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<<Beaa?Sei pronta?>>urlò dalla cucina Anna, sua madre.

<<Si, mammaaa, ho chiuso la valigia possiamo andare>> ,urlò Beatrice dalla sua camera.

Il suo telefono trillò e sullo schermo apparve un messaggio di Simone.

"Mi sono alzato in tempo oggi, ci vediamo alla stazione ed andiamo insieme?"

Bea fece scivolare il dito sul display e archiviò il messaggio.

Arrivate davanti il portone d'ingresso del palazzo portarono in auto le valigie.

 <<Buongiorno Signor Stolfi, staremo via circa  una settimana,lasci la nostra posta nella cassetta e se le è possibile  dia ogni tre giorni un po d'acqua al ficus. Ah.. un 'altra cosa tra martedì e mercoledì arriverà un pacco a nome di mio marito, non lo rimandi indietro lo tenga lei fino al mio ritorno>>, disse Anna al portiere portandosi con una mano indietro i capelli e con l'altra  mettendosi sul viso gli occhiali da sole.

<<Certamente signora, una buona vacanza>>disse il signor Stolfi con voce rauca e ed espressione sorridente.

 <<La ringrazio>> aggiunse Anna voltandosi e uscendo dal portone.

***

Entrato in stazione alzò lo sguardo verso il quadro con gli orari, il treno per Verona delle 08.33 portava cinque minuti di ritardo,Simone sbuffò e si recò al binario. Alzò il cappuccio e si appoggiò al pilastro in attesa del treno. Intanto continuava ad osservare speranzoso lo schermo del cellulare in attesa di un messaggio da parte di Beatrice.

<<Simoo?!>>

Alzò lo sguardo e si trovò Flavia davanti con i capelli sciolti che scendevano lisci sulle spalle e un cappottino rosso  che le arrivava al ginocchio.

 <<con il cappuccio e gli occhiali da sole non ti riconoscevo>>, gli disse lei stupita di vederlo  a quell'ora.

<<Ahahah sono incognito>>, sorrise lui.

<<Ohh! Io dico che sei solo assonnato>>schignazzò Flavia guardando i suoi occhi color marrone intenso nascosti dietro  le  scure lenti.

<<Ma... Bea?>>chiese lui cambiando discorso e guardandosi attorno

<<Credo sia partita, ma non chiedermi quando torna non ne ho idea..>>

Il treno arrivò sul binario ed entrambi salirono.

Simone osservava fuori dal finestrino il paesaggio, giocherellava con il telefono tra le mani in attesa di un messaggio, una chiamata...

"Non puoi scriverle tu, la tua parte l'hai fatta, aspetta che sia lei a rispondere e a dirti dove si trova."

La vocina nella sua testa cercava di distoglierlo dal mandarle un altro messaggio ma il desiderio di sentirla era più forte. Simone aprì la chat di whatsapp, "ultimo accesso 07:23".

"Oggi niente lezione? Decidi di foldare le lezioni e lo fai da sola? Con me ti saresti divertita di più."

Stette qualche secondo con il pollice sul tasto invio a rileggere il messaggio, poi preso di coraggio e spavalderia lo inviò.

***

<<Bea, tesoro il tuo telefono continua a vibrare, non credi che sia arrivato il momento di rispondere?>>, disse sua madre dandole uno scossone con il gomito mentre era alla guida. Beatrice aprì gli occhi di soprassalto e afferrò il telefono da sopra il cruscotto, scorrendo le notifiche dalla tendina il numero di messaggi maggiore era quello di Simone, decise di non risponderli, inserì il blocco e lo ripose sul cruscotto dell'auto.


 Si sedette dritta con il braccio appoggiato al finestrino e lo sguardo perso nel vuoto, si avvicinavano sempre di più a Bergamo, le venne un nodo allo stomaco come se qualcuno la stesse strizzando come una pezza, era contenta all'idea di rivedere sua nonna e delusa all'idea, invece, di andare a trovare suo padre.

Partiamo con un BacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora