CAPITOLO III

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Superati una serie di corridoi, saloni, di porte ed arcate raffiguranti la Creazione, giunsero nella stanza di Gabriel.
All'interno non c'era altro che un letto, un bagno e una libreria attaccata al muro,accanto all'armadio.
«Finisco di lavarmi e poi mi preparo, va bene? Tu intanto fai come se fossi a casa tua. » disse entrando in bagno.
La donna allora non disse nulla, ma si mise a curiosare tra i libri negli scaffali, toccandoli con le dita della mano e scorrendo lentamente da un libro all'altro, mentre sentiva l'acqua che scorreva nella stanza a fianco.
«Da quanto vi conoscete tu e Siegin? » chiese Gabriel, uscendo dal bagno con i capelli bagnati, andando verso l'armadio.
Non udendo risposta, si voltò a guardarla, e vedendo che era ferma a toccare un libro, le si avvicinò per osservarla meglio. La donna iniziò a tremare improvvisamente, che Gabriel non seppe che cosa le fosse preso, e le pose una mano sulla spalla...

« Sire cosa le da tanto tormento,
Il ragazzo lo abbiamo trovato!!! »
Disse una donna inchinata di fronte ad un trono di pietra nera e rossa.
« Sei sicura che sia proprio lui l'equilibrio ? »
Disse una voce che non era ne calda, ne fredda, ma autoritaria proveniente da tutte le direzioni.
« Si, Sire, è lui.» confermò la donna difronte al trono.
Si sentì uno squarcio di fuoco, come un'esplosione, ed ecco che apparve, tra le fiamme Raddok.
« Mi ha convocato Sire?» chiese con un inchino, rivolto al trono avvolto ora dalle tenebre più oscure.
« Guiderai una spedizione di cattura. Portami il ragazzo, vivo se riesci, abbiamo bisogno del suo sangue.» disse la voce, mentre il fumo si diradava piano piano,« È giunto il momento.» disse mentre si intravedeva un ghigno tra le tenebre e Raddok e la donna svanivano con un inchino tra le fiamme.

Con una forza invisibile di un fulmine, Gabriel venne scagliato sul letto, mentre la donna sembrava incolume ed immobile, come una statua.
« Cos'era quello!? Che cosa hai fatto!?» chiese Gabriel stordito e sorpreso.
« Quello che hai visto è quello che succederà, che è successo e quello che succede. Ora fai i bagagli. E riguardo alla visione, non parlarne con nessuno. » disse con una voce chiara e delicata, e si avviò verso l'uscita con un fruscio dell'abitato lungo, portandosi con sé il libro che aveva provocato la visione.
Mentre la donna uscina, si accorse che attorno al collo indossava un ciondolo argentato, ed ai polsi e sul labbro inferiore, la parte che non era coperta dal cappuccio delle cicatrici, mentre legata alla cintura, portava un rosario.
Una decina di minuti dopo, uscì dalla stanza con indosso un mantello pesante verde, pensando ancora alla visione e a quello che Myrtan gli aveva detto, si diresse al piano superiore, andando verso l'ingresso della Chiesa.
Ad aspettarlo, nella navata centrale, difronte all'altare, c'era solo la Superiora, con in mano una scatola viola di legno.
« Questo è molto importante per il tuo viaggio, Gabriel, io non sono più in grado di proteggerti. Ma prima che tu parta voglio che tu sappia che tutto quello che ho fatto, e che farò sarà per il tuo bene.»
« Sei pronto? » disse una voce che proveniva dall'altra parte, verso l'uscita.
E lì ad attenderlo c'erano Sieglein e Myrtan.
« Vai con loro, ascoltali e seguili, saranno la tua guida. Ora va.» gli intimò la Superiora.
Mentre usciva, stando bene attento a non camminare sulla crepa nel pavimento, si voltò a guardare la Chiesa che lo aveva ospitato da quando ne aveva memoria, fino ad allora.
Prima di uscire dalla porta, vide la Superiora sorridere, poi il legno della porta.
Uscti dalla chiesa si diressero verso la piazza, in silenzio.
Il cielo aveva smesso di piovere, ma le nuvole celavano ancora la venuta del sole, mentre il vento soffiava. L'odore dell'erba e della terra bagnata si mischiavano a quello dell'alcool delle taverne, e a quello dei forni che iniziavano a sfornare le loro prelibatezze, i Fabbri a modellare l'acciaio e i pastori andare a pascolare i greggi.
« Dobbiamo fare una piccola tappa » disse Sieglein, avvicinandosi alla porta di un ostello, che recava l'insegna di un corvo.
Entrati nell'ostello, si misero seduti al bancone.
«Cosa le posso offrirvi Signori alle prime luci dell'alba? » chiese l'oste a Sieglein e a Gabriel, ignotando Myrtan, degnandola appena di uno sguardo.
« Del formaggio, di un buon pane con burro e miele, e di un po' di carne e verdura assortiti, e del latte fresco. » gli rispose Sieglein. E mentre l'oste preparava quanto richiesto, si andarono a sedere ad un tavolo in fondo al locale, da dove potevano vedere chi entrava e chi usciva dalle varie stanze da letto e dall'ingresso.
« Bel posticino... » disse ironicamente Gabriel, osservando la locanda. Era un'ostello di piccole dimensioni, ma i tavoli non mancavano così come i clienti, alcuni della sera precedente che si erano dati alla pazza bevuta e gioia, erano seduti ad alcuni tavoli, dormienti, con ancora davanti i bicchieri mezzi vuoti, o rovesciati, altri erano su delle scale che portavano alle stanze offerte dall'oste in cambio di denaro.
« Cosa ci facciamo qui?» chiese Gabriel alle due guide, che si erano sedute assieme a lui.
« Colazione. » rispose Sieglein con un sorrisetto divertito, scoprendosi finalmente il volto.
« Non so te ragazzo ma noi abbiamo una fame da lupo.»
Era un uomo di bell'aspetto, alto con i capelli neri ed occhi celesti come un cielo senza nuvole di mattina presto, le labbra perfette, così tanto che se sorrideva, gli si formavano le fossette ai lati.
Mentre Myrtan non fece cenno di togliersi il cappuccio, Gabriel stava per chiederle il motivo quando arrivò la colazione.
« Ecco a voi Signori, buon appetito!! » disse una cameriera ponendogli la colazione al centro del tavolo. Indossava degli abiti un po sgualciti, ed i capelli raccolti in una treccia che portava con estrema eleganza sopra la spalla. I tre incominciarono a mangiare e ringraziarono la ragazza, che non aveva più di sedici anni, con un cenno del capo, sorridendo.
Dopo il primo boccone di carne e formaggio, irruppero con una gran caciara degli uomini ben vestiti, con delle tonache gialle, parlando a gran voce tra loro sedendosi ad un tavolo rettangolare in fondo al locale, per non essere disturbati.
Con un cenno della mano, uno di loro fece avvicinare la cameriera, per ordinare. Non appena la ragazza si fu avvicinata agli uomini, uno di loro la prese per il polso e la fece chinare in avanti, sussurrandogli all'orecchio qualche parola, che a giudicare dal viso della cameriera, non era alcun complimento grazioso. Allora, schifata cercò di divincolarsi dalla presa dell'uomo ma invano.
L'oste arrivò immediatamente al fianco degli uomini ed implorò di lasciarla andare. Con uno strattone l'uomo che la teneva per il polso la scaraventò sul tavolo, e mentre i suoi amici tenevano ferma la ragazza, che urlava insulti e scalciava, diete un pugno nello stomaco al povero oste, che si accasciò al suolo, senza fiato, mentre gli altri uomini ridevano dei vani tentativi della donna di divincolarsi e dell'uomo a terra.
« Devi ancora saldare i tuoi debiti oste!! Se fossi in te accetterei a concederci di divertirci con la fiammeggiante che tra l'altro è ora che conosca dei veri uomini come noi...» disse l'uomo che era tra l'oste e la ragazza.
« Vi prego, ha solo quindici anni, vi prego, farò tutto quello che volete, ma lasciate andare mia figlia,vi prego!! Lei non c'entra...»
Non riuscì a finire la frase, che gli arrivò un calcio in pancia, che gli mozzò il fiato.
« Fermatevi subito! » disse Gabriel sbattendo i palmi delle mani sul tavolo ed alzandosi in piedi.
Il locale piombò nel silenzio totale che non era sua consuetudine, e tutti si girarono a guardarlo, mentre Sieglein e Myrtan si alzavano al suo fianco, con un sospiro.
L'uomo cominciò a ridere a crepapelle ed a seguire la sua banda, finchè per tutto il locale si sentivano solo risate. Qualcuno si affacciò giù dalle scale, uscendo dalle stanze per assistere. «Sentite buon'uomo, lasciateli andare e avrete salve le ossa, mancate di farlo e uscirete da qui strisciando. » rispose Sieglein, avvicinandosi all'uomo, mentre Myrtan e Gabriel lo seguivano subito dietro. Ma quando l'uomo stava per sferrare un pugno a Sieglein, la porta si aprì con uno scricchiolio, ed ecco che apparve un viso familiare a Gabriel: Velvet.
« Sei in un mare di guai se lo tocchi.» disse Velvet all'uomo, entrando scortata da un paio di uomini armati.
« Velvet!! » la chiamò felicemente Gabriel abbracciandola.
« Ei Gabriel!! Che fai qui!?» chiese Velvet, stupita di incontrarlo lì.
« È sotto la nostra protezione » rispose Myrtan con un cenno del capo, in segno di referenza verso Velvet, che ricambiò.
« Io mi chiamo Velvet, e sono la c...» disse, ma venne interrotta da Myrtan « so chi sei, sei la compagna d'armi assegnata al ragazzo per stanare le Ombre, sulle montagne, vero? » disse lasciando Velvet sorpresa e senza parole.
« E tu chi diamine saresti!! La sua donna!!» esclamò l'uomo fissandola. Lei non rispse all'uomo, ma anzi lo ignorò ed andò dalla ragazza che stava ancora sul tavolo tra le grinfie del gruppo degli uomini.
« lasciatela se tenete alla pelle. » disse, ed immediatamente la ragazza fu libera ed andò dal padre, piangendo.
« Ma chi ti credi di essere troia!» sbottò l'uomo, sferrandole un pugno alle spalle. Velvet schivò tranquillamente il colpo, e saltando afferrò con le gambe la testa dell'uomo mentre con le mani ed il corpo si buttava all'indietro, lanciando lo sfortunato addosso ai suoi amici, che stavano osservando il bellissimo corpo della donna mentre si muoveva sinuosa.
Rialsatasi si volse a Sieglein
« Vogliamo andare? » disse mentre scortata dai suoi uomini, che ridendo dell'uomo, si complimentavano con Velvet, usciva come se nulla fosse stato.
« Maledetta puttanella!! Lui non deve sapere di questo scontro o ci ammazzerà tutti con l'impalazione.» disse l'uomo rilazatosi e scappando, seguito dai suoi scagnozzi. Nell' uscire uno di loro si scoprì inavvertitamente il braccio, rivelando un marchio inciso a fuoco, di un 'occhio che sanguinava.
Usciti in strada, sotto il sole del mattino, si misero in cammino verso il centro della città, nella piazza principale, mentre Velvet e Gabriel parlavano vivacemente, seguiti dalla scorta e da Sieglein e Myrtan, al fianco di Gabriel.
« Quindi dobbiamo andare sulle Montagne del Sussurro, ad est di Ta'red» (la città dove si trovavano) disse Gabriel a Velvet, mentre lei prendeva una mappa con sopra vari nomi di città, montagne laghi boschi e ben delineati i confini dei sette regni ( Vampiri, Angeli, Mannari, Demoni, Ombre, Infernali e Taleri) . Quest'ultimi erano detti anche in altri nomi, come gli Invisibili, i Silenti o gli Immortali, dato che chiunque si inoltrasse nelle loro terre non ritornava più indietro, soltanto una persona riuscì a tornare, ma con l'aiuto di un Demone dell'Abisso, i più antichi Demoni e di un Celeste Australe, un'ordine Angelico. E le Montagne del Sussurro erano al confine con Wertan, il regno dei Vampiri, vicino alla loro capitale: Kutrean , a nord del Regno dei Taleri. Visto dove dovevano dirigersi Gabriel tirò un respiro di sollievo.
« Fossi in te non sarei così rilassato, anche se i vampiri non sono i Taleri, non sono certo da sottovalutare, sono comunque temibili, e quando entri nel loro confine stai pur certo che sanno già che sei lì, ed in meno di un'attimo sei già circondato da minimo una ventina di vampiri pronti ad uccidere. Ma al contrario dei Taleri, loro li vedi. C'è un motivo se i Taleri vengono chiamati gli Invisibili. » disse Sieglein guardando Gabriel negli occhi. « Quindi ci dirigeremo a est, verso le Montagne del Sussurro. » disse Velvet,  chiudendo la mappa ed infilandosela in una tasca interna dello zaino.
Arrivarono così al limitare del villaggio,  dove vi erano un paio di fattorie, di viandanti che entravano e che uscivano, e di bambini che correvano giocando a rincorrersi.
« Da quanto tempo conosci Sieglein e Myrtan? » gli chiese improvvisamente Gabriel rivolto a Velvet che sorpresa si girò a guardarli, riflettendo sulla domanda.
« Bhe direi da più di tre anni, giusto?  Mi hanno trovata mentre erravo per un villaggio in rovina.» disse rispondendo alla domanda di Gabriel. « Avevo sei anni quando mi trovarono, e mi portarono al Monastero Celato. E lì sono cresciuta e sono stata addestrata a combattere,  sono ormai tre anni che non torno lì... »  disse con una nota di malinconia,  fissando davanti a sé, il terreno battuto.
Procedettero senza fiatare fino ad una diramazione di tre strade: una andava verso le Montagne del Sussurro,  un'altra attraversava un ponte che portava al regno dei Mannari,  e l'altra attraversava una fitta foresta,  e da li al Regno degli Infernali.
« Qui le nostre strade si dividono, Gabriel. Ma sono certo che ci incontreremo di nuovo. » disse Sieglein. « Ti affido a Velvet e a Myrtan.» e con un gesto del capo si congedò, dirigendosi verso la foresta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 01, 2019 ⏰

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