6. Assi di cuori

29 3 7
                                    

Continuiamo a guardarci. Rimaniamo così per circa 5 minuti. È seduto su una delle sedie del tavolino di metallo con i piedi allungati sul tavolo. Il ciuffo gli copre l'occhio sinistro. Mi guarda con il destro ghiacciato. La sua bocca si allunga in un sorrisetto inquietante. Io sono a disagio. Rimango imbarazzata a sedere sul letto dove vorrei sprofondare. Ogni volta che mi concentro a guardarlo negli occhi mi viene un groppo in gola, mi ricordo delle mie compagne trucidate.
-Ehi..scendiamo a cena?-
-Come vuoi.-
Si alza. Apre la porta e si inchina.
-Dopo di lei.-
Ipocrita. Avanzo per un lungo corridoio, lui mi cammina a fianco. Mi fa svoltare dopo un centinaio di passi ed entriamo in una stanza molto grande, arredata con gusto, dove prevalgono materiali moderni, plastica e metallo, ma in cui trovano posto qnche due colossali statue di marmo bianco. La prima è un guerriero armato di spada e scudo, in posizione pensosa la seconda invece rappresenta una giovane ragazza semi-nuda, in atteggiamento disarmato e dolce. Sono bellissime. Fortunatamente ho indossato la mia tuta, sotto l'accappatoio, e non sono troppo a disagio. Appena entriamo i suoi degni compagni mi squadrano stupiti, lui dice:-Eccezione alla regola. Accedente il camino.-
Un ragazzino dal viso dolce e sensuale, esegue il suo ordine. Si siedono a tavola. Serve un uomo di colore alto quasi 2 metri, vestito con un impeccabile divisa rossa.
Lo chiamano Bobby.
-Rega, vi spiego perchè questa bella compagnia questa sera a cena.- il Dio, odio chiamarlo così, si alza in piedi battendo il coltello sul calice (le posate sono completamente in argento) per attirare l'attenzione di tutti. Chi stava parlando si volta, chi stava mangiando alza lo sguardo. Il tizo di nome Smily tiene la mano con il calice bloccata in aria.
-Amici. Ho deciso di non approfittare della mia parte di bottino, ma anzi di restituirla alla sua vita. Probabilmente me ne pentirò ma lo farò. La restituirò.- si volge verso di me, che sono stupita mantenesse una così strana promessa -Migashi mantiene sempre le sue promesse.-
Giacomo.
Quale promessa? Bhe dovevo semplicemente dire qualcosa che facesse effetto. È veramente bella, ora che la guardo meglio posso notare i suoi tratti dolci, i suoi capelli ramati. Sarà dura separarmene. Sopratutto dopo quello che è successo a...

Soldato Mitsui.
Mi ha guardato in modo strano come se fosse molto triste di lasciarmi andare. Effettivamente neanche io mi sarei potuta immaginare la liberazione, ci deve essere qualcosa che puzza sotto. È un killer. Solo uno stupido killer, a cui hanno dato un soprannome ancor più ridicolo. Sarà anche terribilmente bello, quegli occhi..., ma è un killer. Un malvivente della peggior specie. Un nemico. In questo momento lui è in condizioni di vantaggio, ma forse la situazione si potrebbe ribaltare e chissà..magari potrei assicurarlo alla giustizia. I riconoscimenti che mi assegnarebbero mi consentirebbero di provvedere a mio padre per tutta la vita, quella che ancora gli rimane da vivere. Mio padre. L'unica persona che mi è sempre stata accanto, nei momenti difficili e in quelli di gioia.
Mio padre, tenente delle Amazzoni prima che queste diventassero un corpo totalmente composto da ragazze, fu ferito alle gambe in modo irreparabile da uno dei tanti killer di questa maledetta città. Mi ricordo che tirai un sospiro di sollievo quando mi annuciarono che aveva semplicemente perso l'uso delle gambe. Era stato in coma per circa un mese e il risultato poteva essere molto peggiore. Da chi sarei andata se fosse morto lui? Grazie a lui sono diventata un cecchino del corpo speciale, un corpo che aveva l'ammirazione di tutto l'esercito. Un corpo che adesso non esiste più. Un corpo senza vita. Io sono l'unica sopravvissuta. Sofia. Diana. Marline. Grazya. Il comandante. Tutte morte. Tutte. Ancora adesso se chiudo gli occhi vedo i loro sguardi attoniti, quando compresero la loro fine.
Quanto odio quel bastardo! Morirà! Deve morire! Per tutte loro. Per scontare la sua pena. Lo guardo con odio. Sta bevendo, le dita che avvolgono elegantemente lo stelo del calice, e percepisce l'insistenza della mia rabbia. Si volta lentamente. Gli occhi azzurri si incrociano con i miei. Quegli occhi di un colore così puro, così perfetto. Così malvagi, così...indescrivibilmente belli. Non sorride. La bocca è atteggiata in una specie di smorfia di malinconia. Ma quando capisce la ragione, cambia subito espressione e ricompare il sorrisino satanico e sadico, il sorriso che tanto odio. La cena termina così, con uno continuo scambio di occhiate molto significative da parte mia, sardoniche da parte sua. Mi smonta sempre, con quegli occhi gelati. Quegli occhi. Sono assi di cuori.

Lei, Il Mio Angelo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora