Joseph

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Finalmente, ciò che aveva sempre bramato era nelle sue mani. Non lo osservò neanche, lo infilò velocemente nella tasca del cappotto e, dopo aver rispolverato la pistola, sua ancora di salvezza, salì sull'auto e sparì in una nuvola di fumo.

Nel bagagliaio respirava affannosamente, cercando di urlare, il piccolo orfano. Sapeva di aver perso, aveva fatto uno sbaglio, un grande errore, che ora non poteva essere perdonato. Avrebbe pagato il prezzo della sua azione irresponsabile.

Si sarebbe dovuto aspettare che i suoi compagni avrebbero parlato, avrebbe dovuto sapere che era un segreto troppo grande da portarsi nella tomba.

Al primo accenno di minaccia avevano ceduto: erano terrorizzati da Blake.

L'auto accostò, l'orfano sentì una portiera aprirsi e poi richiudersi: il Dottore era sceso dall'auto.

Una luce abbagliante lo colpì in pieno viso e cominciò ad agitarsi.

"Sta fermo, tra poco non sentirai più niente" disse Blake estraendo qualcosa dal bagagliaio. Si allontanò dall'auto e iniziò a scavare una buca con la pala appena presa dopo aver richiuso con un tonfo sordo il baule.

Mentre la luce del sole andava via via scemando la buca nel terreno si allargava sotto i meccanici colpi di Joseph. Con la fronte imperlata di sudore, la stanchezza di una mezz'ora di lavoro sulle spalle e il fiato corto, il dottore piantò la pala nella terra umida e fece per infilare la mano nel soprabito grigio: si era accorto del peso della tasca vuota.

Un'infinità di emozioni contrastanti lo assalì, si sentì mancare sotto un incessante flusso di preoccupazioni. Ciò per cui aveva tanto avidamente lottato pur di impossessarsene, ciò per cui aveva speso mesi e mesi, ciò che era alla base di un minuzioso disegno d'intrighi e tradimenti, aveva lasciato solo un odore dolciastro nella sua tasca di stoffa.

Delusione, odio, tristezza, rabbia. Blake avrebbe voluto prendere a calci qualcosa fino allo sfinimento, avrebbe voluto inginocchiarsi e abbandonarsi a un pianto sommesso, avrebbe voluto urlare fino a strapparsi le corde vocali, sarebbe voluto tornare indietro, rivivere le scene della sua esistenza a ritroso fino a quel fatidico momento in cui le pagine della sua vita non avevano fatto altro che macchiarsi di reo inchiostro.

Tutto per quello stupido oggetto.

Senza scomporsi scrollò la terra dal soprabito ed entrò in macchina. Pulì con un fazzoletto le mani scure di fanghiglia per non sporcare il volante e mise in moto.

Lontano da lui, sotto il pigro spuntare delle stelle autunnali, una graffetta deformata cadde su un tombino producendo un suono metallico.

Sfiorò con dita tremanti la carta.

Scassinare, fuggire, rubare, scivolare via con passo felpato, infilare furtivamente la mano nelle tasche gonfie degli altri, non era questo quello che sapeva fare?

Dust In The WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora