12. Io e te

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In macchina stiamo in silenzio, scambiandoci solo, di tanto in tanto, occhiate significative.
I brividi sono scomparsi, sto bene ora.
Manovra il volante con sicurezza per la strada che passa attraverso i campi, verde e giallo sono i colori predominanti.
I capelli neri gli coprono il viso e spesso glieli scosto con la mano, e allora lui si gira e mi ringrazia con uno splendido sorriso.
Io e te, penso.
Vorrei che questo momento non finisse mai.
Ma ogni attimo di felicità è destinato a terminare, per far posto a nuove situazioni, nuove emozioni, nuovi....
Siamo arrivati in città.
Posteggia la macchina e mi invita a scendere, sempre con quell'inchino intrigante.
Mi guida ad un'entrata principale di un ristorante, sembra figo a vederlo dall'esterno, sarà sicuramente un posto per ricconi.. Sorrido a questo pensiero.
Ma la fame è più forte. Mangerei di tutto ovunque, il viaggio mattutino ha aguzzato il mio, sempre scarso, appetito.
Mangerei di tutto ovunque, con lui.
Con lui.
Finalmente potrò sedermi tranquillamente a tavola con lui, conversando del più e del meno, senza pensare alle normali preoccupazioni senza pensare che chi mi stà davanti è un efferratissimo killer, un boss mafioso.
Ma con quegli occhi..potrebbe essere anche il mio futuro assassino, ne sarei comunque innamorata.
Un campanellino, mosso dal movimento di apertura della porta, tintinna. È un locale piuttosto grande, suddiviso in vari spazi, intimi e puliti. È quasi deserto. Ci sono solo 4 persone, di cui 3 che appartengono allo staff, in divisa da lavoro. Un anziano signore, un ragazzo con i capelli biondi e lo sguardo spaurito e una bellissima ragazza alta e slanciata, con i capelli neri raccolti sulla nuca (_honey3_). Quando vede entrare Giacomo gli si precipita incontro.
Probabilmente lo conoscono bene qui.
-Buongiorno Giacomo.- dice la ragazza.
-Petra..(_honey3_)- risponde Giacomo con un cenno del capo.
Si scosta i capelli neri dagli occhi, si gira e mi dice:- Vieni avanti Jeanette..ti presento Petra la miglior cameriera al mondo!-
Non so perchè, ma il tono con cui l'ha detto, piuttosto caldo, mi fa sentire male. Io e te. Soli. Per sempre.
Tuttavia rispondo:-Buongiorno, io sono Jeanette..piacere.-
Fa un cenno con il capo, socchiudendo gli occhi neri.
-Allora Petra il solito direi tavolo e il foglio del menù. Se vuoi favorire poi..-
Troppo gentile per i miei gusti.
-Non c'è problema Giacomo, ti lascio in pace con la tua amica. Salutami Franz, piuttosto.-
Che brava ragazza! Mi viene dal cuore questo complimento. La facevo una disgustosa troietta, ma mi devo ricredere.
Mi sorride. Giacomo si allontana e lei mi si avvicina.
Sembra voglia dirmi qualcosa.
-Non ti preoccupare, non sono una rivale..Sono solo contenta ogni volta che Jacky viene qui perchè è stato lui a tirarmi su dalla strada, a liberarmi dal carcere minorile in cui mi avevano rinchiuso per furto..io mi sdebito ogni tanto aiutandoli..
Grazie a lui ho anche trovato un ragazzo squisito, quello alto e biondo di nome Franz. Non ti preoccupare.-
Questo mi solleva enormemente, vista la sua bellezza pensavo di aver perso in partenza. Ma..allora per chi è quello stupendo bracciale che ho visto mettere a posto?
Non me ne capacito.
-Grazie..non sai che peso mi hai tolto.-
-Di niente Jeanette..buona fortuna con Jack!-
Mi sorride benevola e mi supera.
Io inseguo Giacomo che si è già seduto a un tavolo separato dagli altri e stà guardando il menù del giorno.
Io e te, penso. Finalmente.
Scosta la mia sedia e mi invita a sedermi. Poco dopo arriva Petra, per chiedere le ordinazioni.
E così, alle 10.30 finiamo un abbondante colazione, offerta in parte dalla casa.
Abbiamo sempre chiaccherato piacevolmente, e ho scoperto cose su di lui che non mi aspettavo. È italiano, naturalizzato statunitense, nato da una famosa ballerina americana e da un boss mafioso di New Orleans. Ha sempre la battuta pronta e sono irresistibili storielle che ti fanno spanciare dalle risate. Anche se riderei lo stesso per qualsiasi motivo, con lui.
Io e te, penso. Per sempre.
-Ne hai un'altra nel tuo repertorio?- gli chiedo.
-Umhh..- chiude gli occhi e sorride. Un largo sorriso birichino. Ci pensa un attimo, con lo sguardo perso nel vuoto. Giochicchia con il cucchiaino.
-Senti questa..- incomincia dopo qualche istante di silenzio.
-Allora, ci sono il pilota McKenzie e il suo equipaggio che stanno sorvolando una zona boscosa del Canada. Ad un tratto uno urla "Capitano, Capitano il primo motore non funziona più!" E lui risponde subito "Niente paura! C'è il capitano McKenzie con voi!" Dopo un po' "Capitano, Capitano il secondo motore non funziona più!" E ancora "Niente paura! C'è il capitano McKenzie con voi!" Anche il terzo e il quarto motore scoppiano e l'aereo scende fino a sfiorare gli alberi.
Allora un membro urla "Capitano cosa facciamo, stiamo per precipitare!" E il Capitano risponde "Prendete le forbici e iniziate a tagliare gli alberi" loro obbediscono e, pian piano, l'aereo prende quota.
Il Capitano si gira verso l'equipaggio e dice:"Ricordatevi! Se potere è volere, potare è volare!".- termina la barzelletta e io rido di cuore a questa storiella, lui mi guarda felice.
Inaspettatamente si alza.
-Che c'è ora?- gli chiedo stupita.
-Abbassati. Veloce!- mi dice guardandomi fisso.
-Ma che..-
Cosa sta succedendo?
Metto la testa sotto il tavolo, rannicchiandomi il più possibile in questa scomoda posizione.
Non vedo cosa sta facendo, posso vedere solo il tappeto rosso e blu steso sul pavimento.
Uno sparo, un rumore di vetri rotti e una sonora imprecazione mi avvertono che è successo qualcosa.
-Fanculo!-
Non mi importa se rischio di farmi ammazzare, voglio vedere come sta, sono nervosa, i soliti brividi mi corrono lungo la schiena...Voglio vedere cosa gli è successo..
È nascosto dietro lo stipite della porta a vetri che separa l'area dove abbiamo fatto colazione. Ha in mano la sua colt e la finestra è rotta. Si tiene la mano destra sulla spalla sinistra... è ferito. -Abbassati stupida! Ci sono due fottuti cecchini sul tetto di fronte!-
Sono irremovibile. -Tu come stai?-
-Come...- inizia a dire. Uno sparo. Il fragore ben conosciuto della mia solita arma da fuoco, l'Hecate II, mi riempie le orecchie, sono paralizzata. Succede tutto troppo in fretta.
Vedo Giacomo slanciarsi verso di me, incurante della ferita, e spostarmi con il braccio, prendendo il colpo destinato a me nel fianco. Cade.
E io me ne sto lì, stupita, agghiacciata e terrorizzata.
Arriva però Petra, che mi risveglia da quell'incubo. È armata di un fucile, "Arkansas V" e inizia a sparare senza pensarci due volte contro i cecchini, distruggendo la finestra. Quando volgo lo sguardo verso gli attentatori, uno è caduto di sotto, con un volo di più di 30 metri, l'altro è appoggiato, nella scomposta posizione della morte, al parapetto del tetto.
-Jeanette! Sveglia! Non è ancora morto, stai tranquilla! Portiamolo via, poi chiamo i suoi compagni. Sbrighiamoci!-
Mi riscuoto e aiuto la bella cameriera a sollevare il mio killer sanguinante, prendendolo per le gambe io e per il busto lei.
Pesa un po', ma la strada da fare non è troppo lunga. Saliamo una rampa e lo portiamo in soffitta, dove lo appoggiamo sul letto.
È svenuto.
Il sangue non accenna a coagularsi..
Tutto per colpa mia. Tutto perchè non l'ho ascoltato.
Solo per colpa mia.
Io e te. Per sempre.
Un altro sogno infranto.

Lei, Il Mio Angelo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora