risi sarcastica.
"È solo una bambina, la tua bambina, come pensi che tutto questo possa avere effetto su di lei? Quando domani mattina non ti troverà a fare colazione con noi? Dovrei dirle che sua mamma è una tale egoista e codarda che ha lasciato lei qui a marcire per i suoi errori! Oddio, stai catalogando Penelope come fosse un errore? Davvero?"
"Non volevo questo, voglio solo riprendere da dove ho lasciato la mia vita-" Si interruppe improvvisamente chiudendo gli occhi e portandosi una mano sugli occhi mentre con l'altra stringeva la vaglia nera di pelle.
"Ascolta Sam, abbiamo sempre dovuto lasciare tutto, ogni volta. Siamo sempre state antagoniste della nostra stessa vita, tutto questo adesso mi sta stretto, io amo Penelope, ma ho scelto me, per una singola e dannatissima volta. Ho scelto di essere chi voglio davvero e non ciò che tu, mamma o mia figlia volete. Non sono tagliata per le vesti di una mamma o per quello di una casalinga mantenuta dalla sorella più piccola. Prenditi cura di lei, io mi fido di te. Ma adesso ho deciso me stessa, ho deciso di prendere come esempio me stessa, la mia vita e di non essere più una controfigura ma la protagonista di ciò che voglio davvero" Una lacrima solcò il suo viso, il gelo di Newton l'asciugò in fretta, prima ancora che potessi vederla.
"Non puoi farlo!" Dissi a pieni polmoni.
"Si che posso, la mia vita va ripresa ed è questo che sto facendo, so che sarai un'ottima guida per lei"

Aprii gli occhi di scatto quando la figura di Thomas venne messa a fuoco dai miei occhi stanchi e sperduti tra i ricordi. Sorrise quasi forzatamente stando ancora in bilico tra gli scalini, quasi volesse essere invisibile.
"Come mai ancora sveglia?" Chiese sottovoce quasi potessi rompermi con un acuto un po' più alto, la cosa buffa era che già ero stata distrutta in passato, raccoglievo i cocci di una vita frammentata e piena di lacune create dalle mie stesse lacrime.
"Penelope dormiva così ho deciso di farvi compagnia di sotto, magari rendendomi utile" Dissi incerta su ciò che stesse realmente pensando di me, una completa estranea che si era appropriata in maniera così catartica del suo piccolo appartamento.
"Stavo giusto prendendo delle bottiglie di acqua, puoi aiutarmi se vuoi" Alzò le spalle, infilò le mani nelle tasche dei jeans neri e le sue braccia si tesero al movimento. Feci un cenno di consenso con la testa e lo seguii, le sue spalle erano la mia visuale, aprii una porta e abbassandosi del tutto prese una cassa di bottiglie, si alzò con tanta agilità che quasi pensai fossero leggere, ma mi sbaglia quando cecando di tirarne una su. Non lo diedi a vedere, presi la cassa più in alto, caricai il peso sul mio, ero abituata a vivere in una vita in cui avevo sempre dovuto rimboccarmi le maniche e portare il peso delle cose sul mio di peso. Non erano cose leggere, cose che potessero essere trasportate con estrema agilità o facilità come faceva Thomas, era più pesanti e stremanti.
"Ce la fai a scendere?" Chiese una volta fuori da quello stanzino, annuii in totale silenzio avendo paura che attraverso le parole avesse capito quanto peso stessi caricando e di quanto il mio corpo ne risentisse.
"Scendiamo, se non riesci lasciala qua e poi verrò a prenderla io, non devi per forza fare qualcosa" Camminava di fronte a me, ma era come se avesse capito di quanto mi stessi davvero sforzando.
"Devo ripagarti in qualche modo, ho perso soldi, documenti e se non fosse per te sarei letteralmente chissà dove a cercare un posto con questo gelo" Dissi sincera dettando al mio corpo di non arrendersi a quel peso, scesi giardino dopo gradino stando attenta a non finire al suolo e rovinare tutto, come sempre.
"Cosa vuoi ti dica? Sono di buon cuore" Feci una smorfia e lui sorrise quasi mi avesse visto.
Posò la sua cassa sul bancone mentre io in maniera poco delicata la poggiai al suolo, il tonfo non fu udibile poiché il chiacchiericcio della gente attutiva il suono del tonfo. Guardai la sala gremita di gente, alcuni di loro guardavano o fischiavano alle ragazze del servizio, strinsi gli occhi riconoscendo tra la folla i ragazzi di quella tragica mattinata, parlavano tra di loro in maniera molto animata, lo scherzo persisteva nei loro volti, tutti in quel locale sembravano attutire il dolore e sfogare la loro piccola parte di felicità.
"Hai portato solo una cassa d'acqua e sembri già andare in de fibrillazione" Sorrise sornione.
"Già" Sorrisi di poco, spostando i miei capelli dalla mia visuale, mi guardai intorno, il locale era davvero ben arredato e ben sistemato. Tutto al proprio posto, in modo quasi perfetto.
"Alex puoi sistemare queste?" Chiese Thomas ad una ragazza che stava dietro il bancone di legno color mogano, lei annuii e poi passò il suo sguardo sulla mia figura, mi mossi imbarazzata guardando la cassa di bottiglie ai miei piedi.
"Sei nuova? Non ti ho mai visto qui o in giro" Disse venendo verso di me.
"Oh si, vuoi che ti dia una mano?"
"Certo grazie, di solito c'è più confusione ma so gestirla, queste sono le sere che mi piacciono di più, calma e tranquillità" Fece un breve cenno con la testa verso i clienti, sorrise una volta prese diverse bottiglie, feci lo stesso per poi seguirla.
Poggiai la merce sul bancone e Alex fece per prenderne alcune portandole al petto e poi sistemandole a dovere. Era vero, il locale brulicava di persone ma non vi era tanta folla e la tranquillità aleggiava nell'aria, presi un grande respiro e faci più volte la stessa manovra in modo che alla fine fossero tutte completamente sistemate. Avrei voluto adottare la stessa sistemazione di quelle bottiglie per la mia vita, eppure non era stato così, era tutto un gran disordine e confusone. Ero rimasta intrappolata in quel filo che avevo per anni cercato di districare ma senza nessun risultato, era divertente come tutto mi facesse presente la mia attuale situazione, senza lavoro, con una bambina meravigliosa a carico.
"Ragazza!" Mi risvegliai dai miei pesanti pensieri quando una voce mi arrivò dritta ai mei timpani. Mi ritrovai di fronte uno dei ragazzi di quella mattina, sorrisi prima di rispondere.

Il mondo di Sam Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora