Il seme della pazzia (Floga "The Red" Fotia)

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"Una fiamma, una fiamma calda e lucente, una fiamma che da sicurezza; questo è il mio primo ricordo, o meglio, lo era.

Mi ritrovai su un carro pieno di cadaveri, diretto chissà dove, ne uscii per istinto, ma non sapevo dov'ero, non sapevo che fare, non sapevo chi ero; ogni cosa nella mia mente era offuscata, tranne quella fiamma. Vagai senza meta per giorni sopravvivendo a stento, poi scoprii una cosa inaspettata: ad una mia azione un globo di fuoco comparve sul mio palmo; all'inizio ero impaurito, ma poi mi ricordai di quella fiamma, quella a cui il solo pensarci mi rasserenava la mente. Allora capii: ero in grado di utilizzare uno speciale potere, e mi tranquillizzava, mi calmava. Col tempo tornarono alla mia mente tutti gli incantesimi che un tempo conoscevo, perciò li trascrissi in un libro per evitare di dimenticarli nuovamente; si vede che ero un mago prima di tutto questo.

Giunsi in una città e vi trascorsi allegramente qualche settimana, tutto procedeva bene; e continuò a procedere bene fino a quel momento: la locanda dove alloggiavo prese fuoco, non si sa se per incendio doloso o per una fatale casualità. Mi risvegliai avvolto dalle fiamme, ma era strano: non sentivo dolore, era tutto normale. Mi sbagliavo. La testa iniziò a dolermi, mentre immagini sfocate mi scorrevano davanti agli occhi, e mentre ero immobile una trave cadde facendomi svenire; le immagini si fecero più vivide, fino a diventare il flusso dei miei ricordi di infanzia e adolescenza.

Ero un bambino prodigio nel mio villaggio, la magia non era insinuata dentro di me come in alcuni altri, ma apprendevo velocemente: mi bastava leggere il testo di un incantesimo per due minuti e già ero in grado di lanciarlo. Amavo studiare, e facevo visita ogni giorno alla biblioteca del villaggio per prendere sempre dei nuovi libri e imparare cose nuove; finii quelli della biblioteca e mi feci quindi prestare ogni libro presente nelle case degli abitanti del villaggio: loro mi volevano bene, quindi nessuno fece storie; fino a quel giorno.

Mi stavo esercitando negli incantesimi, precisamente sui globi di fuoco; mi preparai a scagliarne uno contro un sasso che usavo come bersaglio, ma accadde l'impensabile: al figlio dei vicini, che stava giocando lì vicino, cadde il giocattolo vicino a quel sasso e scattò per andarlo a prendere; sbucò fuori da un angolo ed io non me lo aspettavo, in più il colpo era già partito. Tentai di avvertirlo ma fu troppo tardi, venne investito dalla sfera ed incenerito sul posto.

Questo avvenimento causò squilibri nel mio villaggio, tutti iniziarono ad odiarmi e i miei genitori mi impedirono di studiare ancora magia; col tempo anche loro cominciarono a provare odio e rancore.

Tutti gli abitanti del villaggio arrivarono ad odiarmi al punto che decisero di eliminarmi, nonostante non avessi più fatto altro di male. Una notte mentre dormivo diedero fuoco alla mia casa, per farmi morire come era morto quel bambino. Fu quella la prima volta che vidi la fiamma, la vidi in sogno! Sembrava così reale che la vedevo davanti a me, e scattai in avanti per afferrarla; caddi dal letto e mi svegliai, trovandomi avvolto da lingue di fuoco. Cercai di chiamare aiuto ma nessuno venne, poi notai che il fuoco non mi danneggiava! Uscii solo per trovare davanti a me tutto il villaggio, compresi i miei genitori, ed erano loro ad avere in mano le torce. Mi sentii tradito e capii come davvero stavano le cose: ero un reietto, un emarginato, uno che nessuno desidera. La rabbia crebbe in me, tanto che non ci vidi più: mi scatenai in una furia magica, scagliando globi infuocati a chiunque riuscivo a vedere, e così, in breve, rasi al suolo l'intero villaggio bruciando ogni cosa; infine le fiamme presero anche me.

Le visioni finirono, ed uscii dalla locanda, solo per vedere tutti gli avventori riuniti lì davanti, alcuni con delle torce in mano: "È Floga Fotia, detto 'Il Rosso', quel dannato goblin che ha sterminato tutto il suo villaggio!"

Floga Fotia, quindi era questo il mio nome, e quindi era così che mi vedeva il mondo, ero davvero un reietto, un emarginato, uno che nessuno desidera.

Qualcosa scattò nella mia testa, ora che avevo capito come davvero stavano le cose: "Lui in persona." sibilai "E assaggerete quello che è successo al mio villaggio."

Mi scatenai come era successo qualche tempo prima, ma mi fermai quando vidi che erano troppi per le mie forze, quindi fuggii."

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