Capitolo I

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Il ragazzo aspettava, paziente, che la sua vittima si mostrasse, mentre lui era nascosto nella foresta. Il vento freddo che soffiava da nord gli scompigliava i capelli neri corvino, fatta eccezione per una ciocca argentea e rossa. Da lontano si sentivano gli ululati dei predatori che erano a caccia, in quella notte di luna piena.
D'un tratto sentì lo spezzarsi di ramoscelli poco distante da lui, e dal buio del bosco, uscì un lupo dal manto nero come una notte senza luna, solitario, in cerca di prede. Il lupo si addentrò nella radura ignaro della presenza del giovane.
Con molta cautela, Gabriel uscì dal suo nascondiglio e si pose alle spalle della bestia, la quale sentendo l' odore del giovane si arrestò e si voltò. Trovatosi difronte il ragazzo, il lupo gli ringniò contro e si preparò ad affrontare il suo nemico. A quel punto, Gabriel impugnò la lancia che usava per la caccia.
Il cuore che gli martellava in petto, il vento che gli ghiacciava le mani scoperte, e il suo sguardo blu fisso in quelli di smeraldo del lupo, il sangue che sembrava scorrere più velocemente del solito nelle sue vene era tutto ciò che vedeva e sentiva.
Il lupo gli balzò addosso, atterrandolo, se non fosse stato per la lancia che lo proteggeva dalle fauci fameliche, probabilmente sarebbe stato sbranato.
Con un calcio lo allontanò di un paio di metri, e provò a rimettersi in piedi, ma il suo avversario lo azzannò sul fianco destro, lasciando una ferita sanguinante. Urlando dal dolore, cercò di divincolarsi dalla morsa, invano. Venne scagliato addosso ad un albero, per l' impatto la lancia volò lontano da lui, e, portatosi le mani a fermare l'emorragia, cercò una via di fuga.
Il lupo, fissandolo negli occhi, si allontanò dal ragazzo e se ne andò, correndo tra il folto della foresta. La luna ora oscurata da un banco di nubi, lanciava uno strano gioco d'ombre nella radura.
Ripreso a respirare, decise che si sarebbe messo sulle sue tracce l'indomani e si bendò alla bella e meglio la ferita con una fascia, riflettendo sul perché non lo avesse ucciso quando ne aveva la possibilità.
Avviatosi sul sentiero di terreno battuto, intravede un coniglio bianco tra le fronde.
Dopo mezz'ora di cammino giunse in un piccolo villaggio, fatto di legno e pietra. Attaccate a qualche casa vi erano delle lanterne, che tremolavano e si muovevano pericolanti al vento, illuminando di svariati colori,dal rosso al giallo al verde al blu, la strada. Giunto nella piazza del villaggio, dove vi era una pietra posta al centro, prese una via tra una taverna,da dove si sentivano le parole sbiascicate dei viaggianti di passaggio, ed una casa.
Il vicolo buio ed umido non lasciava trapelare alcuna luce.
Giunto accanto ad una porta tirò una cordicella attaccata ad una piccola campana.
Incisa sulla trave c'era una scritta in latino:

" cecidit desperata fame invalidi veneris ante lucem verbi ".

- Caduto, disperato, affamato sei giunto di fronte alla luce tremolante della parola. -

D'improvviso si sentì lo strusciarsi di un asta di ferro sul legno. Dall'altra parte del portone, c'era un uomo alto, avvolto in una tonaca di lana di color grigio perla, non riuscì a vedere gli occhi, coperti dall' ombra del cappuccio.
« Vorrei parlare con la Monaca Superiora.» disse Gabriel, in un sussurro.
« Chi desidera rivolgersi alla Superiora?» disse l' uomo, che non aveva alcuna intenzione di aprigli il passaggio .
« Colui che è ombra nella luce , cerca risposte e riparo al chiaro lunare di una notte tormentata di paure. »
Detto questo l'uomo lo condusse all'interno della porta e lo fece entrare. Oltre al porta si trovava un grande giardino, con tanti alberi che costeggiavano il perimetro, ed una fontana al centro, l'unico rumore presente, oltre alla ghiaia sotto i passi dei due uomini.
Oltre la fontana, si mostrava, in tutta la sua umiltà una piccola chiesa con delle porte d'acero contornate da colonne di pietra coperte da molti strati di edera.
L'uomo incappucciato prese da dentro la tonaca delle pesanti chiavi, aprendo la porta, fece entrare l uomo dentro la chiesa.
All'interno, l'unica luce principale, oltre la luce della luna erano dei candelabri di ferro battuto che pendevano dal soffitto ed altri che stavano su candelieri lungo pareti e su un'altare, in fondo alla chiesa.
Accanto all'altare, sulla destra era posto un'arazzo che raffigurava un ' angelo dalle ali di un bianco candido e un ' altro di una bellezza di un altro universo,con un sorriso beffardo ed ammaliante, e sotto ai loro piedi delle creature di ghiaccio e fuoco.
« Per di qua. » Disse l uomo incappucciato vedendolo guardare l'arazzo. E si diresse verso delle scale che portavano al piano inferiore, dietro l'altare.
Mentre scendeva i primi scalini, si accorse solo allora che, sull'altare di marmo bianco, vi era posto un drappo color perla, con sopra uno stemma ricamato: un cuore coronato di luce, circondato da fiamme.
Scese le scale, si ritrovò in un corridoio stretto, con una porta in fondo, già aperta, che dava in una cripta. Sopra lo stipide della porta vi era una luna piena con dentro un giglio bianco e rosso.
Oltrepassata la porta si trovò dinanzi file e file di scaffali di libri, probabilmente provenienti da ogni parte del mondo e scritti in varie lingue.
Percorsi diversi passi e diversi scaffali, l'uomo si arrestò e chinò il capo in segno di riverenza.
« Superiora, colui che è Ombra vuole udienza. » detto questo si dileguò con un inchino, lasciandoli soli.
« Hai svolto l' incarico assegnatoti , Gabriel? » gli chiese la Superiora.
« Purtroppo ho avuto un inconveniente. E non ho scoperto dove si trovano gli Incubi Infernali, ne ho perse le tracce vicino alle Montagne del Sussurro. »
«Mh...Allora manderemo una pattuglia ad indagare. E tu ne farai parte, come sottufficiale.» disse la Superiora.
« Signora!?» disse Gabriel chiaramente sotto shock.
« Il drappello sarà composto da un monaco, che conoscerà il luogo, un erborista, che avrà il compito di guaritore in caso di necessità e un illusionista. Partirete domani, alle prime luci dell'alba. Il tuo capitano sarà informato della situazione a breve.» e, detto questo congedò Gabriel.
Prima di andare nelle sua stanza, Gabriel andò in infermeria e si disinfettò la ferita ancora sanguinante, e la fascò.
Giunto nel corridoio che portava alla sua stanza, non si accorse di una donna davanti alla sua porta.
« Tu devi essere Gabriel, giusto?» chiese.
« Con chi ho il piacere di parlare?» chiese Gabriel, osservandola.
La donna indossava un paio di pantaloni in pelle rossa, mantenuta da una cintura nera e verde, una giacca nera e un top rosso. Al collo portava una collana con una testa di serpente, il quale portava tra i denti una pietra bianca, incastonata.
« Oh ma che sbadata, sono Velvet, verrò assieme a te nella spedizione domani, per stanare gli Incubi Infernali. Volevo solo vedere con chi avrò il piacere di lottare al fianco. » mentre se ne stava andando Gabriel scorse soltanto ora che alla vita portava una frusta e dei pugniali. Prima che potesse dire o fare qualcosa, la donna era già sparita nella sua stanza, un paio si porte più in là, facendo fluttuare nell'aria la sua coda di cavallo, bionda.
Entrato nella sua stanza, si richiuse la porta dietro di lui, ed andò verso la finestra per osservare il villaggio immerso nel sonno. Poi dopo quel che sembrò un'eternità si spogliò , e piombò in un incubo senza fine.

Fallen Angel - Il Figlio Del Peccato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora