Chapter 3

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"Liam, ti presento Theo, il mio ragazzo"

La pila di documenti cadde dalle mani di Liam, procurando un rumore sordo.

I fogli si sparpagliarono sul pavimento ma il ragazzo non ci fece caso.

Era come se il mondo avesse smesso di girare. Tutto intorno a lui era confuso, Theo era l'unica cosa importante, l'unica cosa a cui prestare attenzione.

'Come fa ad essere ancora così bello anche dopo 5 anni?'

Sentiva Mr. Thompson che stava dicendo qualcosa, ma non capiva cosa. E onestamente non voleva capirlo. Si sentiva come sei anni prima, quando l'aveva visto passare davanti al bar nel quale stava facendo colazione.

Se fosse possibile innamorarsi di nuovo mentre lo si era già, magari della stessa persona, allora a Liam stava succedendo.

"Liam.. Liam tutto bene?"

"S..si"

No, non andava tutto bene, era, per la prima volta dopo tanto, troppo, tempo nella stessa stanza con l'amore della sua vita, che aveva lasciato per un capriccio personale.

Sentiva gli occhi di Theo puntati addosso.

Avrebbe dovuto capire che lui era lì. Appena entrato nella stanza aveva sentito un profumo familiare, che però non riusciva ad associare ad una persona. Lo stesso profumo che, tempo prima, avrebbe riconosciuto a chilometri di distanza.

Si accovacciò per raccogliere i fogli.

Theo si abbassò accanto a lui, per aiutarlo.

"Che ci fai tu qui?"

Neanche un 'ciao', neanche un sorriso. La sua voce, che gli rimbombava in testa 24/7 e che ricordava come dolce, era dura e fredda, come un padre che sgrida il figlio dopo che ha preso un brutto voto. Anzi peggio, un padre prova comunque amore per il figlio, nella voce di Theo, però non ce n'era traccia.

"Io qui ci lavoro. Tu piuttosto cosa ci fai qui?"

Liam decise che l'avrebbe ripagato con la stessa moneta, non avrebbe lasciato trasparire nessuna emozione bella sua voce.

"Te l'ha detto Caleb, sono venuto a trovare il mio ragazzo"

Aveva superato il limite. Non sapeva se lo stesse facendo apposta, ma Theo aveva appena calpestato il suo cuore già a pezzi. E la cosa peggiore era che sembrava divertirsi.

"Non qui qui, qui a New York"

"Non te l'hanno detto che mi hanno trasferito qua circa un anno fa?"

Si alzò per portare i fogli alla scrivania e Theo lo seguí.

"La mia vita non dipende da te."

Ok, aveva detto una piccola bugia. Anzi, forse neppure troppo piccola. Gli aveva mentito e sperava che Theo non si stesse concentrando sul suo battito.

"Sei ancora arrabbiato, vero?"

Liam si sedette sulla sedia in velluto verde iniziando a timbrare i fogli.

Cercò di trattenersi. Non poteva permettersi di fare una scenata il primi giorno di lavoro, soprattutto non con il suo ex ragazzo che, per uno strano karma, era anche il ragazzo del suo capo.

Non gli rispose, ma gli lanciò un'occhiata di ghiaccio.

"Ti ricordo che sei stato tu a rompere, andandotene senza lasciarmi spiegare"

A Theo c'erano voluti 4 anni prima di superare la rottura.

I primi mesi erano stati i più semplici. Era a Quantico, gli addestramenti erano duri e comportavano una fatica enorme, anche per una Chimera come lui. Appena si distendeva a letto si addormentava, senza avere il tempo per pensare. Non sognava quasi mai, e se li faceva, la mattina dopo non lo ricordava. Ma la foto di Liam sotto al cuscino la teneva comunque.

Quando uscì dall'Accademia e si trasferí in un modesto appartamento a Los Angeles, cambiò tutto.

Aveva più tempo per se, era meno stanco e meno stressato. E fu cosí che il ricordo di Liam si intrufolò, silenziosamente, di nuovo nella sua testa. Ogni cosa che faceva, ogni film che vedeva, in ogni posto in cui andava, ogni libro che leggeva, gli ricordavano lui.

Più volte aveva pensato di mollare tutto e andare da lui. In fondo, gli sarebbe bastato chiedere alla segreteria del campus dove alloggiava Liam Dunbar e l'avrebbe ritrovato.

Ma la sua coscienza glielo impediva ogni volta.

Col passare del tempo Theo si era reso conto che non era tutta colpa di Liam. Per causa sua Liam si era arrabbiato e aveva deciso di chiudere la loro relazione. Theo non aveva neppure provato a convincerlo a non farlo, aveva incassato il colpo in silenzio.

'Theo sei un coglione'

Ecco cosa si diceva ogni mattina mentre guardava il contatto di Liam sul cellulare, mentre avvicinava sempre di piú il dito al tasto di chiamata.

Aveva provato a chiamarlo e a mandargli messaggi milioni di volte, ma qualcosa lo bloccava ogni volta.

Appena trasferito a New York, numerosi attacchi di panico e ansia lo colpivano ogni giorno. Ogni posto della Grande Mela lo portava indietro bella memoria.

Poi aveva incontrato Caleb, lui l'aveva aiutato ad uscire da quella fase, a superare la perdita di Liam e, nel giro di pochi mesi iniziò una relazione con l'avvocato.

Aveva raggiunto il suo obbiettivo: dimenticare Liam.

Eppure quando lo vide, quel giorno, con i caffè in mano nello studio del suo ragazzo, era come se tutti gli sforzi di quegli anni fossero stati vani.

Una carrellata di ricordi gli tornò in mente. Il loro primo incontro un spogliatoio. La gita in spiaggia. Il bagno nudi al mare. La festa. La scenata di gelosia sotto la doccia. Il loro primo bacio. I numerosi attacchi di rabbia. Il loro viaggio. La loro prima volta. La maledizione. Il sacrificio di Liam. Quella registrazione. San Valentino. Il ballo della scuola. La consegna dei diplomi. La festa a casa di Lydia. E per ultimo il piú doloroso: la silenziosa lite che aveva posto fine a 'Liam e Theo'.

Voleva corrergli incontro, prenderlo in braccio, chiedergli scusa, dirgli che lo perdonava, che lo amava, che Caleb non significava niente, guardarlo in quei profondi occhi blu, prendergli il viso tra le mani, accarezzargli le morbide labbra rosee con il pollice e infine baciarlo.

Ma non fece nulla.

Back to you -Thiam-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora