Capitolo 2 ~Isa~

16 3 0
                                    

ISA

Un'altra settimana di lavoro era passata e la domenica era arrivata in fretta.
In azienda si lavorava sei giorni su sette a meno che non ci fosse qualche mestiere urgente.
Ovviamente per me questo concetto valeva a metà, i miei animali richiedevano la mia presenza ogni giorno senza possibilità di vacanze, ma almeno la domenica pomeriggio potevo dedicarla a qualche mia altra passione.

Stavo leggendo il libro inerente al volo a vela quando sentii Martina chiamarmi a gran voce.

- Perla è scappata! Isa sai che obbedisce solo a te, vai a prenderla! -

Nonostante mia sorella fosse due anni più giovane rispetto a me, si permetteva sempre di mettermi i piedi in testa.
Inventare scuse per evitare di risolvere qualche problema era la sua specialità.

Mi alzai dal letto senza risponderle e scesi al piano di sotto.
Indossai i soliti scarponi che mi arrivavano fino sopra le caviglie e uscii di casa.
Martina mi spiegò che aveva visto uno dei nostri pastori maremmani correre nel bosco, verso il torrente in fondo alla valle.
Pochi minuti dopo stavo correndo lungo uno stretto sentiero in discesa che portava appunto al torrente. Saltai oltre un piccolo corso d'acqua che arrivava da una sorgente per finire nel corso d'acqua principale, un paio di chilometri oltre il punto dove mi trovavo.

Mi fermai un momento per osservare ciò che mi circondava. Alberi. Quel bosco era totalmente abbandonato, nessuno ci passava oltre a me.
Scrutai la parete di roccia che mi sovrastava. Avevo la sensazione che qualcuno mi osservasse. Tuttavia non vidi nessuno e non sentii rumori diversi dal solito.

Chiamai Perla più forte che potevo.

Camminai velocemente in direzione della postazione di caccia che avevo costruito anni addietro, ai piedi di un enorme abete rosso.
Quando la raggiunsi, un gatto bianco e nero scese dall'abete, miagolando.
Fischiai forte e dopo qualche secondo arrivò Perla, emergendo dal fitto bosco di abeti.

Andai a sedermi sotto il tettuccio di rami della postazione per riprendere fiato. Il gatto mi seguì e mi si accocolò accanto cominciando a fare le fusa.
Il mio cane si fermò a un paio di metri da me, completamente fradicia e ansimante.

Rimasi qualche minuto ad osservare il bosco, ad ascoltarne i rumori e i suoni  della vita selvaggia degli esseri che lo abitavano.

Dopo poco mi alzai e cominciai a camminare verso il ruscello.
Perla mi precedeva e con mio immenso stupore, il gatto bianco e nero mi seguiva.

Camminai tranquilla per svariati metri, avvolta nel silenzio rotto soltanto dal rumore dei miei passi.

Ad un tratto il felino mi saltò addosso, mordendomi un polpaccio.
Urlai e dalla sorpresa inciampai e caddi con le ginocchia per terra.
Solo in quel momento mi accorsi delle figure che volteggiavano da un ramo all'altro degli alberi, diretti verso di me.
Con un calcio mi liberai del gatto e cominciai a correre più veloce che potevo verso casa.
Alle mie spalle sentivo che qualcuno mi seguiva correndo.
Il mio cane era davanti a me di una decina di metri.
Avevo quasi raggiunto il ruscello quando una freccia nera sibilò a pochi centimetri dal mio braccio destro.
Senza voltarmi cercai di correre ancora più in fretta, non capendo se tutto ciò che avevo visto fosse reale o meno.
Quando arrivai al ruscello, saltai verso la sponda opposta. Prima che arrivassi a toccare terra, un dolore acuto alla gamba destra mi strappò un gemito e invece di atterrare su due piedi la gamba mi cedette. Mi ritrovai nuovamente per terra.
Cercai di alzarmi ma una mano mi spinse con la faccia sul terreno, mentre qualcun'altro mi legava le mani dietro la schiena.
Mi divincolai ma il dolore diventava più intenso a ogni mia mossa. Chiusi gli occhi.

- Toglile quella freccia dal polpaccio e spera che Deramis non scopra che l'hai ferita! - una voce femminile ma autoritaria risuonò intorno a me.

- Non ho fatto apposta! Se non avesse saltato la freccia non l'avrebbe colpita - questa volta fu una voce maschile a far vibrare l'aria.

Mani esperte e delicate tolsero il dardo dalla mia gamba molto velocemente ma comunuqe il dolore mi mozzò il fiato.
Aprii gli occhi e vidi sei umani intorno a me.
Sbattei le palpebre e tutto divenne più nitido.
Due di loro mi misero in piedi, tenedomi ferma per le braccia. Strattonai i legacci che tenevano legate le mie mani.
Solo quando alzai lo sguardo sui miei assalitori constatai che non si trattava di umani ma di elfi.
La prima cosa che mi venne in mente fu quella di scappare ma appena appoggiai la gamba destra per terra, una fortissima fitta di dolore mi impedii di fare anche solo un passo. Sentii il sangue caldo scendere verso la caviglia. Se non fosse stato per i due elfi che mi sorreggevano, sarei caduta.
L'elfo che prima aveva parlato mi strinse una striscia di stoffa sulla ferita.

- Cosa volete da me? - chiesi tra un gemito e l'altro.

- Avrai tutte le risposte e le spiegazioni che desideri solo quando arriveremo alla fortezza. Non preoccuparti per il tuo cane, ha avuto l'ordine da me di tornare a casa. Tu, Isa, verrai con noi - fu l'elfa a parlare.

- Non vengo da nessuna parte - la guardai negli occhi con uno sguardo di sfida, nonostante la paura mi mordesse lo stomaco.

Lei sorrise ma rimase in silenzio.
Altri due elfi mi si avvicinarono; uno mi bendò gli occhi mentre il secondo mi legò un bavaglio sulla bocca.
Cominciai a divincolarmi ferocemente dalla presa dei due elfi che però non accennavano a mollare.
Dopo qualche minuto di lotta, qualcuno mi afferrò la gamba e premette una mano sulla mia ferita. Mi piegai in ginocchio, accecata dal dolore. Anche quando la pressione cessò, sentivo la ferita pulsare e bruciare.

- Obbedisci in silenzio e smettila di opporti, umana! Nessuno ti farà più del male se fai ciò che ti viene ordinato. Adesso cammina. - L'elfa parlò con un tono che non ammeteva repliche.

Quando mi rimisero in piedi, il terrore si impossesò di me e cominciai a tremare violentemente.
I due elfi mi tennero stretta e quando cominciammo a camminare, diretti per non so dove, mi sorressero per i primi passi dato che il bruciore alla gamba non accennava a  diminuire e caricarci sopra il peso era abbastanza doloroso.

Dopo un bel po' di tempo che ci eravamo messi in marcia, abbassai la testa e smisi definitivamente di provare a liberarmi dalla presa di ferro dei miei assalitori.
Non avevo nessuna via di scampo.

#spazioautrice
Ecco il secondo capitolo :)
Mi rendo conto sia ancora un po' introduttivo ma credo molto più movimentato del primo.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
:)

AltairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora