Capitolo 3 ~Isa~

21 3 0
                                    

ISA

Camminammo per quelle che mi parvero delle ore intere.
Di tanto in tanto gli elfi parlavano tra di loro. Non prestai attenzione ai loro discorsi, essendo impegnata a pensare a un possibile modo per liberarmi e tornare a casa, ma capii che erano in ritardo con i tempi loro concessi per catturarmi.

- Mi immagino Deramis che cammina lungo la porta principale, arrabbiato, mentra aspetta il nostro ritorno - disse un elfo dietro di me.

- Tanto alla fine se la prende con Mavriel, giusto comandante? -

- Esatto... e io me la prendo con voi. - sentii l'elfa ridere di gusto.

Tutti tacquero, continuando ad avanzare.
Ad ogni passo che facevo mi sentivo sempre più stanca e debole.

Quando finalmente ci fermammo venni sopraffatta dalla stanchezza e mi accasciai sulle ginocchia.
Udii la voce dell'elfa recitare delle frasi in una lingua a me sconosciuta e appena ebbe terminato, uno scatto metallico e ulteriori voci mi gelarono il sangue nelle vene.
Gli elfi mi rimisero in piedi, costringendomi a riprendere a camminare.
Dopo qualche passo, percepii il cambio di temperatura dell'ambiente che mi circondava e dedussi di essere stata condotta in un luogo al chiuso e fresco.

- Finalmente! Cominciavo a pensare che vi foste persi! - una voce maschile tuonò a pochi metri da me, facendomi trasalire.

- Non è stato così facile come sembrava inizialmente, Deramis. L'umana oppone resistenza - l'elfa illustrò poi la mia di fuga e tutto ciò che seguì il momento in cui avevo saltato il ruscello, ma senza menzionare l'incidente della freccia che mi aveva colpita.

Intanto che parlava, sentii qualcuno avvicinarsi. Si fermò molto vicino a me e istintivamente indietreggiai. I due elfi mi trattennero.
Una mano prese una ciocca dei miei lunghi capelli castani e se la rigirò tra le dita. Buttai indietro la testa e cercai di urlare ma il bavaglio me lo impedì.
Poco dopo avvertii la fredda sensazione del ferro appoggiato su una tempia. Rimasi immobile, tremando.
Con una mossa rapida, il coltello che si trovava tra la mia tempia e la benda che avevo sugli occhi, tagliò la stoffa che si afflosciò ai miei piedi.
Socchiusi gli occhi e quando mi abituai alla tenue luce della sala scavata nella pietra dove mi avevano condotto, mi trovai davanti un elfo alto, con arco e faretra a tracolla e una sottile spada lungo la gamba sinistra. Aveva i capelli lunghi di colore castano ramato e mi fissava con i suoi occhi ambrati da cui non traspariva nessuna emozione.
Intorno a me non c'era altro se non elfi.
Indietreggiai ancora, strattonando i legacci che mi bloccavano le mani e constantando che non avevo nessuna via di scampo, persi i sensi.

*

Una fioca luce giallastra illuminava l'angolo destro della stanza, dalla parte opposta a cui mi trovavo.
Aprii gli occhi lentamente. Ero immersa nell'oscurità.
Cercai di alzarmi e solo in quel momento mi accorsi di avere degli spessi anelli di metallo intorno ai polsi e alle caviglie, legati a delle catene fissate al muro.
Strattonai le catene scorticandomi i polsi.
Avevo sete.
Mi guardai intorno. Oltre alle due candele appoggiate su un piccolo tavolo nell'angolo destro alla porta, la stanza era vuota.
Mi incantai ad osservare le fiammelle delle candele che danzavano sulla cera bianca.
Mi misi a sedere e provai ad alzarmi, ma le catene erano troppo corte perché io potessi stare in piedi. Rimasi seduta, appoggiandomi alla parete di roccia.
Un ombra si mosse a pochi metri dal tavolo.

- Benvenuta a Rimgard, Isa - un elfo dai capelli neri e gli occhi verdi mi si avvicinò, fermandosi a pochi metri da me.

Lo guardai con odio.

- Il mio nome è Melinir. Sono un ambasciatore di Re Elnath... non pensare che sia io a prendermi cura di te, Isa -

Lo guardai perplessa.
- Come fate a sapere il nome? Dove sono e perché sono qui? -

- Sei nel palazzo di Re Elnath a Rimgard, che ho già nominato prima. Un posto popolato da elfi silvani. Alle altre due domande non posso risponderti, è compito dei miei superiori - mi guardò negli occhi.

Mi sdraiai di nuovo per cercare di alleviare un po' il mal di testa che andava crescendo.

L'elfo sorrise aumentando la mia rabbia.
- Ora che ti sei svegliata ti lascio riposare in pace. Tra poco Deramis vorrà parlarti - detto questo si alzò e uscì dalla stanza.

Guardai la porta chiudersi, meledicendo quel posto.
Chiusi gli occhi e sperando che il mal di testa e la stanchezza se ne andassero, caddi in un sonno ristoratore.

Vedevo il mondo dall'alto. Il vento mi fece lacrimare gli occhi, annebbiandomi per un attimo la vista.
Virai verso destra e cominciai a volare in cerchio.
Scrutavo i boschi in cerca di una preda.
Finalmente eccola: con un frusciare di rami la cerva uscì allo scoperto.
Non ci pensai due volte.
Mi lanciai in picchiata sopra di lei, assaporando già il gusto della carne fresca. Involontariamente mi leccai le labbra.
In pochi secondi piantai gli artigli nella schiena della cerva, spaccandogli in due la spina dorsale. Le morsi il collo e strappai un po' di carne. Con il boccone tra le fauci e la carcassa negli artigli, mi alzai nuovamente in volo e mi diressi verso la rocca.
Non era lontana e in pochi minuti la vidi comparire nel mio campo visivo.
Guardai in basso. Oltre agli alberi vidi una comitiva di elfi dirigersi verso la Porta Secondaria del palazzo del Re, scavata nella roccia. Ma tra di loro avvertivo anche la sua presenza.
Volai in circolo sopra di loro fino  quando non sparirono nella montagna.
Strappai un altro pezzo di carne dalla mia preda e mi diressi verso la rocca.

Il dolore al polpaccio interruppe quel sogno stranissimo e inquietante.
Mi spaventai quando vidi accanto a me l'elfo dagli occhi ambrati. Mi osservava senza lasciare trasparire alcuna emozione.
Mi resi conto di provare timore verso di lui; quasi paura. Non sapevo spiegare il perché.
Dopo alcuni minuti che a me parvero un'eternità, l'elfo mi porse una borraccia di metallo.
Con diffidenza la presi tra le mani e mi dissetai.

- Quell'incapace di Melinir non ti ha portato l'acqua, giusto? - scosse la testa e nei suoi occhi lessi disapprovazione.

Da parte mia non ottenne risposta quindi continuò a parlare.

- Io sono Deramis, figlio di Re Elnath. -

#spazioautrice

Ecco il terzo capitolo!!!
Ringrazio i miei lettori :)
Fatemi sapere come vi sembra la mia storiella ♡
Prossima pubblicazione tra una settimana:)

AltairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora